Paura e cambiamenti al tempo del coronavirus

Vivo a Milano da quando ho tre anni e credo di conoscere bene la mia città. Il centro, la mia zona e porta Venezia in particolare, poiché sono le aree che più frequento. Ogni giorno sulla mia strada per andare a scuola attraverso piazza Lima e dal finestrino osservo corso Buenos Aires, affollato come sempre, come ogni ora del giorno: chi lavora, chi va a scuola, chi è già intento, alle 8 di mattina, a fare shopping. Negli ultimi giorni mi è capitato di percorrere la stessa strada, anche se a piedi e non diretta a scuola, e non dirò che corso Buenos Aires si è svuotato, perché non è vero (nonostante si stia dipingendo una visione “catastrofica” della vita di noi milanesi), ma certamente si respira un’aria diversa, un’atmosfera insolita. Vedere sempre più persone munite di mascherina, avere l’obbligo di rimanere ad un metro di distanza dagli altri mentre si fa la fila nei negozi, farmacie che annunciano di avere finito gli igienizzanti, gli scaffali vuoti dei supermercati: tutti fattori che alimentano la sensazione di tensione che ormai caratterizza la vita quotidiana di tutti noi.

Più i giorni passano, più diventano restrittive le misure di sicurezza che ci vengono imposte: siamo stati persino obbligati ad evitare contatti fisici “inutili” (come se in fondo ne esistano di “utili”) e ci è vivamente consigliato di rimanere a casa, prigionieri delle nostre abitazioni. È abbastanza chiaro che restare tutte queste settimane senza contatti esterni, chiusi in camera propria, migrando ogni tanto in cucina per trovare qualcosa da sgranocchiare, senza impazzire è impossibile, soprattutto quando ci sono giornate come quella in cui sto scrivendo queste parole, con un cielo senza nuvole e un tepore primaverile nell’aria. Sembra quasi una tentazione in cui è difficile non cadere, pure per una come me che ama rimanere nella comodità della propria casa. Eppure, ahimè, il buon senso – e il Governo – mi dettano di sacrificare queste giornate meravigliose per bene mio e degli altri.

Mentre però, seduta alla mia scrivania, attendo e ricevo email e indicazioni di lavoro dai miei professori per i prossimi giorni di questa “vacanza inaspettata”, molte sono le riflessioni che insorgono dentro di me, soprattutto di fronte ai diversi atteggiamenti delle persone nei confronti di questa situazione nuova e senza precedenti.

Purtroppo la prima reazione in assoluto delle persone è stato il panico più totale. Gente che si precipita nei supermercati per fare scorte, a volte arrivando persino a picchiarsi per aggiudicarsi l’ultimo prodotto rimasto su uno scaffale; chi si sigilla in casa propria evitando qualsiasi forma di contatto con il mondo esterno; chi ancora semina odio nei confronti dei cinesi, considerati gli “untori”; politici che alimentano questa situazione di terrore… Scene da film di fantascienza sull’apocalisse (o da Manzoni). Eppure questa è l’Italia oggi. Io sono convinta che queste persone siano mosse da due principali fattori, ovvero l’ignoranza e la paura, entrambi strettamente legati tra di loro da un rapporto di causa-effetto: come si vede soprattutto negli animali, il nostro istinto ci porta ad aver paura di fronte a qualcosa che non conosciamo. Ma noi, a differenza degli altri esseri viventi, siamo dotati della ragione e nelle situazioni di pericolo dovremmo cercare di seguirla più di quanto si creda che sia giusto. La paura della gente disinformata si è chiaramente manifestata in questi giorni creando una vera e propria “psicosi”, per la quale quella che stiamo vivendo sarà l’epidemia che ci ucciderà tutti. Dall’altra parte, però, con il passare dei giorni sembra che siano in molti ad aver già abbassato la guardia: molti decidono di continuare la propria vita normale in quanto si ritengono abbastanza esperti da poter affermare l’eccessivo allarmismo diffuso tra gli italiani. Entrambi questi atteggiamenti non possono che non farci riflettere: quale è quello “giusto” da seguire? Risposta: nessuno dei due. Non si può neanche parlare di una “via di mezzo” perché dosando due comportamenti errati non si può che ottenerne un altro ugualmente sbagliato. Ma allora, perché la gente agisce in questo modo?

Come detto qualche riga sopra, l’ignoranza causa paura. Si potrebbe dire che quella di oggi nei confronti di questo nuovo virus è semplicemente la paura di essere infettati o addirittura di morire, ma io personalmente ritengo che la questione sia un’altra. Il terrore delle persone è quello di dover cambiare. Cambiare il proprio modo di vivere, le proprie abitudini, la quotidianità. Il cambiamento spaventa sempre perché è difficile cambiare la propria normalità. Per alcuni di più, per altri di meno, ma è chiaro che adattarsi a situazioni che richiedono di uscire dalla propria vita normale rechi disagio, e credo che chiunque lo abbia provato sulla propria pelle. Ecco, io sono sicura che la cosiddetta “psicosi da coronavirus” sia causata proprio da questo, dalla paura di dover cambiare le proprie abitudini, con il dubbio che nulla forse potrà mai tornare come prima. Per evitare totalmente questo disagio, invece, in molti ignorano il tutto continuando a vivere normalmente, come se non ci trovassimo in un momento estremamente delicato. L’ignorare è un’altra forma di difesa che alcuni adottano come risposta alla paura: se non abbandono mai la mia vita normale, non avrò alcun disagio. Questo, ovviamente, è un atteggiamento totalmente irresponsabile ed egoista, e lo dimostrano moltissimi giovani che, essendo scientificamente i più resistenti al virus, ignorano le norme e le misure fornite dal governo per limitare il contagio non pensando alle altre categorie di persone più fragili con cui vengono a contatto.

Io stessa, come tutti gli italiani, sono stata costretta a dover cambiare e ciò non ha potuto fare altro che recarmi disagio, iniziando dal non poter andare a scuola e dover seguire delle lezioni via internet, oppure semplicemente dover limitare il contatto con il mondo esterno e con le altre persone. Tutti speriamo di tornare alla normalità, è naturale, ma è fondamentale non lasciarsi prendere dal panico e dallo sconforto e saper trarre da questo difficile periodo, che lascerà un segno nella Storia con la S maiuscola, un insegnamento di vita: come si è visto, tutto può cambiare da un giorno all’altro e sta a noi avere la capacità di adattarsi e di vedere il lato positivo del cambiamento.

Classe 3B