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Relazione concorso «Un presepe in 7 giorni, tra Tradizione e Istituzione

Nel 1223, Francesco d’Assisi (1182 ca.-1226) allestì il primo presepe a Greccio, in provincia di Rieti. Rievocava così una nascita che ha cambiato la storia del mondo: se, infatti, un Dio aveva scelto di nascere povero e privo di mezzi materiali, da allora chi era nell’indigenza e nella malattia non avrebbe più meritato dalla società l’esclusione, ma l’attenzione compassionevole. Non molto tempo dopo quella nascita, nelle società che vi più prestarono attenzione, si moltiplicarono ospizi e ospedali.

Pur rimanendo viva, da qualche parte, la tradizione del presepe vivente, oggi, come già da vari secoli, le statuine hanno preso il posto dei figuranti che, ai tempi di Francesco d’Assisi, inscenarono gli episodi evangelici relativi alla Natività. Ma la potenza del messaggio rimane inalterato e ci invita a riconoscere il valore inestimabile della vita nascente, senza la quale una società invecchia e muore; l’attenzione alla famiglia, senza la quale i piccoli d’uomo sopravvivrebbero con estrema difficoltà al freddo e al gelo di questo mondo; l’attenzione ai più deboli, che la comune umanità rende nostri fratelli.

Come sarebbe il mondo se dimenticassimo quella Nascita? Noi lo immaginiamo vuoto, sterile e senza amore, come un mappamondo svuotato, privo di luce e di vitalità. Ecco perché abbiamo posto i protagonisti del presepe all’interno del nostro pianeta, più vicini al suo centro rispetto a qualunque punto della superficie terrestre: perché essi ne rappresentano probabilmente l’anima. E crediamo che se il messaggio del presepe trovasse ovunque udienza, ogni donna e ogni uomo, di qualunque latitudine geografica, razza o retaggio culturale, avrebbe la chance di percepire la Terra come madre e non come matrigna, ritrovandosi a vivere in società che fanno della fraternità e del rispetto delle identità un valore irrinunciabile.

Per realizzare il nostro, come presepe abbiamo utilizzato, in linea con quanto richiesto dal bando:

  1. Un vecchio mappamondo in plastica rigida destinato alla discarica perché lesionato nella parte che abbiamo asportato con un taglio eseguito usando il flex.
  2. Come piano d’appoggio interno, un sottopentola in paglia che era stato gettato via.
  3. Per i «pastori»:
  1. i) pigne raccolte nel cortile della scuola;
  2. ii) palline di legno di cedro per armadi dall’effetto deodorante esaurito;

iii) costumi ricavati da tessuti di riuso.

  1. Per la stella: strato di alluminio di un imballaggio in tetrapak.
  2. Circuito di luci colorate alimentate da batterie ricaricabili.
  3. Muschio naturale.

L’obiettivo è stato quello di realizzare un esempio di come, creativamente e artigianalmente, possono essere riutilizzati i materiali e come si possono usare in modo consonante anche con gli elementi della natura.

Abbiamo sintetizzato con una frase il senso profondo di quanto realizzato:

“I nostri destini sono intrecciati, siamo parte del tutto, il cuore del mondo è e dovrà essere, per sempre, l’Amore”.

Gli alunni della III L