Il 23 maggio è la giornata mondiale della legalità

Il 23 maggio è la giornata mondiale della legalità, istituita per ricordare la Strage di Capaci, in ricordo di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti delle loro scorte. Una giornata che serve per ribadire, a più livelli, un no alla mafia e che trova sicuramente a Palermo una delle iniziative più simboliche con PalermoChiamaItalia, cioè un movimento studentesco contro tutte le mafie al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica soprattutto dei più giovani. Con mafia si indica una qualsiasi organizzazione criminale di persone che impone la propria volontà con mezzi spesso illegali, per conseguire a fini privati anche a danno degli interessi pubblici. La mafia non è solo un insieme di organizzazioni criminali: è anche cultura che fonda e regola le relazioni personali sull’esercizio sistematico della violenza e dell’intimidazione, sull’omertà, sulla segretezza, sulla trasformazione dei diritti in favori, dei cittadini in sudditi.

Legalità significa che tutti gli individui sono tenuti ad agire secondo la legge e questo comporta il rispetto delle regole nella vita sociale, il rispetto dei valori della democrazia e l’esercizio dei diritti di cittadinanza. Essa aiuta a comprendere come l’organizzazione della vita personale e sociale si fondi su un sistema di relazioni giuridiche, sviluppa la consapevolezza che condizioni quali dignità, libertà, solidarietà, sicurezza non possano considerarsi come acquisite per sempre, ma vanno perseguite, volute e, una volta conquistate, protette. La parola “legalità”, da sola, indica esclusivamente l’atteggiamento dei cittadini nei confronti della legge.

Le leggi, il diritto, le regole possono essere assai diverse e anche in contraddizione le une con le altre, a seconda del momento storico e dei paesi in cui vigono. Ad esempio, nel 1938 in Italia vennero emanate delle leggi, chiamate “razziali”, perché distinguevano i cittadini in base all’appartenenza etnica e introducevano pesanti discriminazioni nei confronti degli ebrei, i quali non potevano per esempio svolgere degli impieghi pubblici e non potevano neppure frequentare le scuole. Viceversa, nel 1865 il Tredicesimo emendamento della Costituzione americana sanciva la fine della schiavitù, fino ad allora negli Stati Uniti d’America era legale che una persona fosse di proprietà di un’altra.

La giustizia consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge. Troppo spesso, nel corso della storia, la giustizia è stata strumentalizzata da una persona o da un gruppo di persone al comando per i propri scopi, ad esempio, da Adolf Hitler, il dittatore nazista, che si richiamava direttamente alla giustizia per legittimare i suoi progetti, e che proprio in nome di questa fantomatica “giustizia” arrivò a perseguitare e a sterminare milioni di persone: ebrei, omosessuali, oppositori politici e più in generale tutti coloro che erano “diversi” e che non abbracciavano la sua visione politica del mondo. Altrettanto si può dire di Stalin in Unione Sovietica, di Pol Pot in Cambogia, di Augusto Pinochet in Cile, di Rafael Videla in Argentina e così via.

Delle regole non si può fare a meno perché non si può stare assieme senza applicarne, magari inconsapevolmente. La regola è l’altra faccia della convivenza, sono due lati della stessa medaglia. E ciò lo possiamo verificare empiricamente: non possiamo incontrarci se non applichiamo regole comuni sulla misurazione del tempo; non possiamo comunicare se non applichiamo regole condivise di linguaggio. Le regole sono obblighi o divieti che ci dicono come dobbiamo comportarci. Ci vietano alcune cose, ma ce ne permettono altre. In precedenza le regole organizzavano la società in modo che diritti e doveri fossero divisi in modo sperequato: ad alcuni pochi diritti e molti doveri ad altri pochi doveri e molti diritti. Con la Costituzione, invece, si è cercato di organizzare la società in modo che diritti e doveri venissero attribuiti e diffusi in modo omogeneo. Attualmente, tutte le Costituzioni moderne prendono spunto da due documenti storici: il primo la Dichiarazione di Indipendenza delle colonie inglesi del Nord America (1776); il secondo è la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino che nasce in Europa durante la Rivoluzione francese nel 1789. Una legge è giusta quando è adeguata alle necessità della nazione, ma soprattutto è giusta quando è scritta in perfetta armonia con la Costituzione. La Costituzione è stata scritta proprio per impedire ad una persona fisica qualsiasi di stabilire quando una legge è giusta e quando è sbagliata. L’ intento  dei fondatori della Repubblica Italiana  era proprio questo.

In un sistema democratico la giustizia e le leggi si basano sul rispetto dei diritti inalienabili dell’individuo, ma anche sul rispetto delle differenze, che portano crescita e confronto culturale e sul dovere di solidarietà tra gli uomini, che ritroviamo nell’ articolo 2 della Costituzione:  “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Sul riconoscimento della dignità dell’uomo: articolo 13 e 27 della Costituzione e sul riconoscimento dell’uguaglianza senza distinzioni di sesso, articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

La nostra scuola, il Liceo Classico-Scientifico Euclide ha svolto nel corso dell’anno scolastico 2018/2019 molte attività legate direttamente o indirettamente al tema della legalità. Ad esempio, gli studenti della 3B e 3F scientifico hanno partecipato al progetto proposto dall’educatore e scrittore Salvatore Bandinu sul cyberbullismo, che aveva come scopo principale oltre alla prevenzione e sensibilizzazione del bullismo, la lotta alla omertà e al silenzio. L’ omertà è il termine con cui si indica la solidarietà interessata fra membri di uno stesso gruppo o ceto sociale che coprono le colpe altrui per salvaguardare i propri interessi o evitare di essere coinvolti in indagini spiacevoli e pericolose. In quanto, il silenzio uccide e fa diventare gli spettatori veri e propri complici del reato incatenandoci in questo sistema corrotto e ingiusto, non a caso il logo del progetto di Salvatore Bandinu sono tre scimmiette che vedono, sentono e parlano.

Mentre la 2B prima ha affrontato l’argomento della lotta alla mafia attraverso la lettura di due libri Volevo nascere vento e Io Emanuela. I due libri parlano di due eventi legati alla lotta alla mafia che hanno segnato in maniera indelebile la nostra storia: la strage di Capaci, dove morì Giovanni Falcone (facente parte del pool antimafia contro Cosa Nostra, mafia siciliana) insieme alla moglie e a tutta la scorta; la strage di via d’Amelio, dove morì Paolo Borsellino insieme alla sua scorta (nella scorta era presente Emanuela Loi, protagonista di uno dei libri letti in classe). Oltre ai due libri letti c’è stata la visione del film su Peppino Impastato che racconta la vita di questo giovane ragazzo, figlio di mafiosi che non voleva entrare a far parte di questa organizzazione e proprio per questo motivo venne ucciso. E con la successiva lettura de La paranza dei bambini un libro di Roberto Saviano, realizzato su una storia vera (modificando diversi nomi per evitare problemi). In questo libro si raccontano le vicende di un gruppo di dieci ragazzi, giovanissimi che creano una Paranza (alleanza) solo per guadagnare soldi, potersi vestire bene, comprarsi tutto quello che vogliono, fare regali alle proprie ragazze, e tutto questo spacciando. Nel libro questi ragazzi vengono “arruolati” da un boss mafioso per spacciare per lui, poiché stava perdendo molti territori e doveva “riconquistarli”, in questo modo diventano ricchi, ma oltre a spacciare e a drogarsi loro per primi, iniziano pure ad uccidere per non dover più dipendere da nessuno.

 

Matteo Usai