Col cemento non si risolve nulla

La Sicilia, grazie anche in particolare a Siracusa, è probabilmente la regione italiana con il maggior patrimonio culturale: vi è stata prima la conquista dei Greci e la conseguente edificazione di monumenti e templi; successivamente è arrivato il turno dell’impero romano, che a sua volta ha costruito per il bene culturale e religioso. Siracusa è quindi una città piena di storia: ma dove? Certamente si conosce il Teatro Greco, il tempio di Demetra e Kore, l’orecchio di Dionisio… e il resto? Ci troviamo in una città dove lo stesso santuario, dedicato al famoso quadro piangente, rovina la vista con la sua prorompente bruttezza a forma di pandoro; inoltre, il vincolo archeologico ottenuto dal ministro Medici nel 1959 affinché si potesse salvaguardare la Neapolis siracusana, fu annullato due anni dopo per quindi affidare il progetto di edificazione ai due architetti Pierre Parate e Michel Andreault che hanno realizzato una cripta che nei giorni di pioggia si trasforma in una jacuzzi. Tra i ritrovamenti archeologici siracusani, nascosta è la latomia Carratore, sul viale Teracati. Fu soprannominata “Latomiuncola” a causa dei suoi soli 15 metri d’altezza. Potrebbe diventare benissimo la zona verde che i Siracusani aspettano da anni, ma ha fatto la stessa fine della villa Reimann ottocentesca, donata agli abitanti di Siracusa direttamente dall’omonima proprietaria. Il motivo della mancata valorizzazione della cosiddetta “latomiuncola” è il suo essere chiusa da palazzi tutti intorno che la nascondono alla vista e ne precludono l’accesso. Purtroppo tutte queste costruzioni sono state realizzate prima dell’approvazione del Piano Paesaggistico Provinciale, firmato il 7 luglio del 2017, dopo anni di lotte per la protezione dal cemento dei resti archeologici, dei vulcani, delle zone costiere e dei boschi. Il giornalista Paolo Greco, nella sua lettera aperta a Fabio Morreale, dirigente di Natura Sicula, e altre associazioni ambientaliste, ha lamentato che le zone, soprattutto costiere, come Pantalica e Plemmirio, siano deturpate da gente che, nonostante gli svariati divieti, continua ad accendere fuochi, campeggiare, adibire determinate zone per l’igiene e addirittura lavarsi con shampoo sfruttando le acque di laghi e fiumi: tutto questo avverrebbe sotto l’ipotetica sorveglianza proprio delle suddette associazioni. Dall’altro lato della medaglia c’è chi si impegna per la città, proprio come Fabio Morreale che nelle scuole prova a diffondere il proprio insegnamento e a spronare la voglia di cambiamento, poiché la generazione passata è ormai cresciuta con principi sbagliati, preferendo l’economia dei centri commerciali a discapito del turismo, risolvendo la seccatura dei resti archeologici con una colata di cemento, mentre le nuove generazioni possono generare una rivoluzione. Possiamo migliorare il futuro e far avere a Quasimodo quella terra mitica dell’infanzia desiderata dal poeta.

Simone Gradenigo IIG