Voglio diventare portiere! – Racconto

Lupo e Andrea frequentano la stessa scuola. Quell’anno ci fu un evento rivoluzionario: ci sarebbero stati i campionati di calcio tra le scuole della città. Lupo venne subito scelto dalla scuola come portiere perché suo babbo, Brando Moretti, era un calciatore della nazionale italiana. Ma il posto di portiere, però, lo voleva prendere
Andrea, che però, era discriminata perché era femmina, e si sarebbe già arresa se non fosse stato per nonna Matilde, che aveva giocato nella nazionale femminile italiana.
Per questo Andrea non si arrendeva e inoltre faceva gli allenamenti insieme alla nonna. Questi non erano per nulla semplici, anzi a dire la verità richiedevano voglia, determinazione, molto impegno e concentrazione perché nonna Matilde voleva tirare fuori il meglio di Andrea, che era una ragazza determinata e, se si metteva qualcosa in testa, doveva realizzarla a tutti i costi. Iniziavano l’allenamento subito dopo pranzo e, se tutto andava bene, durava almeno tre ore. Anche se nonna Matilde era molto vecchia riusciva a tirare pallonate da spaccare le gambe a chiunque.
Alle prime lezioni Andrea era molto lamentosa e svogliata e non prendeva sul serio la cosa, ma con il passare del tempo riusciva a fare molti salti alti e a parare la palla nello stesso momento. Il suo fisico cambiò da magra a muscolosa. Dopo un mese Lupo le propose una sfida. Andrea accettò. Nell’attesa della sfida si allenò duramente.
Invece Lupo, credendo di essere migliore di lei, non si allenò. La settimana dopo si trovò nel campetto da calcio della città; il cielo era cosi grigio e nuvoloso che assomigliava ad una minaccia divina. La sfida prevedeva sette rigori. Il primo fu Lupo che si fece segnare tre goal poi toccò ad Andrea: il primo tiro fu cosi veloce che neanche il miglior portiere l’avrebbe parato; il secondo tiro fu meno tremendo e lo parò con facilità; il terzo non lo parò perché il suo compagno lo tirò facendo una finta con il corpo; il quarto lo parò con molta facilità deviandolo sopra la traversa; il quinto non riuscì a pararlo come invece fece con il sesto. Al settimo tiro le venne un tuffo al cuore perché lei si era tuffata da una parte per prendere la palla pensando di non farcela ma in un attimo sentì la palla stretta al petto, ma tutto diventò buio.
Si risvegliò un anno dopo e scopri che quando si era buttata aveva battuto la testa contro il palo ed era andata in coma. Scoprì con rabbia che, anche se aveva vinto lei, Lupo aveva preso il suo posto comunque. Ma lei sapeva bene che aveva combattuto con forza e per questo era felice, e quella felicità ora le sarebbe servita per formare una nuova squadra.
Roman Cianci / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze