The Great Hack: l’incubo dei dati secondo Netflix

Come avviene il monitoraggio, la raccolta e il targeting dei nostri dati online? Le reazioni su Facebook e le nostre ricerche contribuiscono davvero a creare un profilo psicologico della nostra personalità? Possiamo essere davvero soffocati dalle aziende e dai governi per fini politici?

È online dal 24 luglio il nuovo documentario The Great Hack di Jehane Noujaim e Karim Amer, distribuito da Netflix.

Al centro del film documentario vi è lo scandalo degli hacker del Cambridge Analytica e il racconto delle persone che hanno contribuito al suo palesamento: il professor David Carroll che vuole ottenere i suoi dati dall’azienda e l’ex dipendente Brittany Kaiser che con un’improvvisa e sconcertante decisione è andata contro al suo ex capo.

Dopo lo scandalo si è capito che la società britannica sarebbe stata capace di utilizzare i dati Facebook per creare delle campagne politiche mirate per fini politici: le elezioni americane che hanno visto l’arrivo Donal Trump e il referendum per la Brexit.

L’inchiesta sulla Cambridge Analytica si è aperta all’inizi del 2018 ma già nel 2016 il quotidiano The New York Times e il periodico britannico The Observer avevano riportato l’uso illegittimo dei dati di ben 87 milioni di statunitensi iscritti su Facebook.

Secondo quanto scritto dal quotidiano britannico The Guardian, inoltre, Facebook era a conoscenza di questi atti illeciti già da due anni e non ha fatto nulla per salvaguardare la privacy dei suoi utenti.

Il documentario, organico e ricco di animazioni, è servito ai due registri per rivelare i detriti digitali che lasciamo nel cyberspazio ogni volta che inviamo email, cerchiamo qualcosa sul motore di ricerca, facciamo shopping online o lasciamo un like su un social.

di Paolo Ferrara