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“Non ho lavorato un giorno in vita mia… mi sono sempre divertito. E’ bello essere pagato per seguire le proprie passioni!”

Gianluca Pasini racconta agli studenti del D’Oria cosa significa fare il giornalista oggi

di Romina Cabella

L’11 marzo scorso, Gianluca Pasini, da trent’anni redattore  sportivo della “Gazzetta dello Sport”, ha incontrato gli studenti del Liceo D’Oria , in un’Aula Magna molto affollata, rispondendo alle loro numerose domande.

Ma chi è Gianluca Pasini?

Pasini, nato a Ravenna nel 1961, ha iniziato la pratica giornalistica proprio nella sua città, prima con radio e televisioni, poi anche sulla carta, in un’ epoca in cui non esisteva internet, con un panorama molto diverso da quello attuale. Poi l’assunzione al “Messaggero” di Roma, quindi il passaggio alla “Gazzetta dello Sport” nel 1992. “Troppo scarso” per giocare a pallavolo, l’ha sempre seguito da tifoso e, successivamente, come cronista. Nel corso degli anni ha raccontato anche altre discipline sportive , dallo sci alla vela, fino ad arrivare agli sport paraolimpici.                         

Come scrive nella sua presentazione, Pasini crede fermamente nella forza dirompente dello sport – uno dei più grandi fenomeni sociali del nostro tempo  – e, anche per questo, quando può,  ha raccontato e racconta storie sportive delle periferie del mondo.

Dice sempre ai suoi figli,  e ripete anche alla folta platea di studenti presenti in aula magna, di non aver mai lavorato un giorno in vita sua… Il suo lavoro, o per meglio dire la sua passione, è quella di confrontarsi sempre con i giovani che secondo lui sono una grande ricchezza. Nonostante tutto, ancora dopo trent’anni di carriera, reputa una fortuna essere pagato per fare quello che gli piace e ritiene che sia un grande privilegio.

Quella del giornalista era una una passione che coltivava sin da piccolo. La parola fondamentale della sua vita e del suo lavoro è stata “emozione”:  l’emozione sportiva, l’emozione di una partita, quella provocata da un evento…  

Cosa significa fare giornalismo oggi?

Pasini spiega che con il termine “giornalismo” si va subito a pensare al tradizionale giornalismo fatto di carta, ma che purtroppo o per fortuna, oggi  quel gornalismo non esiste più. Forse tra un decennio o ancor meno, il giornale di carta, non più in linea con i tempi, sparirà. Bastano ormai pochi secondi per trasmettere un’informazione. L’informazione oggi come ieri è al centro di tutto, ma la velocità di trasmissione è diversa:  anche solo vent’anni fa le informazioni da alcuni paesi extraeuropei arrivavano dopo giorni e la carta stampata era l’unica fonte di informazione.  Oggi l’essenza della vita quotidiana è l’informazione.

Secondo Pasini, lo sconvolgimento portato nel mondo del giornalismo da  Internet è una fortuna: oggi chiunque può scrivere un’informazione e trasmetterla. Ma, paradossalmente, questa facilità rende il mestiere del giornalista più difficile.  Fare giornalismo, oggi significa confrontarsi con uan enorme massa di informazioni. Bisogna saper scegliere le fonti delle proprie notizie e soprattutto sapere riconoscere le fake news.  I  giornalisti sportivi devono muoversi in una platea molto più ampia rispetto a quella di vent’ani fa: ogni sportivo oggi comunica in modo diretto tramite i suoi profili social con i fan, che spesso conoscono in tempo reale le opinioni e diversi dettagli della vita dei loro idoli.

Quale spazio resta allora al giornalista? Oggi l’informazione è un  flusso continuo, ma le informazioni sono troppe e non tutte ugualmente interessanti e autorevoli. Se tutti possono fare informazione, bisogna sapersi imporre sugli altri fornitori di notizie con una qualità e un’accuratezza maggiori. Oggi è più facile smascherare un giornalista che non sa fare il suo mestiere. Tutto questo è estremamente sfidante .. stare al passo con il “mondo di oggi” è mettersi in gioco con il tempo e con la storia, è  una corsa contro il tempo. Il futuro del giornalismo secondo Pasini sarà nell’informazione online, autorevole, a pagamento, a canali tematici a cui ci si abbona se interessati.

Nella seconda parte dell’incontro gli studenti si rivolgono poi direttamente al giornalista, dandogli del “tu”, come da lui esplicitamente richiesto, perchè si sente  come loro, dalla loro parte.

“Qual è la partita più bella che hai mai visto ?”

“È una domanda molto difficile … sono tante le partite che mi hanno emozionato! Forse però… una partita che non dimenticherò mai è il primo mondiale in Brasile di pallavolo, nel 1990: l’Italia vince il mondiale a Rio de Janeiro e io sono lì a documentarlo. Per scrivere un articolo ho sempre bisogno di un’ emozione.”

“Come si può fare giornalismo oggi, nell’ era dei social? ”

“Il giornale che racconta oggi quello che è accaduto ieri non ha più futuro; oggi, anche se si vive in un altro paese, ciò che acacde lo si  scopre in tempo reale. Bisogna quindi dare oggi quello che un temopo si dava all’indomani”.                                                                                            

-“Ti hanno mai proibito di pubblicare qualcosa ?”

“No, non mi hanno mai proibito di pubblicare nulla, forse proprio a causa del mio cattivo carattere: credo sempre molto in ciò che scrivo e non accetterei di scrivere cose in cui non credo.  Realisticamente  però non si può sempre scrivere tutto quello che si pensa. Non ho mai scritto nulla che non pensassi, ma ho ricevuto molte pressioni per smettere di farlo.  C’è stato un episodio sgradevole in particolare in passato:  sul sito di una società non contenta dei miei articoli è apparsa la notizia che scrivevo fake news, che ero poco affidabile, addirittura che bevevo… per screditarmi. Questa esperienza, pur essendo stata poco piacevole, mi ha aiutato a crescere. Non bisogna per forza essere simpatici a tutti…

-“Perché si parla maggiormente dello sport maschile invece di quello femminile?

“Non penso ci sia bisogno di questo dato per sapere che siamo un paese ancora abbastanza maschilista. Nel complesso, per fortuna le cose stanno cambiando. Una parte del problema è dovuta al fatto che lo sport femminile produce meno. Ma nella pallavolo non è proprio così. Credo che sullo sport femminile stiano arrivando molti soldi. E quindi sta crescendo il mercato. E crescerà l’informazione.  Il mondo sta veramente cambiando.”

Infine un ultimo saluto e una raccomandazione: “Per riuscire, nelle azioni di tutti i giorni,  nelle piccole cose, ma anche e soprattutto in quelle importanti,  bisogna avere molta fortuna, ma anche tanta determinazione”.