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Reporter per un giorno. Il peggior nemico del bullismo? Qualcuno con cui parlare.

Di Penco Ilaria – 2B

Il 12 novembre del 2019 presso il Salone dell’orientamento, Rudy Lucini, educatore professionale di 52 anni, specialista dell’Asl3 nel campo del bullismo e cyberbullismo, ci ha raccontato come un semplice gesto quotidiano, parlare, possa evitare la depressione o addirittura il suicidio dei ragazzi vittime dei bulli.

Perché ha scelto questa specifica professione?

Ho scelto di diventare un educatore professionale 32 anni fa, perché volevo avere una professione che mi garantisse di che vivere, ma soprattutto per essere utile a me stesso e agli altri. Non mi bastava una professione, ma cercavo nel mio lavoro una dimensione umana che mi potesse, in qualche modo, arricchire e quindi ho scelto di fare questo lavoro.

Quale progetto avete portato oggi al Salone dell’Orientamento?

Oggi sono qui con un progetto che si chiama “DisLike Cyberbullismo”. E’ un progetto che noi, come Asl, proponiamo nelle scuole medie. E’ rivolto agli insegnanti e agli studenti per sensibilizzarli sull’uso dei media e per dare loro la disponibilità, qualora ci fossero persone che stanno soffrendo o che hanno sofferto di atti di bullismo, di avere un riferimento, delle persone a cui chiedere una mano.

In Liguria il tasso delle vittime di bullismo è molto elevato?

I questionari che proponiamo oggi agli studenti ci servono proprio per raccogliere dei dati. La percezione che ho dopo tutti questi anni è che sia molto diffuso e ci sia una buona cultura di prevenzione da parte vostra. Si ha una fitta rete di supporto molto importante. Credo comunque che il tasso vari molto da zona a zona, da quartiere a quartiere, da scuola a scuola, da gruppo a gruppo, quindi non ho un dato per poter generalizzare. Comunque questo fenomeno a livello internazionale coinvolge il 20% della popolazione studentesca. Un numero in ogni caso elevato.

I vostri utenti arrivano affranti, depressi o spaventati?

Assolutamente sì. Sono sicuramente affranti, anche perché è una situazione che provoca paura, preoccupazione, senso di diversità e di isolamento. Sapete meglio di me quanto sia importante per un adolescente essere integrato e approvato dai propri compagni o no? Questa è una domanda che pongo a voi.

Il giudizio altrui è molto importante, specialmente a questa età. Quando si è bambini e adulti non ci si fa molto caso o comunque non ci si dà molto peso, nel periodo adolescenziale invece siamo molto influenzati dai giudizi dei coetanei.

Da questo punto di vista i social media sono negativi?

Paradossalmente i media non hanno un ruolo totalmente negativo, ma neanche del tutto  positivo. Se ad esempio un ragazzo raccoglie molti like, non è di per sé un esperienza negativa, anzi questo rafforza l’autostima. Può anche capitare di avere esperienze negative ma non solamente. Dipende da come si usano i social e anche da chi si incontra. C’è comunque un tipo di supporto positivo per i ragazzi.

Sono capitati dei casi che in cui ragazzi vittime  di bullismo, sofrrano poi anche di disturbi alimentari? Collaborate con i vostri colleghi specializzati in questa casistica?

Se si presentano casi di questo genere, collaboriamo. Il modo con cui si esprime lo stare male è strettamente personale e può capitare che si verifichino disturbi alimentari, quindi si collabora se serve. Loro sono molto bravi nel loro lavoro e  danno una mano a risolvere il problema dell’utente.

Gli atti di bullismo possono portare le vittime alla distruzione psico-fisica totale, tanto da non volere più continuare la propria vita, da suicidarsi. Voi riuscite a prevenire questi fenomeni?

Affrontare il problema con l’aiuto psicologico e – se occorre –  anche con i farmaci, serve per ricominciare la propria vita. Quello che blocca molti ragazzi è il non poter condividere ciò che è  successo con persone di fiducia.

Quindi ciò che porta allo stato depressivo non è l’atto in sè di essere ridicolizzato e/o bullizzato, ma il non poter condividere?

In un certo senso sì. Se io vivo un esperenza negativa, ma ho la possibilità di parlarne, di farmi aiutare per risolvere questa situazione, non mi sento solo e questa è una situazione di cura e di salute. Se non posso, non voglio o addiritura mi vergogno di parlare di ciò che mi è successo con qualcuno di fidato – un amico, un parente, un insegnante – è chiaro che il potere di questo silenzio mi fa sentire più solo e mi provoca più dolore: questa è una situazione terribile. Lo sfogo è molto importante ed è una soluzione concreta. Se il problema non si affronta, diventa insormontabile, quando non è così. Rivolgersi a qualcuno mostra la soluzione al problema, migliorando la salute mentale e di conseguenza anche quella fisica della persona.