Quanto costa(all’ambiente)il tuo outfit?

Fare shopping  per comporre i nostri outfit è spesso fonte di felicità e un modo per definire la nostra identità  tuttavia siamo abituati a quantificare il prezzo dei nostri vestiti in euro , ma quanto costa invece  all’ ambiente il tuo outfit?

Si parla di 1,36kg di co2 per ogni chilo di vestiti!  

L’industria tessile  è  infatti la seconda fonte di inquinamento al mondo, producendo circa la 200 milioni di tonnellate di anidride carbonica annue e consumando grandi quantità di acqua ed energia. Quindi diventare dei consumatori responsabili è fondamentale per il nostro pianeta, perciò com’è che dovremmo comportarci?

Innanzitutto dovremmo comprare e lavare i nostri vestiti piú consapevolmente, evitando lavaggi e acquisti inutili, iniziando col renderci conto che ogni nostra azione ha un impatto non solo su di noi ma anche sul nostro pianeta, dato che il lavaggio dei vestiti rilascia microfibre di plastica nell’acqua che contaminano poi il resto  dell’ambiente; acquistare dei vestiti di tessuti sintetici o di scarsa qualità é sconsigliato vivamente dai dermatologi poiché andiamo incontro infatti al rischio di sviluppare di batteri molto nocivi, dermatiti e arrossamenti nei soggetti dalla pelle più sensibile, ma anche semplicemente indossare dei capi che impediscono la naturale traspirazione della pelle potrebbe provocare cattivi odori, infezioni, prurito e dermatiti; sarebbe dunque saggio scegliere vestiti amici della pelle e dell’ambiente. Non a caso i grandi  brand di moda, come  Zara, che per la fine del 2025 punta alla sostenibilità diminuendo il proprio impatto ambientale, e tanti altri che stanno iniziando a virare  verso una produzione piú sostenibile eliminando i sacchetti usa e getta  ed utilizzando energia rinnovabile per alimentare collezioni eco-consapevoli  cercando di   conciliare la riduzione dell’impatto ambientale ai loro modelli di business fondati sulla produzione di capi a basso costo. La decisione che queste aziende hanno preso a riguardo  è senza dubbio un importante passo avanti verso la sostenibilità di questo settore che dovrebbe spingere sempre di piú verso la produzione di capi ecosostenibili come quelli a base di: cotone, bamboo ,canapa, caucciú e lino;   che potrebbero  far parte del nostro vestiario nell’era del “ fast fashion”.

In conclusione con i dati alla mano si spera per un futuro più roseo, anzi in questo caso più verde, per l’industria tessile e che con questo articolo siamo riusciti a informare ed educare più gente possibile sulle precauzioni per un outfit a costo (ambientale) zero.

Valiante Luigi , Capasso Simone e Giunta Salvatore.