IL CASO LAZIO – Anna Frank

 

di Lorenzo Panicali, I L

In occasione di molti avvenimenti di cronaca, i commentatori lamentano una generale mancanza di legalità, come se ci fosse una diffusa mancanza di rispetto delle leggi. Ma è solo questo? È questa la chiave di lettura per capire la natura e le cause di quegli stessi avvenimenti? Oppure bisogna chiederci innanzitutto il significato di questa parola che, come sembra, dovrebbe essere un requisito essenziale per definire la società in cui viviamo come civile, moderna, vivibile, insomma, come quel mpondo ideale di cui tutti desidereremmo far parte. Mettiamoci quindi d’accordo sul significato che vogliamo dare alla parola legalità. È forse la legalità il semplice rispetto più o meno forzoso di un insieme di leggi dettate da uno stato monarca o, piuttosto, quel senso di appartenenza ad una società in cui tutti gli individui nel rispetto delle proprie e altrui differenze e aspirazioni convivono con serenità nell’osservanza di semplici regole di coesistenza? La domanda dovrebbe essere retorica e la risposta scontata, ma la realtà suggerisce un diverso sentire comune. Le leggi vengono percepite come complesse, interpretabili ed espressioni di un potere lontano dai bisogni quotidiani delle persone. Non parlo dei principi fondamentali come non uccidere o non rubare, ma delle migliaia di codici, articoli e commi che, pur derivando dai suddetti principi fondamentali, formano un inestricabile foresta, illeggibile nella maggior parte dei casi dal comune cittadino. È anche vero che la società è di per sé complessa nella sua struttura e organizzazione e che non bastano i dieci comandamenti per regolarne funzionamento. Su una bicicletta sono necessari ruote, pedali e freni; su un aereo i sistemi controllo e gestione sono infinitamente più complessi e inavvicinabili ai più. Ecco quindi che da un lato la struttura legislativa deve necessariamente essere complessa, dall’ altra dovrebbe essere intellegibile, non contradittori e organicamente strutturata. Anche alcuni episodi di cronaca che potrebbero sembrare facilmente risolvibili si trasformano in estenuanti maratone legali con infinite udienze e tre gradi di giudizio. Per non parlare delle decennali vicissitudini connesse ad una causa civile. Consideriamo come esempio un caso recentissimo. Alcuni tifosi della Lazio hanno pensato bene di associare la maglietta della Roma all’immagine di Anna Frank; come a significare che giocatori o tifosi della Roma andassero sterminati come venne fatto con li ebrei. Il caso è stato sviscerato sui giornali, in trasmissioni radiofoniche e in televisione, con tanto di commentatori e giuristi. L’obbiettivo era quello di individuare una legge che comprendesse il misfatto e associarvi la pena. Già sono stati individuati dodici colpevoli. Una stupida goliardata che forse voleva essere solo spiritosa ha generato risentimento, offesa e comune ripudio. Può anche darsi che si trovi la legge infranta e anche la pena corrispondente, ma l’episodio dimostra non solo e semplicemente l’inosservanza di una qualche legge, ma anche l’insensibilità e l’irrispettosità nei confronti della storia, della cultura e dei sentimenti dei propri concittadini. Si tratta quindi di un episodio di illegalità perfettamente ascrivibile all’ eccezione di cui sopra. Il reato è quello dell’inciviltà e la condanna deve essere dell’ isolamento; traducibile ad esempio nel divieto permanente di assistere ad un evento sportivo in un luogo pubblico.