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Se ne va uno dei più grandi, l’idolo di intere generazioni: Diego Armando Maradona, el Pibe de Oro, si è spento a 60 anni il 25 novembre nella sua casa di Tigre, in Argentina, in seguito a un’insufficienza cardiaca.

Maradona è nato a Lanùs nel 1960 e ha avuto un’infanzia povera e difficile, in una famiglia molto numerosa.

Figura sicuramente controversa a causa dei problemi con la droga e del comportamento fuori dal campo, era diventato un idolo per tutto il mondo del calcio degli ultimi 40 anni grazie alla sua militanza, tra le altre, nel Barcellona e nel Napoli che lo hanno portato a vincere durante tutta la sua carriera decine di competizioni nazionali e internazionali fino a quando, nel 1986, riesce a vincere il Mondiale con la sua Argentina.

Fin da piccolo ha sempre il pallone tra i piedi, ma solo quando viene selezionato nelle giovanili dell’Argentinos Junior, squadra di Buenos Aires, riesce a farsi notare ed inizia a giocare stabilmente in prima squadra dopo poco tempo.

Dopo una piccola parentesi nel Boca Juniors, principale squadra del campionato argentino, nel 1982 viene ingaggiato dal Barcellona, squadra che lo porterà alla vera consacrazione come grande giocatore e in cui militerà per 2 anni.

Nel 1984 si trasferisce al Napoli, squadra in cui rimarrà per 7 anni, che lo porterà all’apice della sua carriera e che lo farà diventare un mito per tutta la città partenopea e in cui vincerà, tra gli altri, 2 campionati (gli unici 2 nella storia della squadra campana).

In poco tempo, però, per la carriera di Maradona inizia un vero e proprio declino, dovuto soprattutto all’abuso di droga, che lo porterà prima al Siviglia e successivamente al Newell’s Old Boys, senza lasciare un segno in nessuna delle due squadre.

Conclude la sua carriera da giocatore nel 1997 al Boca Juniors, con 588 partite giocate e 312 gol segnati nei club e 91 presenze e 34 gol con l’Argentina.

Durante la sua vita, calcistica e non, Maradona si è sempre interessato alla politica, spesso dichiarando apertamente e in pubblico simpatia verso varie figure della sinistra storica centro e sudamericana, come per esempio Hugo Chàvez, Che’ Guevara e Fidel Castro (di quest’ultimo si tatuò anche un ritratto sulla gamba sinistra) e andando sempre contro le idee occidentali statunitensi e inglesi, come dimostra anche il suo impegno durante la partita vinta 2-0 contro l’Inghilterra dei Mondiali 1986 (che verranno vinti proprio dalla sua Argentina), partita che lo vedrà segnare una doppietta destinata a rimanere nella storia (La Mano de Dios e El gol de los 11 toques); questa partita verrà vista da lui e dal tutto il popolo argentino come una rivincita dopo la sconfitta nella Guerra delle Falkland proprio contro gli inglesi.

Durante la sua vita Maradona sarà spesso coinvolto in problemi legali, soprattutto nel 2009 quando il fisco italiano lo accuserà di aver evaso 39 milioni di euro, accuse da lui mai negate.

Dai primi anni ’80 fino al 2004 la vita di Maradona verrà costantemente influenzata dall’abuso di cocaina, che lo porterà inesorabilmente a un declino psicofisico, soprattutto a Napoli quando diventerà tossicodipendente.

Dopo il suo ritiro la sua salute peggiorerà costantemente, a causa di eccessivo consumo di alcool, cibo e cocaina, che lo costringerà a diversi ricoveri, interventi chirurgici, piani di riabilitazione e disintossicazione, soprattutto negli anni 2000 e 2010. All’inizio degli anni 2000, inoltre, sarà costretto a due bypass gastrici a causa dell’esponenziale aumento di peso.

A inizio novembre 2020, dopo aver compiuto 60 anni, viene ricoverato dopo un crollo emotivo in una clinica argentina, dove verrà operato d’urgenza e in seguito dimesso e rimandato a casa per affrontare la convalescenza. Dopo meno di un mese morirà all’interno della sua casa, a nulla serviranno i soccorsi immediati.

Ci ha lasciato Diego Armando Maradona, esponenti del mondo del calcio e non, gli pagano tributo: Buenos Aires piange al suo funerale, i napoletani gli intitolano lo stadio cittadino, l’intera Argentina dichiara 3 giorni di lutto nazionale.

articolo a cura di Niccolò Martucci, Luca Pandini
Nicolas Baruzzi, Riccardo Dattolo, Tommaso Furlanetto