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I.C. Biella3 – DaDCreativa – Officina dei fuoriclasse- racconti in staffetta.

IN FUGA DA SCUOLA

C’era una volta, una ragazzina di nome Luisa che aveva dodici anni. Da sempre era molto pigra e non aveva mai voglia di fare niente. Una mattina si svegliò e accanto a sé sul cuscino, trovò un bigliettino che riportava queste parole: “se divertirti e non andare a scuola vorrai, i miei ordini seguire dovrai!”.

Luisa non ci pensò due volte ad accettare e pensò: “Farei di tutto per non andare in quel posto noioso e utile come una forchetta nel brodo”. Poi però realizzò che non aveva informazioni su chi avesse lasciato il biglietto quindi… Come avrebbe seguito gli ordini?       

Erano le 6:00 di mattina. Non era mai capitato che si svegliasse così presto. Forse l’aveva svegliata chi aveva scritto quel bigliettino? Luisa non capiva, le sembrava di aver sognato e quindi tornò a dormire. Stava per riaddormentarsi quando proprio sul più bello entrò il padre dicendole di prepararsi per la scuola.  Luisa lo implorò perché potesse stare a casa ma, a quanto pare, il padre aveva dimenticato il significato della parola divertimento.   

Non ne poteva più di andare a scuola! Non aveva nemmeno studiato per le verifiche di inglese e di francese. “Sono rovinata!”, pensò. Avrebbe studiato nelle ore di motoria e matematica, tanto il prof. di motoria non c’era mai. Peccato che quello di matematica invece avesse la capacità di tenere sotto controllo tutta la situazione in classe: riusciva a vedere e a sentire anche una mosca a chilometri di distanza! Luisa da sempre pensava che il Prof. di mate sarebbe stato perfetto per una gara di tiro alla mosca. Avrebbe vinto sicuramente!

Entrata in classe, la situazione cominciava a farsi disperata. Le ore galoppavano velocemente verso il momento delle verifiche. A Luisa tremavano le gambe. L’ansia era alle stelle. Ecco all’improvviso comparire sul suo banco un altro biglietto che le diceva: “Se a entrambi i compiti sfuggire vorrai scappare da scuola tu dovrai…”.  Non ci pensò due volte.

Il prof. di matematica era alle prese con la Lim.  Luisa ne approfittò per uscire dalla finestra. il prof quando si girò non notando Luisa, andò velocemente nell’ufficio della Preside e segnalò la sua scomparsa.

Luisa era ormai vicino casa. Non aveva alcuna intenzione di andare in giro per la città. Aveva le idee chiare: si sarebbe messa a letto di nascosto e avrebbe dormito tutto il giorno. Al solo pensiero il suo viso si riempiva di un sorriso sognante. Quando entrò, vide la mamma sopra, in salotto che stava stirando i vestiti. Con grande abilità sgattaiolò in camera sua. Non avrebbe dovuto fare rumore. Il piano era perfetto. A Luisa non importava più chi avesse scritto quel biglietto. Sentiva che le era stata data un’occasione che non avrebbe potuto non cogliere. Finalmente in camera s’infilò sotto le coperte.  Stava per addormentarsi quando arrivò una chiamata… Era la scuola. La mamma rispose. Quando finì la chiamata, sentì la mamma urlare con tutta la forza che aveva il suo nome: “LUISA!”.

 Luisa stava tremando, aveva una paura immensa di sua madre. Uscì dal suo nascondiglio e andò da lei.

Non l’aveva mai vista tanto arrabbiata. Luisa aveva paura non riusciva minimamente a immaginare la sua reazione.

Quella notte non riuscì a dormire. Avevano passato un pomeriggio fatto di silenzi e sguardi. Luisa sapeva di aver deluso sua madre e questo la tormentava più di qualsiasi punizione.

A un certo punto mentre i suoi pensieri si aggrovigliavano alla ricerca di una soluzione, Luisa sentì tre colpi secchi alla porta.  Guardò con paura la porta: “c-chi è l-là?”, disse con voce tremolante.  I colpi secchi cessarono, si udì una voce molto profonda che farfugliava qualcosa. Luisa si spaventò e cadde dal letto. La maniglia della porta iniziò a muoversi, la porta si stava aprendo. Luisa scattò letteralmente dentro il lettone e provò ad urlare, ma si accorse che non le usciva la voce. Era in preda al panico, ma nello stesso tempo paralizzata. I suoi occhi indagavano la stanza in cerca dell’intruso, ma niente. Tutto sembrava come sempre, ma lei sapeva che non lo era affatto. Con la mano afferrò il lenzuolo per coprirsi e si accorse che sul materasso c’era un biglietto. Lo prese e lo lesse: “se tu alla tua vita ci terrai, i compiti e a scuola andare e fare dovrai”.

Da quel giorno Luisa fu la prima della classe e il papà dopo diverso tempo, le confessò che in realtà era sempre stato lui. Rimaneva il mistero di come avesse fatto a farle avere i biglietti anche a scuola.

Luca Pisu, Antonio Disipio, Blakley Hotoraku, 2E

I.C. Biella3 – Marconi