LEBENSBORN: PROTEZIONE AL SANGUE PURO

Quando si parla di nazismo, le prime cose che vengono in mente (insieme ad altri aspetti terribili della propaganda nazista) sono i campi di concentramento, dove venne effettuato lo sterminio di massa di ebrei, zingari, slavi e disabili. Esistono, però, lati meno conosciuti del regime, che confermano l’oscurità profonda del buio intellettuale di quegli anni. Tra questi c’è il progetto “Lebensborn” (dal tedesco, sorgente di vita), diretto dal capo delle SS Heinrich Himmler, nato con lo scopo di incrementare le nascite di bambini con il “sangue buono”, anche da parte di donne non sposate, garantendo alle madri di “razza ariana” l’anonimato, oltre che un ambiente sicuro in cui affrontare i problemi legati alla gravidanza e un’assistenza speciale durante e dopo il parto. In seguito, però, era l’Organizzazione che dirigeva il programma a stabilire se far tenere il bambino alla madre, o se era necessario darlo in adozione. Il programma venne applicato non solo in Germania: infatti, altri paesi come Norvegia (questi, in particolare, per via dei caratteri della popolazione più vicini alla “perfezione ariana”), Francia e Belgio ospitarono le case aderenti al progetto Lebensborn, dove però i bambini nati in questi luoghi subirono, negli anni successivi alla fine della guerra, numerosi soprusi e abusi. Le donne che volevano far parte del progetto dovevano dimostrare di non avere ascendenze ebraiche o di non avere in famiglia casi di malattie genetiche, oltre che un’ottima educazione basata sull’indottrinamento nazista.

Si stima che, solo nel 1939, furono circa 8000 gli ufficiali SS che aderirono al programma di Himmler, offrendosi di contribuire, grazie al loro seme, al rafforzamento della razza ariana. Himmler, però, decise di adottare il rapimento di bambini nei paesi come Russia, Cecoslovacchia e Romania, con il solo scopo di “germanizzarli” con un programma di educazione idoneo al regime, per poi darli in adozione alle famiglie tedesche, non senza aver falsificato documenti d’identità, in modo tale da non poter essere rintracciati dalle famiglie naturali. Questi bambini, però, per essere integrati nel programma, dovevano avere i caratteri della razza pura, come i capelli biondi e gli occhi azzurri; e non dovevano avere ascendenze ebraiche o altre considerate “impure”. Ancora oggi, non si sa il numero effettivo di bambini che furono rapiti dalle SS, poiché tutta la documentazione effettiva relativa a questi fu distrutta nelle fasi finali della guerra. Tuttavia, numerose furono le testimonianze di questi fanciulli che vennero usate durante il Processo di Norimberga. Tra i casi trattati, è presente quello di Ingrid von Oelhafen (attualmente in pensione, a 74 anni), autrice del bestseller “I figli segreti di Hitler”, che racconta di come, da neonata, venne sottratta alla sua famiglia slovena per essere inserita nel progetto Lebensborn. Anche il rapimento dell’ucraino Folker Heinecke venne portato come prova per denunciare le idee scellerate del nazismo. In particolare, si soffermò su quest’ultimo caso perché il bambino stesso denunciò il suo rapimento, avvenuto quando lui aveva sette anni da parte di due soldati nazisti.  Esiste, anche, una testimonianza più attuale del progetto Lebensborn, ovvero quella della cantante degli ABBA Fryda Lyngstad.

Giulia Caloiero

Folker Heinecke da bambino
La copertina del libro di Ingrid von Oelhafen “I figli segreti di Hitler