Parola e silenzio

Tutte le volte che qualcuno si ammala in ogni famiglia si crea una sorta di silenzio, scende un velo bianco a coprire la situazione, i genitori si zittiscono davanti ai bambini mentre pochi secondi prima parlavano sottovoce della zia, e tutti, inconsapevolmente o meno si irrigidiscono, perfino il cane percepisce la compostezza e il rispetto che permea la casa, rispetto per lo stato di cose presenti, per il passato e il futuro, qualsiasi esso sarà, per la morte, eventualmente. L’unica che non parla è la zia, ha preso il toro per le corna lei, in parte sa già come finirà la storia, combatterá con forza e si spera vincerà, ovviamente della sua lotta non parla con i bambini, non li vuole spaventare anche se probabilmente non capirebbero, o forse capirebbero di più degli adulti, che si sono bloccati e davanti a lei non sanno che dire, che fare e si stringono le mani sul grembo guardandosi le punte delle scarpe, come se i bambini fossero loro, o magari le parlano, provano una pietà che lei non vuole mentre spera di trovare qualcuno con cui parlare apertamente, vuole aprirsi, non può certo fare tutto da sola, ha qualcosa di importante da dire, lei. È per questo che bisogna parlare, capire cosa è meglio dire in ogni momento, e quando è importante tacere, ascoltare,o fare qualcosa di completamente diverso, creare un diversivo per togliere dalla testa un pensiero.
Sofia Nangano / Liceo Classico Galileo di Firenze