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Magia dopo la campanella dell’uscita da scuola – Racconto

È lunedì, sono le 7:00 ed è l’ora di alzarmi, ma non ne ho proprio voglia.
Mi alzo dal letto, guardo l’orologio e mi accorgo che sono già le 7:15, vado in bagno, mi lavo la faccia, vado in cucina, faccio colazione con la prima cosa che mi capita, guardo l’ora e sono già le 7:40. Esco di corsa da casa e inciampo su un sasso che dalla fretta non avevo visto.
Erano le 7:55 e da lontano avevo sentito la campanella di scuola suonare.
Entrai in classe che erano le 8:05, la professoressa della prima ora quel giorno era quella più severa, si chiamava Professoressa Smith.
In effetti non riuscii a sedermi al mio banco: la professoressa non mi fece entrare e rimasi fuori fino all’ora successiva, in più mi fece un rapporto per il ritardo sia nel diario che nel registro elettronico.
Alle 14:00 suonò la campanella e noi ragazzi eravamo felicissimi di andare via, ma io, da sfigata come sempre, rimasi a scuola un’oretta in più per colpa dei miei cinque minuti di ritardo.
In quell’ora successero tante cose divertenti e magiche come… quando la professoressa arrivò da me e inciampò senta motivo: non riuscii a trattenere le risate, e scoppiai a ridere, così la prof mi brontolò e mi fece rimanere un’altra ora, questa volta a pulire i corridoi.
Iniziai a pulire e sentii qualcuno alle mie spalle, mi girai d’improvviso, ma non c’era nessuno. Successe così diverse volte fino a quando non vidi un ragazzo che si dimostrò molto simpatico e divertente. Si presentò e mi disse: ”Piacere sono Peter Davis, ho 14 anni, sono un mago un po’ pazzo e faccio magie di tutti i tipi. E tu, che ci fai qui?”
Anche io mi presentai con voce imbarazzata e gli dissi: “Piacere mio, io mi chiamo Sophie e anche io ho 14 anni”.
Peter iniziò a farmi vedere delle magie con delle carte e poi… iniziò anche a volare e a scomparire e apparire in ogni parte della scuola. Mi raccontò che era stato lui a far inciampare la professoressa, perché si stava annoiando. Poi mi confidò che quando era solo si annoiava e si metteva a fare scherzi ai professori scrivendo alla lavagna, o facendo loro strani scherzi come far comparire ragni e animali schifosi e spaventosi.
Allo scadere della punizione, la professoressa mi lasciò andare a casa: da una parte ero felice, dall’altra ero triste di lasciare il mio nuovo amico solo a scuola.
Arrivata a casa, i miei genitori erano preoccupatissimi per me: mi avevano chiamato ma il mio telefono era spento e non potevo usarlo, visto che ero in punizione. Raccontai ai miei genitori che la professoressa mi aveva fatto pulire la scuola solo perché era inciampata e io avevo fatto un piccolo sorrisino.
I miei genitori, arrabbiati, chiamarono la professoressa dicendole che se mi avesse messo un’altra volta in punizione avrebbe almeno dovuto avvisarli.
Con Peter ci davamo appuntamento dopo scuola, si parlava e si scherzava e piano piano iniziavo a provare qualcosa per lui ma non capisco se provavo qualcosa come amico o… come qualcosa di più. Si parlava sempre, si scherzava e si rideva di continuazione.
Un giorno, era precisamente un mercoledì, il 7 ottobre, diventammo migliori amici. Il tempo passava e io mi innamoravo sempre di più; avevo voglia di dirglielo ma avevo paura di rovinare la nostra meravigliosa amicizia. Il giorno 7 febbraio festeggiammo il nostro “mesiversario” di amicizia, il 13 facevo proprio fatica a trattenere il segreto, così mi feci coraggio e glielo dissi, lui mi diede una risposta inaspettata: “Anche io…”
Io arrossii e da quel giorno diventammo felicemente e ufficialmente fidanzati.
Elena Gjana / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze