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Dipendenza da internet: giovani trasformati in zombie dai telefonini

L’abuso di internet causa negli  adolescenti insonnia e risvegli notturni sempre più frequenti. Gli adulti, spesso, ignari di quello che accade ai loro figli.

Smartphone e social stanno contribuendo all’aumento dei casi di cyberbullismo e ad un sonno di cattiva qualità o ad una vera e propria insonnia. Sono alcuni dei problemi degli adolescenti evidenziati dall’indagine “Adolescenti e Stili di Vita”. L’indagine è stata condotta dall’Associazione Culturale Pediatri e l’Osservatorio Permanente Giovani ed Alcol, tra il 2018 e il 2019, su oltre 2000 studenti di scuole secondarie. È così emerso che, circa, il 60% dei ragazzi ha avuto il suo primo cellulare tra i 10 e gli 11 anni. Precoce anche l’uso dei social: il 54% inizia infatti tra gli 11 e i 12. Uno degli effetti collaterali dell’uso precoce di social e telefonini è il cyberbullismo, con cui è entrato in contatto il 40% dei giovani . Solo il 6,8% degli intervistati dorme almeno 9 ore per notte, mentre il 20% meno di 7 ore. Inoltre i ragazzi hanno problemi ad addormentarsi e i risvegli notturni sono sempre più frequenti. Il telefonino e i social sono gli immancabili compagni di insonnia degli adolescenti. La maggioranza non lo spegne prima di andare a dormire. Privi di controllo da parte dei propri genitori, i giovani non adoperano neppure strumenti per difesa dei propri profili social e  ciò li rende vulnerabili

Alle scuole l’ingrato compito di educarli all’uso della rete anche se le famiglie dovrebbero fungere da prima formazione.

Questa è la raccomandazione della Commissione bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza, che ha condotto un’indagine conoscitiva su Bullismo e Cyberbullismo. La Commissione propone una serie di integrazioni. A cominciare dal maggiore coinvolgimento delle famiglie: i genitori – spiega la Commissione – devono presidiare l’uso delle tecnologie da parte dei ragazzi e, in questo contesto, “sarebbe necessario anche potenziare la formazione delle famiglie” sulla rete e sui rischi ad essa collegati.

Marco Pappalardo, IV G