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NONO INCONTRO Più uguali che diversi – IERI COME OGGI, NESSUNO SI SALVA DA SOLO

 All’incontro di Martedì 2 Aprile ha partecipato un ospite speciale: Maria Peri, nipote di Odoardo Focherini, grande uomo che si occupò del soccorso degli ebrei, per cui perse la vita. La lezione di storia è stata incentrata sul ruolo della memoria del passato, che dovrebbe aiutare gli uomini a non commettere gli stessi errori e a comprendere al meglio i fenomeni odierni, che affondano le loro radici in epoche, situazioni, avvenimenti e circostanze passate.

L’incontro è stato aperto da una presentazione molto interessante delle professoresse Antonia Grasselli e Maria Peri, il cui  fulcro tematico  è stato la relazione, pertanto le analogie e le differenze, tra gli odierni  flussi migratori e il soccorso ai migranti con il salvataggio degli ebrei in fuga negli anni della Seconda guerra mondiale.

Secondo i dati del Ministero degli Interni, ha spiegato la professoressa Grasselli, nel 2018 in Italia circa due terzi delle richieste d’asilo sono state respinte, con la conseguenza che molti richiedenti asilo cercano di fuggire verso altri paesi, principalmente verso la Francia.

Dopo l’estate del 2017, il punto di passaggio tra Italia e Francia si è spostato da Ventimiglia alle Alpi nord occidentali.  A Bardonecchia comincia la rotta alpina, 6 ore di cammino attraverso il valico del Colle della Scala a 1.762 metri di altezza, verso Briancon.

Poi nell’estate 2018 le difficoltà della traversata hanno portato il punto di passaggio a Claviere, il comune italiano più vicino al confine.

Ciò che va evidenziato riguardo tale fenomeno è la nascita di strutture di soccorso sia in Italia che in Francia ad opera di associazioni e di volontari, che in Italia si  sono spostate  da Bardonecchia e Claviere/Oulx per continuare a fornire gli aiuti.

La dottoressa Maria Carola Martino, volontaria di Rainbow for Africa che ha gestito il rifugio a Bardonecchia, ha espresso un giudizio che condivido:

«Quello di Bardonecchia è un modello che altrove non esiste, basato sulla sensibilità. Negare il problema [dei migranti] non permette di cancellarlo, bisogna affrontare l’emergenza migranti e gestirla insieme».

La risoluzione del problema dell’immigrazione, infatti, se vogliamo considerarlo tale, sta proprio nella sensibilità della popolazione che, invece che ignorare il fenomeno o temerlo, dovrebbe cooperare per rendere l’Italia, e il mondo, un posto accogliente, un posto migliore.

Maria Peri, prima della proiezione del video “Da Mirandola verso la salvezza”, si è soffermata sulla situazione degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

A mio parere tra questa situazione e quella odierna dei migranti è individuabile una analogia: l’annientamento di molti diritti umani. Come un ebreo esule e in cerca di un qualsiasi appiglio per la sopravvivenza durante il periodo delle persecuzioni, il migrante, che oggi giunge in Italia, lontano dalla propria patria, vistosi negare il permesso d’asilo, fugge verso altri stati perdendo ogni suo diritto.

E’ soprattutto dopo l’inizio della guerra che si sono intensificati gli spostamenti in Europa degli ebrei: chi cerca di raggiungere la Svizzera (stato neutrale), chi si nasconde in Italia grazie all’aiuto delle poche anime buone non influenzate dalla propaganda nazista e dalla paura. Questo è il punto cruciale. Nel 1943 in Italia non vi erano istituzioni che si occupavano del soccorso agli ebrei, in quanto lo stato era fascista; ciò che contava veramente, che faceva la differenza, era la scelta del singoli.

Una scelta coraggiosa: rischiare la propria vita per tentare, senza averne neanche la certezza tra l’altro, di salvarne altre.

E’ questa la scelta di Odoardo Focherini, di Don Dante Sala e di alcune altre persone che hanno aiutato la famiglia Talvi e poi molte altre a raggiungere la Svizzera e così a salvarsi.

“Questi dolorosi avvenimenti che di tanto in tanto trapelavano, sfuggendo e filtrando attraverso le maglie della censura – racconta don Dante Sala in merito alla situazione di tanti ebrei, nel 1943 – turbarono la mia mente e quella di Odoardo Focherini. Ne parlammo spesso assieme e arrivammo a definire un nostro piano di intervento nel concreto, proponendoci di lavorare uniti per salvare il maggior numero di persone possibile”.

Così i due organizzarono insieme, in poco tempo, l’espatrio in Svizzera di alcune decine di ebrei perseguitati, principalmente di Modena e Ferrara. Focherini si occupava di produrre falsi documenti d’identità e dell’organizzazione del viaggio, mentre il sacerdote accompagnava i profughi oltre il confine, aiutati da di funzionari degli uffici anagrafici per i documenti, da una famiglia di Cernobbio, località sul confine Svizzero, da una guardia confinaria italiana e da un gendarme svizzero.

Accanto a loro, tanti altri uomini e donne che con piccoli e grandi gesti collaborarono e sostennero i due promotori.

L’ultima parte dell’incontro è stata dedicata ad un momento di riflessione in cui ci siamo chiesti che cosa avesse potuto spingere Don Dante Sala, Odoardo Focherini e tutti coloro che hanno agito a favore degli ebrei a fare una scelta così forte, rischiosa.

A mio parere queste persone sono state spinte dal loro grande senso di umanità, di solidarietà e amore. E la spinta finale che ha permesso loro di agire nonostante la paura è stata fornita, secondo me, dalla loro unione.

Non erano soli. Tutti loro avevano convinzioni opposte al fascismo ed erano insieme, uniti per una grande e nobile causa.

La paura è un sentimento umano, istintivo e per non permettere che essa ci impedisca di agire, il modo migliore, e forse l’unico, è quello di sostenersi a vicenda, collaborare.

La collaborazione è un grande valore, un valore che dovrebbe essere alla base della nostra quotidianità. Dobbiamo essere uniti in quanto essere umani, senza distinzioni di etnia, religione, genere. Come disse il saggio Don Dante Sala: “Io sono un prete, ma con questo non voglio disconoscere che noi siamo tutti fratelli in Cristo”.

Di Lavinia Amigoni

 

A questo link, il materiale utilizzato durante l’incontro: “Nel nostro presente drammatico quale memoria ci può aiutare

 

Immagini di Samuele Tocco