Progetto POLO R.E.S : una Liguria più inclusiva

Di Chiara Ravaschio, 1B

La parola inclusione al giorno d’oggi è al centro di molte discussioni; il luogo dove si dovrebbe parlarne di più, secondo me,  è  la scuola.

In Liguria c’è la possibilità di attivare il POLO R.E.S (Risorse Educative Speciali), ovvero un progetto di rete a cui le scuole possono decidere di aderire per permettere ad alunni con disabilità gravi (ad esempio autismo o altri disturbi) di integrarsi, con l’aiuto degli insegnanti, e vivere serenamente la scuola.

Ho avuto l’opportunità di intervistare Serena Mariotto, un’insegnante che lavora con questi ragazzi e che mi ha spiegato meglio in che cosa consiste il progetto e come mai questo è al momento poco diffuso.

Int: “Di cosa ti occupi e qual è il tuo ruolo nel POLO?”

S: “Mi occupo di garantire l’istruzione a tutti gli alunni, compresi quelli con disabilità; il nostro lavoro consiste nell’organizzare l’attività didattica in modo prevalentemente laboratoriale con tutti i gradi di scuola del nostro istituto comprensivo in modo che gli alunni con disabilità  riescano a partecipare a progetti insieme ad alunni di pari età.”

Int: “Quale obiettivo vuole raggiungere il POLO?”

S: “Il progetto POLO vuole raggiungere l’obiettivo di favorire l’inclusione e permettere a tutti di stare “dentro alla scuola”.

Int: “Che tipo di laboratori sono quelli che organizzate?”

S: “Sono laboratori prevalentemente di tipo pratico, artistici oppure di cucina; si prevedono anche l’ attività motoria o ancora la cura dell’orto.Tra i laboratori di manipolazione, ne abbiamo uno nella scuola dell’infanzia che ha molto successo: lo abbiamo chiamato “I mostruosetti” perchè i bambini si impegnano a creare  dadi con  più occhi, mani , gambe e a riprodurre su un muro preposto della scuola questi “piccoli mostri”.

Int: “Secondo te per quale motivo il POLO è poco diffuso in Liguria?”

S: “Sicuramente è un progetto che per essere sostenuto ha bisogno di una forte connotazione inclusiva della scuola. Non tutte le scuole hanno strutture adeguate o docenti formati a questo tipo di attività ; questo fa sì che non sia facile diffondere questa tipologia di progettazione, la quale dovrebbe essere, invece, presente in tutte le scuole.

Int: “C’è un percorso di studi specifico che gli insegnanti di questi ragazzi devono seguire?”

S: “Coloro che collaborano al POLO sono per lo più docenti specializzati di sostegno, ma ci sono anche insegnanti che vengono chiamati dalle graduatorie annuali e che hanno una predisposizione a lavorare con questi ragazzi”.

Int: “Secondo te cosa si potrebbe fare per diffondere il messaggio del POLO?

S: “Si dovrebbe lavorare per ampliare le adesioni delle scuole superiori e dare vita anche lì ad un numero maggiore di progetti di inclusione. Sarebbe necessario che tutte le scuole si attrezzassero con degli spazi laboratoriali nei quali proporre attività che consentano ai ragazzi con disabilità di stare con gli altri”

 Int: “Sai quante scuole hanno già nel loro programma il progetto POLO R.E.S?”

S: “Attualmente a Genova ci sono sette scuole, principalmente istituti comprensivi, che hanno nel loro programma il progetto POLO di primaria o di secondaria oppure POLO verticale, che comprende entrambi.”