Nella seguente intervista un ragazzo del Liceo Scientifico Amedeo Avogadro ci analizza alcuni punti-chiave circa l’organizzazione dell’istruzione nel nostro paese, con dei riferimenti più diretti ai Licei, proponendo una sua visione in qualità di studente
Dacci un’idea sulla distribuzione degli anni scolastici: la medie e le superiori andrebbero riorganizzate?
Penso che il sistema delle medie sia assurdo poiché è una scuola dove non si impara molto, la maggior parte degli argomenti vengono poi approfonditi al Liceo, i professori non possono essere ritenuti pedagoghi in un’età per i ragazzi particolarmente delicata (11-13 anni). Quest’intermezzo tra scuola elementare e Liceo è un vuoto educativo.
Cosa proponi?
Cinque anni di ginnasio comune a tutte le scuole d’Italia obbligatori, cosicché tutti i ragazzi abbiano una preparazione completa anche su argomenti che andranno ad influire in maniera diretta la loro vita quotidiana, come la Storia o la Matematica, e poi tre ani di Liceo specializzato di vario indirizzo, con Matematica, Italiano e Inglese come materie obbligatorie. Inoltre proporrei di allungare l’orario scolastico in questi primi presunti cinque anni di ginnasio, rimanendo conformi alla scuola elementare e fare dunque 8.00-16.00, riducendo notevolmente il lavoro a casa per concentrarsi in classe.
L’esame lo manterresti?
Si ma con un’organizzazione diversa: dedicherei metà dell’ultimo anno alla preparazione dell’esame, che comincerà a marzo/aprile per concludersi a giugno: così gli alunni hanno la possibilità di avere una preparazione migliore e di raggio più amplio e i docenti non sono costretti a rimanere impegnati fino a luglio. Così facendo, nel periodo di preparazione all’esame si potranno favorire corsi di orientamento per l’Università.
La distribuzione delle materie scolastiche nei Licei: toglieresti o introdurresti qualcosa?
Per la mia esperienza personale posso dire sicuramente che a partire dal terzo anno due ore a settimana da dividere tra Disegno tecnico e Storia dell’arte sono poche. Una delle due materie andrebbe eliminata.
Un piccolo cenno sugli indirizzi scolastici, con un riferimento alla scelta prematura di alcuni quattordicenni che decidono di frequentare istituti tecnici o agrari: indicaci i pro e contro
Questi istituti danno la possibilità ai ragazzi di campagna, ad esempio, di specializzarsi in un ambito più vicino alle loro realtà. Il problema non risiede tanto nell’organizzazione di questi Istituti specialistici, quanto nella scelta dei ragazzi (anche di città) che pensano di frequentarli senza assumersi responsabilità alcuna. Mi ricollego al discorso precedente: a quattordici anni si è troppo piccoli per fare una scelta così importante, che rischia di condizionare il futuro del ragazzo. Certo, è un peccato che gli studenti di alcuni Istituti siano privati, ad esempio, della possibilità di riflettere su argomenti filosofici e quant’altro, però esistono strutture con questi indirizzi che formano i ragazzi e li preparano ad affrontare il lavoro subito dopo aver concluso gli studi. Il fulcro del problema è la scelta inconsapevole del ragazzo dopo la scuola media.
La scuola lavoro secondo te è un progetto che ha bisogno di tempo per essere organizzato o in ogni caso penalizza studenti e professori?
Sicuramente la Scuola-lavoro è un progetto che va revisionato, specialmente in alcune realtà. Mi spiego: nelle campagne, dove ci sono molte piccole aziende, è più facile coinvolgere i ragazzi, o a Milano, dove ci sono tanti uffici e start-up il discorso è simile, mentre spesso alcune scuole si trovano a dover impiegare ore di scuola-lavoro dove intorno hanno enti statali e di conseguenza sono in difficoltà. Per far sì che docenti e studenti siano penalizzati in misure minori, potremmo aumentare di due settimane i giorni di scuola obbligatori in Italia annualmente.
Il ruolo dei docenti nel 2018: spiegare il programma ministeriale o formare i ragazzi ad affrontare la vita lavorativa/universitaria?
Penso che sia estremamente importante da parte del docente liceale dare una preparazione in primo luogo umana, soprattutto in una società come la nostra in cui si vanno perdendo alcuni valori morali, sostituiti da valori capitalisti, globalizzati. L’insegnante deve accettare il ruolo di essere non soltanto come un professore universitario, ma anche come un maestro di scuola elementare. Dovrebbe essere il primo esempio per gli studenti, e quindi oltre che una preparazione nella materia specifica, il professore dovrebbe avere un’impronta pedagogico-umana non indifferente, per preparare i ragazzi ad affrontare la vita.
L’importanza di trasmettere la cultura ai giovani: quanto sono importanti film, libri, spettacoli teatrali?
La cultura non può essere fine a se stessa. L’importanza di avere un forte impronta culturale non si riscontra nella possibilità di vantarsi si sapere, ad esempio, cosa ha scritto Kafka o di aver visto L’opera da tre soldi di Brecht, bensì si riscontra nella possibilità di diventare esseri umani migliori, di avere una sensibilità maggiore, di comprendere i propri difetti e quelli altrui. La cultura crea contatto con la realtà: se noi vogliamo diventare la civiltà del futuro, non potremo che essere una civiltà di persone sensibili e comprensive, con idee solide e ideali in cui crediamo.
Lorenzo Facciaroni