Come ben sappiamo, la pena di morte è ancora in vigore in molti Stati, la maggior parte di questi ultimi sono sotto dittatura. In Europa, l’unico stato che ancora la pratica sembrerebbe essere la Bielorussia.
La condanna a morte è praticata sin dall’inizio della civiltà, sulla base di ciò si possono avere opinioni contrastanti, la prima: è una forma massima di giustizia e va avanti da sempre per questo motivo, la seconda: è una cosa antiquata e gli stati dove ancora è in uso sono non civilizzati, e pensando di potersi sostituire alla giustizia divina decidendo chi può e chi non può vivere, si tratta anche di megalomania.
Gli stati del mondo intero hanno continui dibattiti sulla questione, sempre più stati stanno richiedendo che la sanzione venga abilitata, specialmente tra i giovani, dall’altro lato la pena di morte viene vista come un qualcosa che non salvaguarda comunque la società dall’impedire la criminalità, siccome, almeno in Italia la maggior parte dei reati sono commessi da persone che si trovano costrette, che senza compiere quel gesto sarebbero morti di fame, sono persone che non hanno nulla da perdere, dunque ammettendo la pena di morte si creerebbe solo un regime di terrore, e saremmo visti dagli altri stati come coloro che giustiziano i morti di fame. Qui entra in gioco la gravità del reato commesso: di certo non si sentirebbe parlare del “ladro di pane che viene impiccato”, io credo piuttosto che verrebbe applicata a persone che si sono macchiate di reati come omicidio, duplice omicidio (colposo), stupro, pedofilia, reati contro l’umanità, etc. come negli stati americani. Questo però andrebbe comunque preso con le pinze, e una sentenza del genere andrebbe decisa solo nel momento in cui si è certi al 101% che l’imputato sia colpevole.
Personalmente io sarei a favore della pena di morte, ma solo se le condizioni di quest’ultima non fossero universali e durante ogni processo venisse preso in considerazione ogni dettaglio, e tutti i possibili pensieri del momento.
Un esempio che posso fare, per dimostrare che almeno in Italia non sarebbe possibile praticare questa sanzione con massima giustizia nei confronti di tutti è l’esempio di Derek Rocco Bernabei, cittadino statunitense che accusato di violenza sessuale e omicidio, professandosi innocente, richiese un test del DNA, del quale i risultati vennero misteriosamente persi, e Derek venne dubbiamente condannato, e ucciso.
Quello che voglio dire facendo quest’esempio è che essendo il governo in Italia è ancora più corrotto di quello americano, la pena capitale diventerebbe soltanto l’ennesima arma dei tiranni verso il popolo, e prima di prendere qualsiasi decisione del genere, bisognerebbe prima avere fiducia nello Stato.
Valerio Vitagliano, III C