CAROLA STAGNARO E IL TEATRO NECESSARIO

Il prossimo maggio andrà  in scena al Teatro della Tosse lo spettacolo “Aspettando Siddhartha”,frutto del lavoro degli attori Carola Stagnaro e Paolo Drago con persone non vedenti e ipovedenti. Ci fa piacere pubblicare, a seguire, gran parte dell’intervento di Carola Stagnaro all’evento “Genova Lanterna di Positività” dell’ 11 gennaio 2019, nel quale l’attrice si era soffermata sul cosiddetto “Teatro necessario”.

Mi dispiace non partecipare fisicamente a questo evento, ma purtroppo devo essere a Parma per uno spettacolo. Ho deciso comunque di partecipare virtualmente ,perché ci tenevo molto a essere con voi. E’ bellissimo parlare di belle notizie, visto che sono sempre rarissime sui media. Una di queste, è che il Teatro fa bene.Il Teatro fa bene a chi lo fa e a chi lo riceve. Fa bene a chi fa teatro, perché lavorando a teatro ci si mette in gioco, si cerca e dentro di sé.Il teatrante è sempre alla ricerca di un nuovo sapere, vuol conoscersi meglio, per dare qualcosa di più al suo pubblico. Il teatro è il luogo dove ci si mette in discussione. In questo momento della mia vita ho deciso di usare la mia esperienza per alzare la qualità della vita delle persone. Per questo mi sono interessata di più al “Teatro necessario”, cioè al teatro con persone ai margini o marginalizzate all’interno del tessuto sociale. E’ gratificante lavorare con loro, aiutarli a prendere coscienza di sé, a collocarsi nel sociale, a non sentirsi più soli, ad ve
re più fiducia in sé, a trovare l’autostima. Quando arriva il momento dello spettacolo, tutti danno il meglio di sé, il pubblico applaude e loro si sentono gratificati, si sentono utili… Ci sono dei riti a teatro: l’ascolto, la concentrazione, il rispetto per l’altra persona.Tutti questi riti aiutano a trasformare la persona non solo sul palcoscenico, ma nella vita.
Mi è capitato di lavorare in carcere e con persone non vedenti o ipovedenti. Tra i non vedenti ve ne sono alcuni che hanno anche altre fragilità, oltre al fatto di non vedere. L’esperienza è stata meravigliosa. Dopo 40 anni di teatro, da attrice,, questa è veramente l’esperienza che mi ha dato.più soddisfazione e ho intenzione di continuare da adesso a fin quando sarò viva, con il teatro sociale, il teatro necessario, un tipo di teatro in cui metti in gioco anche le tue nevrosi, le tue paure,, le tue sofferenze cercando di far sì che tutto questo prenda una forma artistica. Anche quella del teatro in carcere è stata un’esperienza interessante. Ero stata scritturata come attrice. Per due anni ho condiviso con queste persone , durante le prove, la cella. Una cosa importante per loro era confrontarsi con altri , con persone diverse dal loro solito ambiente, sentire differenti punti di vista e ovviamente anche il fatto di fare degli spettacoli ….Io, con loro, ho imparato ad ascoltare e ad aspettare …

La bella notizia con cui voglio concludere è che magari oggi c’è meno gente a teatro, ma ve n’è di più che prova a fare teatro, da dilettante, per tirar fuori le proprie potenzialità nascoste