SEA WATCH 3: LO SBARCO A CATANIA

Il caso della Sea Watch 3 ha fatto parlare molto di sé. 47 immigrati sono rimasti per giorni a bordo di questa nave della ONG, che aveva trovato i porti italiani chiusi, secondo le direttive emanate dal ministro degli Interni Matteo Salvini. Dopo giornate di indecisioni sul da farsi, lo sbarco si è concluso sulle coste di Catania. Ad attendere gli immigrati, tra i quali vi erano quindici minorenni, è stato un autobus che li ha scortati fino a Messina, dove verranno collocati in attesa di essere smistati nei paesi europei che hanno dato la loro disponibilità per l’accoglienza (Italia, Germania, Francia, Lussemburgo, Romania, Portogallo e Malta). Il vicepremier Salvini non perde tempo a sottolineare sui social le sue intenzioni di <sigillare le acque territoriali italiane alle navi sgradite come quelle delle Ong>, prestando parecchia attenzione all’indifferenza registrata dal governo Olandese che si è rifiutato di prestare soccorso alla nave, avente la bandiera del suo paese. Le linee politiche dell’Italia, dunque, rimangono ben definite. Non sono passate inosservate neanche le richieste di indagini riguardo questa Ong che, a detta dei ministri Toninelli e Salvini, avrebbe <disubbidito a precise indicazioni del governo italiano>. La risposta della procura arriva molto rapidamente; il pm di Siracusa Fabio Scavone ha chiarito che Petersen, ovvero il comandante della Sea Watch, non ha commesso nessun tipo di reato. Tramite le informazioni consegnate dalla Ong si è riusciti a ricostruire le dinamiche che hanno spinto la nave verso le acque italiane. Il 23 gennaio alle 14.35 la Sea Watch aveva contattato il governo Olandese per ricevere precise indicazioni riguardo al porto dove effettuare le manovre di sbarco, in vista di una violenta situazione meteorologica. Il ministero delle infrastrutture olandesi ha indicato come rifugi sicuri il porto Italiano e Maltese, indicando in una seconda comunicazione il porto di Lampedusa come quello più sicuro. Il governo italiano ha però risposto che, per via di un ciclone che stava per abbattersi nel mediterraneo, il porto di Lampedusa non sarebbe stato abbastanza sicuro per garantire soccorsi. La Ong ha cercato di contattare, sempre tramite l’Olanda, la guardia costiera Tunisina, che però non ha rilasciato nessuna risposta. Scavando ancora più a fondo, sembrerebbe che il pm di Agrigento Salvatore Vella abbia chiesto al comandante Peterson di sbarcare a Lampedusa per essere interrogato in merito al naufragio avvenuto il 18 gennaio, ma una volta arrivata sulle coste italiane, la nave è stata bloccata dal governo italiano, il quale ha sigillato i suoi porti in attesta di una risposta dalla comunità europea. 

Francesco Maddaluno