Il motore della felicità

La serotonina, anche conosciuta come “ormone della felicità”” è un neurotrasmettitore sintetizzato nel cervello e in altri tessuti che viene coinvolto in numerose e importanti funzioni biologiche, alcune ancora da chiarire. Una di queste sembra avere un legame con l’insorgenza del disturbo bipolare, malattia maniaco-depressiva caratterizzata da oscillazioni insolite dell’umore, che portano l’individuo a rovinare i rapporti interpersonali, inducendolo in casi estremi anche al suicidio.
Era già noto come la serotonina fosse collegata alle variazioni emotive, recentemente però uno studio italiano, pubblicato su “Scientific Reports”, rivista del gruppo “Nature”, ha mostrato che il deficit dell’ormone del buon umore aumenta lo sviluppo di sintomi riconducibili alla sindrome maniacale. La ricerca, interamente italiana, è stata condotta dal professor Massimo Pasquetti del dipartimento di Biologia dell’università di Pisa, da Alessandro Usiello, professore dell’Università della Campania e del Ceinge di Napoli, e dalla dottoressa Chiara Mazzanti della Fondazione Pisana per la Scienza. Nelle loro sperimentazioni hanno inibito la produzione di serotonina a dei topi, osservando come questi mostrassero d’improvviso comportamenti assimilabili a quelli delle persone in fase maniacale, quali la perdita del senso di rischio. Il loro atteggiamento si normalizzava, quando veniva loro somministrato l’acido valproico, un farmaco comunemente usato per la cura del disturbo bipolare. I ricercatori, in seguito, hanno anche analizzato le cellule dell’ippocampo, dove i geni sono risultati più attivi in corrispondenza della fase maniacale. “Il nostro studio ha permesso di dimostrare che la cosiddetta molecola della felicità è fondamentale per attenuare lo stress da insulti ambientali provenienti dal mondo esterno.” ha spiegato il professor Pasqualetti, “Senza di essa il nostro cervello è più attivo e da qui appunto scatta la fase up o maniacale, che fa da contraltare alla depressione”.
Questa nuova scoperta costituisce certamente un passo in avanti per l’identificazione di terapie adeguate al trattamento del disturbo bipolare; d’altronde le alterazioni di serotonina provocano numerosi effetti nel nostro organismo, legati in particolare alla sfera emotiva. Un esempio è la depressione, che pare avere una connessione con una produzione ridotta di questa sostanza. Altri sintomi, causati da disfunzioni di recezione o sintetizzazione della serotonina, si possono notare nel comportamento alimentare; questa infatti interviene nel controllo dell’appetito, aumenta il senso di sazietà e riduce il bisogno di carboidrati semplici. Tant’è vero che un calo di serotonina si verifica mensilmente nelle donne, durante la fase mestruale, in cui appunto si percepisce un’insaziabile voglia di dolci e cioccolato; questa non è altro che un meccanismo per ristabilizzare i livelli di serotonina. Per accrescere la presenza dell’ormone della felicità sono necessarie alcune piccole accuratezze riguardanti l’alimentazione e lo stile di vita, come preferire i carboidrati complessi a quelli semplici o praticare maggiore attività fisica.
La serotonina è dunque il motore del nostro buon umore, senza la quale il nostro equilibrio interiore potrebbe alterarsi e disfarsi con effetti talvolta devastanti; questa è certamente un’ottima motivazione per mangiare un pezzettino di cioccolata in più!
Alessia Priori / Liceo Classico Galileo di Firenze