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Il microrganismo che ferma il mondo: parlano due protagonisti della sanità e dell’economia ligure



di Anna Sartini 2B
Il mondo delle RSA
Il mondo del lavoro

E’ capitato anche a voi di assistere a qualche trasmissione come Porta a Porta o Fuori dal coro? In questi programmi televisivi ultimamente ci sono come ospiti di Vespa e Giordano esponenti della scienza e della politica che, lasciandoci nel dubbio più assoluto, esprimono le loro opinioni sulla nostra salute e la nostra economia. 

Ognuno dice la sua, ma i verbi più utilizzati sono tutti al condizionale ed il periodo ipotetico dell’eventualità vince su tutti i costrutti sintattici.

I riflettori sono puntati sulla nostra salute e sull’economia del nostro Paese, una nazione in ginocchio a causa di un invisibile microrganismo che oltre a mietere tantissime vittime ha destabilizzato e bloccato la nostra economia. Quali sono, allora, le conseguenze del Coronavirus in questi due settori? Lo abbiamo chiesto a due professionisti che operano in entrambi i campi, per avere più chiarezza su ciò che accade nelle Residenze che ospitano anziani in lunga degenza e quel che sarà da oggi in poi il mondo del lavoro.

Alessandro Bernardini è medico in una RSA (Residenza sanitaria assistenziale) di Genova (https://villaduchessadigalliera.com/) . Gli abbiamo chiesto cosa è cambiato ultimamente nella struttura in cui opera . Ci sono stati molti decessi – afferma – in considerazione del fatto che gli anziani sono già di per sè debilitati e affetti da malattie croniche che durano da molti anni. C’è un tasso di mortalità maggiore perché le stanze dove stanno i degenti sono triple o quadruple e quindi la diffusione del virus è più facile.

Come è entrato il virus nella struttura? All’interno di una RSA il virus è portato da persone esterne, operatori sociosanitari e medici inconsapevoli di essere affetti e asintomatici oppure da visitatori di altri ospiti. Negli anziani ricoverati in strutture come la nostra il tasso di mortalità è più alto perché la convivenza in comunità favorisce una più alta diffusione del virus. 

Come avete curato i vostri pazienti? Si somministrano farmaci antibiotici e cortisone. Il problema è capire però se muoiono per Covid o per altri motivi. Non sempre la cosa è chiarissima. 

Quali prospettive avete per la vostra struttura? La Asl sta già pensando di ridurre per il futuro il numero degli ospiti all’interno delle singole residenze provvedendo a disporre alcune camere adibite all’isolamento di pazienti affetti da patologie infettive di altra natura. Attualmente è vietato l’ingresso in RSA da parte dei parenti per evitare che soggetti infetti portino il virus all’interno della struttura e anche per evitare il rischio che queste persone estranee contraggano il virus all’interno della struttura stessa portandolo poi all’esterno e infettando altri soggetti. 

Come è cambiato il vostro modo di lavorare con i vostri pazienti?Viviamo tutti un grosso senso di impotenza: vedere morire tante persone causa ci addolora moltissimo, soprattutto perché in RSA si diventa una famiglia per questi anziani; molti hanno solo un amministratore di sostegno e il personale sanitario diventa allora un punto di riferimento affettivo. Per noi medici ed infermieri i nostri pazienti sono anziani che si conoscono da anni, con i quali abbiamo stretto un rapporto forte  ed è un dolore poter star loro accanto, mantenendo la distanza e attenendosi scrupolosamente alle norme ed ai suggerimenti terapeutici degli esperti in materia. 

Come vivono i parenti dei degenti questa situazione? La vivono molto male, con un profondo senso di frustrazione e di angoscia:  possono ricevere notizie solo via telefono. Sono spesso stressati da articoli giornalistici che descrivono  un quadro più catastrofico rispetto alla realtà dei fatti e talvolta alcuni tendono ad essere aggressivi verso il personale stesso della struttura (http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4446 9) La cosa per loro più dolorosa è anche il fatto di non poter vedere il parente nelle ultime ore di vita, non lo possono “accompagnare” al momento estremo e fino al 3 maggio non era neppure possibile celebrare il funerale: era proibito l’ingresso all’interno del cimitero e questo valeva anche per le persone decedute non per Covid. Insomma, una situazione davvero dolorosa. 

Cosa prevede per il futuro? Per ora gli ingressi per nuovi malati in struttura sono bloccati; speriamo di tenere sotto controllo la salute dei nostri ospiti e di garantire loro tutte le cure necessarie. Il personale è periodicamente controllato con tamponi e test seriologici.

https://www.ilsole24ore.com/art/tamponi-e-test-sierologici-ecco-dove-si-possono-chiedere-medico-famiglia-ADAcTPP

Personalmente spero in un vaccino, e auspico che tutta la popolazione si attenga alle norme di igiene e di distanza.Come tutte le epidemie anche questa finirà.

Angelita Birardi è Sales District Consultant (Consulente Commerciale sul territorio genovese) per la multinazionale Manpower (https://www.agenzieperlavoro.it/manpower-spa-genova_c7446) e si occupa di selezionare ed assumere personale per le aziende e offrire loro consigli sulla propria organizzazione. 

Quali sono state per lei le conseguenze del coronavirus? nell’immediato c’è stata una paralisi: i lavoratori non hanno potuto andare a lavorare e la produzione si è bloccata. Solo il settore sanitario ed alimentare e servizi pubblici essenziali hanno continuato a esercitare le loro funzioni, mentre tutto il resto è rimasto fermo proprio perché non si poteva uscire di casa. Gradatamente, in base ai vari decreti, sono stati aperti vari settori di attività e ad oggi si sta procedendo in questa riapertura graduale tanto che dal 18 a Genova si apriranno il settore del commercio, della ristorazione, i parrucchieri  ecc. 

Che cosa ha portato questa chiusura? Bloccando le attività delle aziende si è bloccato il mercato della domanda e dell’offerta, per cui si sono prodotte meno merci rispetto a prima, la domanda è calata e i mercati sono ora molto prudenti, ma se le aziende producono meno perché c’è minore richiesta di beni e servizi hanno anche meno bisogno di personale e lavoratori pertanto parecchie persone stanno perdendo il loro lavoro perché nel mentre sono scaduti i contratti. 

Le aziende possono licenziare in una situazione di emergenza come questa che stiamo vivendo? Al momento è vietato alle aziende licenziare i lavoratori con contratti a tempo indeterminato, ma ad ottobre per i lavoratori non ci sarà neppure più questa garanzia e questo creerà un gran numero di disoccupati e una elevata povertà. 

Che cosa è la cassa integrazione di cui tanto si parla? In questo periodo lo Stato oltre a garantire il divieto di licenziamento per 5 mesi sta aiutando molte aziende concedendo loro del denaro per pagare i salari dei dipendenti, salari comunque più bassi rispetto a prima. La cassa integrazione non può essere infinita, questi aiuti da parte dello Stato prima o poi finiranno (presumibilmente ad agosto) ed allora molto probabilmente ancora più persone perderanno il loro lavoro. Questo creerà ancora più povertà, a meno che il mercato non si riprenda e la gente riprenda ad acquistare. 

Come si comporteranno i mercati dal 18 maggio  in poi? E’ molto difficile prevedere il comportamento futuro del mercato, di certo al momento c’è molta prudenza, timore e atteggiamenti di attesa: si tende a rimandare ogni sorta di decisione o di acquisto. 

Ci sono però aziende che in questo periodo hanno lavorato? Sì, per fortuna ci sono aziende sane che stanno lavorando perché hanno molta richiesta (come il settore alimentare), ma hanno comunque il problema dei pezzi di ricambio: se per cucinare biscotti servono determinati forni ed il macchinario si rompe, è molto difficile in questo momento trovare chi fa manutenzione e chi provvede a pezzi di ricambio che magari dovrebbe arrivare dall’estero e non arriva. 

Quali criticità ha fatto emergere l’emergenza Covid? Questa pandemia ha sottolineato delle criticità dei mercati dovuti alla globalizzazione, ad esempio si era concentrato un tipo di produzione di un determinato bene in una certa zona geografica e da lì esso veniva distribuito in tutto il mondo. Nel momento in cui però quella zona geografica è stata bloccata dalla pandemia, il bene in questione non è più stato esportato bloccando contestualmente tutto il mercato ad esso riferito. 

Ci sono speranze per la nostra economia? Alcuni dicono che i morti per fame saranno maggiori di quelli per Covid (https://www.ilparagone.it/attualita/italia-persone-muoiono-fame/ ), ma è pur vero che l’uomo si è poi sempre risollevato dalle pandemie e dalle guerre che sono avvenute in passato. https://www.facebook.com/SuperQuarkRai/videos/489906958339548/

In questa ottica sicuramente i mercati si riprenderanno, anche se con tempi lunghi, saranno necessari uno o due anni per ritornare alla situazione di quattro mesi fa ed il lavoro ricomincerà a girare con quel meccanismo di domanda e offerta che regola la nostra economia da sempre. Anzi, si auspica che questa esperienza abbia insegnato agli economisti nuove logiche e nuove dinamiche per evitare gli errori che oggi stiamo scontando. 

ùCi sono dunque anche delle conseguenze positive? In questi ultimi mesi  si sono sperimentate nuove forme di lavoro, come lo smart working, ossia il lavoro da casa, che pur con delle correzioni può presentare molti vantaggi, come un risparmio di tempo, meno inquinamento, più tempo per la vita personale. Altra intuizione che è venuta fuori sono i vantaggi che derivano dalla tecnologia e dall’informatica che possono permettere di svolgere in sicurezza e a distanza il proprio lavoro e le proprie attività che invece sono stati sempre svolti in presenza. 

Ora come ora chi sono coloro che lavorano? Questa crisi abbastanza generalizzata ha salvato alcuni settori che hanno visto incrementare fatturato ed attività: sanità, settore alimentare, la logistica, intesa come movimentazione delle merci da dove vengono prodotte al consumatore. Pertanto aziende come Amazon (https://www.agi.it/economia/news/2020-04-22/fase-2-coronavirus-amazon-spedizioni-8411103/) hanno richiesto molti più persone del solito per attività di magazzinaggio, confezionamento, spedizioni, trasporto su gomma, autisti e corrieri. Questa pandemia infine ha aguzzato l’ingegno. Ad esempio alcuni ristoranti che per la pandemia erano obbligati a restare chiusi si sono riciclati diventando consegnatari di cibi da asporto e hanno aumentato fino al 30% il loro fatturato rispetto allo scorso anno. Questo ha dimostrato, come insegna Steve Jobs, https://www.millionaire.it/7-frasi-steve-jobs-ripetere/ inventore della Apple, che sempre di più il lavoro non va cercato, ma inventato.

E noi Italiani siamo un popolo creativo, un popolo che ha sempre saputo rialzarsi. Anche in questa occasione riusciremo a risollevare il capo: lo stiamo facendo poco per volta, un passo dietro l’altro, a distanza, con le mascherine sotto le quali, se si guarda bene, il sorriso è sempre pronto a nascere.