• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Revenge porn, una nuova forma di violenza domestica ai tempi social

Revenge porn, una nuova forma di violenza domestica ai tempi social

Il 2 Aprile 2019 è stata approvata, con 461 sì e nessun voto contrario, dall’Aula della Camera l’emendamento al disegno di legge sul codice rosso che istituisce il reato di “revenge porn”, la pratica di condividere pubblicamente foto o video intimi attraverso Internet senza il consenso della o del protagonista dei video.

Chi ritenuto colpevole di questo reato viene punito con la reclusione da uno a sei anni e multa da 5.000 a 15.000 euro.

Ciò che accomuna questo nuovo reato con la violenza domestica è intrattenere, o aver avuto, una relazione “d’amore”con il carnefice. La vittima ha quindi un rapporto di fiducia nei confronti del futuro criminale, non ne ha timore, è ignara di ciò che succederà nell’avvenire.

Come dice il proverbio “la vendetta è un piatto che va servito freddo” è proprio così che avviene questo fenomeno, non ci sono degli eventi premonitori sul momento; possono passare mesi, perfino anni, prima che la ritorsione avvenga utilizzando materiale che, se me mantenuto privato, risulterebbe innocuo.

Seppure non dolorosa fisicamente questa violenza è estremamente meschina. Per chi la commette è forse più semplice perché basta un “click”per infliggere dolore e umiliazione pubblica alla vittima, le tracce restano per sempre nello spietato mondo del web e non c’è modo di liberarsene.

Ad aggiungere benzina sul fuoco ci pensa anche l’opinione pubblica, che invece di essere solidale nei confronti della vittima, perde spesso il suo lato umano nella smania di giudicare. A causa di questa combinazione le vittime vengono spesso portate a compiere gesti disperati, che sono alla fine il vero motivo che hanno portato l’Italia a questa svolta. Finalmente, quindi, una legge che condanna i colpevoli di questo odioso reato e che è solo un punto di partenza per una presa di coscienza da parte della società che deve essere consapevole dei pericoli degli usi distorti delle nuove tecnologie.

 

Ardenghi Carlotta

ITT Mazzotti Treviso