Luci ed ombre della democrazia

Democrazia (dal greco dèmos “popolo” e kràtos “potere”, letteralmente governo del popolo o potere al popolo) è un concetto politico sviluppato nell’antica Grecia con Clistene (considerato uno dei padri della democrazia) Platone e Aristotele e portato avanti da Pericle. Ma già dalla nascita questo pensiero politico ebbe una connotazione dispregiativa: secondo i 5 regimi governativi platonici, infatti, la democrazia avrebbe portato alla tirannia; secondo il principio aristotelico la timocrazia (governo dei censi aventi diritto) rischiava di degenerare nella democrazia vista come “dittatura della maggioranza” che, in particolare nelle città a grande numero di abitanti, rischiava di essere facile preda dei demagoghi che manipolano la legge sfruttando le manipolazioni del popolo; mentre durante il governo di Pericle i suoi avversari politici facevano leva sull’etimologia della parola democrazia (infatti kràtos in greco vuol dire letteralmente “potere materiale” differentemente da archìa che esprimeva meglio il concetto di governo) che voleva dire “dittatura del popolo” mentre i suoi sostenitori usavano i termini isonomia “eguaglianza delle leggi per tutti i cittadini”, isegoria “eguale diritto di parola per ogni cittadino in assemblea” basate sui principi generali di paressìa (libertà di parola) e eleutherìa (libertà in genere). Successivamente l’idea di democrazia si sviluppò in Europa prima con la Roma repubblicana, con le repubbliche marinare medioevali, nel 700’ con l’illuminismo e la conseguente rivoluzione francese poi di pari passo nel resto del mondo (in particolare l’oriente e i paesi del continente americano).

Nelle democrazie contemporanee, però, sta prendendo sempre più forma e sta avendo sempre più rilievo l’utilizzo de Web come mezzo politico: il popolo del web negli ultimi anni ha infatti sostituito l’agorà dove piccole comunità di cittadini potevano confrontarsi. Questa novità è dovuta sia alla poca partecipazione attiva alla politica che quindi porta a una crisi dei partiti, a una successiva poca fiducia negli organi rappresentativi, ma anche alla facilità con cui sul Web si possa dira la propria opinione su determinate questioni in pochissimo tempo. A proposito di partecipazione attiva alla politica odierna bisogna però aggiungere che oggi nel mondo nessuno Stato nazionale è basato su una democrazia veramente diretta anche se si stanno duplicando le spinte più frequenti ed efficaci alla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

Questa complessa e affascinante visione politica e sociale quale è la democrazia ha, come lasciato intuire in precedenza, vari aspetti negativi e positivi.

I principali vantaggi sono:

-educazione e formazione dei cittadini con coinvolgimento frequente che li spinge ad informarsi, costruire una propria opinione e votare

-formazione dei politici attraverso referendum riguardo argomenti che favoriscono la trasparenza del politico stesso

-possibilità di assumere decisioni su temi sui quali i partiti non riescono ad accordarsi

-comunicazione che fa da mediatore sia per il singolo che per il collettivo

-contrasto alla corruzione grazie al popolo che è un contropotere non corruttibile ma manipolabile

I principali svantaggi sono:

-ad ogni referendum il ruolo del cittadino è semplificato alla semplice domanda “sì” o “no”

-il referendum impone una decisione a maggioranza

-le questioni sottoposte a referendum sono troppo complesse per essere comprese completamente dal popolo che quindi non può conoscere le conseguenze del proprio voto

-il popolo non ragiona sul punto della discussione ma se essere a favore o contro il leader che l’ha posto

-il referendum è promosso da gruppi di interesse che mirano a convincere la popolazione a discapito delle più deboli minoranze

-si corrompe la democrazia contrapponendo la volontà del popolo a quella parlamentare

Ma nel caso delle democrazie più moderne in cui il web entra in uso le obiezioni aumentano:

-l’analfabetismo digitale

-il web ostacola la riflessione ed è controllato da poche persone

-apparente allargamento della partecipazione popolare

-il cittadino si sente meno responsabile con l’uso di strumenti tecnologici

-uso inappropriato delle piattaforme informatiche da parte dei politici per fare falsa propaganda o soggiogare le semplici menti del popolo utilizzando argomenti di scandalo e interesse pubblico e ottenere consenso

Nel corso della storia, però, vi furono diverse forme statali che entrarono in contrasto con l’idea di democrazia: dalla monarchia alla dittatura fino all’Anarchia. Quest’ultima sicuramente la più interessante e strana visione statale della storia anche perché implica l’assenza dello stato stesso (dal greco anarchia = alfa privativo e archè “governo”, quindi letteralmente assenza di governo o Stato).

Essa, come la democrazia, nasce nell’antica Grecia con Diogene di Sinope detto il cinico poiché fondatore della scuola cinica e padre di una primordiale idea di anarchia a causa della sua rivendicazione della libertà di parola, del suo rifiuto della politica e della sua idea di legge morale universale. Questo pensiero proto-anarchico si sviluppa poi col filosofo umanista inglese Thomas More (Utopia), col filosofo politico Proudhon, con gli illuministi francesi Rousseau e Diderot e comincia a prendere forma nella seconda metà dell’ottocento con i filosofi e scrittori russi Bakunin e Tolstoj, il filosofo tedesco Stirner e con i rivoluzionari italiani Errico Malatesta e Merlino. A differenza della democrazia, però, l’Anarchia presenta molte più sfaccettature che la rendono ulteriormente interessante come, ad esempio, l’anarco-pacifismo, l’anarco-cristianesimo, e l’anarco-comunismo che però non si distaccano con l’ideale originale di libertà, eguaglianza ordine senza potere (slogan da cui si forma il simbolo anarchico) e Stato visto come padrone e oppressore delle minoranze sfruttate; presenta, inoltre, anche molte più incomprensioni riguardo gli intenti politici dovuti all’ignoranza generale e ad eventi o situazioni estranee all’ideale originale anarchico: il termine Anarchia era infatti utilizzato impropriamente per descrivere il caos della creazione in senso mitologico, situazioni di disordine e di illegalità che portarono ad un cambiamento del termine stesso (libertarismo, Anarchia e acrazia quindi divennero presto sinonimi).

In conclusione a mio modo di vedere sia la democrazia che l’Anarchia rappresentano, l’una più dell’altra, la più libera delle meno libere delle forme statali esistenti. Questa non è affatto una critica dato che, a mio modesto parere, non vi è mai stata una forma di governo che abbia portato ad una reale forma di libertà di eguaglianza anche se, di certo, la democrazia è quella che più si è avvicinata al raggiungimento di questo obbiettivo, malgrado tutti i suoi aspetti negativi. Stessa cosa non posso dire dell’Anarchia, o Anarchismo se si vuole essere più critici, dato che gli unici esempi di questa ideologia si sono sperimentati e neanche completamente in un passato ormai remoto in cui il genere umano non era sviluppato come oggi e in cui il consumismo, il capitalismo e il progresso incessante non facevano ancora parte della quotidianità. Magari in futuro saremo costretti a tornare allo stato di natura e chissà, forse la libera organizzazione individuale o collettiva paritaria sarà l’unico metodo per sopravvivere e per far fronte alle ingiustizie.

Ai posteri l’ardua sentenza.

Leonardo Cafolla 5E