Tempi fragili per la bella età

 

C’è chi la chiama “l’età più bella”, “la più felice”, “la migliore”, eppure otto su dieci di coloro che la stanno vivendo non vedono l’ora che giunga a termine; così come un vino, l’adolescenza pare migliorare solo col tempo e mentre i genitori la rammentano con malinconia, i figli storgono il naso. D’altra parte essendo senza dubbio un periodo di formazione fondamentale per l’individuo, piuttosto che da energia, gioia e amore è caratterizzata da fragilità: l’adolescente è malleabile, debole, soggetto ad ogni più impercettibile stimolo esterno o interno. Catapultato fuori dal nido familiare, si trova in balia del vento e può fare affidamento soltanto sulle sue forze, delle quali spesso non si fida; infatti è difficile avere sicurezza in se stessi quando il tuo stesso corpo inizia a cambiare, fare amicizia diventa sempre più difficile e la scuola e i genitori chiedono di concentrarsi su materie che spesso non interessano.

Questa è una realtà comune ad ogni tredicenne di qualsiasi epoca moderna, ma al mondo d’oggi la situazione è complicata dalla presenza di una connessione globale che rende il tutto maggiormente frenetico e mutevole; le homepage dei social si aggiornano continuamente mostrando non solo una molteplicità di notizie contradditorie, delle quali la maggior parte false, sulla società che lo circonda, ma anche standard di vita ai più inaccessibili, corpi perfetti truccati da magici filtri e stracci di vita altrui ritratti come attimi di puro entusiasmo e allegria. Così Instagram, Facebook, Tumblr e simili diventano la vetrina di un mondo di ossimori: mentre da una parte si viene a sapere di omicidi, furti, abusi, crisi finanziarie e governative, conflitti oltreoceano e crolli economici, dall’altra si osservano volti sorridenti che brindano con champagne in spiaggia, ragazzi che si dimenano al ritmo della musica in discoteche affollate, coppie giovani che vivono la loro prima storia o altre più mature che iniziano una nuova vita insieme; foto di aerei, vestiti, cibo, gioielli, lauree, diplomi, buoni voti e premi. Una lista di successi di sconosciuti appartenenti ad un’universo estraneo che scorre davanti ai suoi occhi in un istante, insieme ad una collezione di brutte notizie provenienti dalla realtà, mentre si trova impotente sul divano e nel frattempo le lancette sull’orologio avanzano.

Per questo oggi alla maggior parte della generazione Z il futuro pare fragile e incerto, soprattutto adesso che la quotidianità è stata costretta dall’emergenza del coronavirus a fermarsi. Fino all’alba del nuovo anno le correnti soffiavano vementemente e i ragazzi si affrettavano nel tram tram quotidiano per raggiungere i loro obbiettivi (alzare la media, passare un esame, diplomarsi, guadagnare un primo stipendio) e fare più esperienze possibili (il primo bacio, la prima notte fuori, il primo volo, la prima vacanza con gli amici) prima che il tempo fosse scaduto, ma da quando il virus è entrato nel paese, nella regione e nelle case, la priorità sanitaria ha imposto un freno alla vita di chiunque e il vento che prima li trasportava da una giornata all’altra ha smesso di tirare. È normale pertanto sentirsi derubati e spogli, ma ancor di più estranei alla primavera che si fa beffe dei più giovani fuori dalle mura di casa; gli aspetti migliori dell’ adolescenza, gli stessi che i genitori hanno spesso raccontato con tono nostalgico e che sino a qualche mese fa venivano dimenticati, sommersi dall’ansia per il futuro, sono stati preclusi e nessuno può dire con certezza quando verranno restituiti. Così, ostacolando il cammino formativo di ogni adolescente, la quarantena ha permesso di mettere in luce tutti i pregi della “bella età”, che con le mani tese a ciò che sarebbe stato non si riusciva ad apprezzare; anche la scuola, ragione di molte problematiche fra adolescenti, viene rimpianta per la sua capacità di offrire ogni giorno nuove avventure e maggiori consapevolezze su se stessi e il mondo circostante.

Eppure, sebbene si passi queste monotone giornate a guardare l’orologio “che par che dica che la beata gioventù vien meno” , come avrebbe detto il celebre poeta recanatese, Giacomo Leopardi, è necessario rendere questo periodo di stasi un’occasione non solo per riflettere su sfumature della quotidianità che prima non erano gradite e ora invece si desidera riavere indietro, ma anche per apprendere a vivere l’attimo presente. Infatti immersi nell’incontenibile e chiassosa normalità era impossibile per qualsiasi ragazzo pensare all’ora, godersi una cena senza preoccuparsi della verifica del giorno dopo o leggere un buon libro senza aprire continuamente Whatsapp per rimanere in contatto con il resto del mondo che non smetteva di corerre. Adesso invece è il momento opportuno per rimanere ancorati al presente e imparare a lasciarsi trasportare dalla corrente, senza imporsi su di essa. Solo così quando il vento tornerà a soffiare normalmente, i giovani saranno in grado di sorvolare la gravità di alcuni aspetti dell’esistenza con leggerezza, proprio come il passero che lo stesso Leopardi osservava con invidia; l’adolescenza infatti non deve essere per forza una gara snervante a chi arriva prima all’età adultà, macchiata qua e là di brutti voti, delusioni amorose e qualche gioia il sabato sera, ma può diventare una passeggiata, in cui ogni impronta e cicatrice si trasformi in un pezzo prezioso del puzzle che andrà a comporre la propria personalità e col tempo fermenti per dare sapore a quel passato che un giorno verrà rammentato con un sorriso.

Alessia Priori / Liceo Classico Galileo di Firenze, classe 4C