La solidarietà e la bellezza ai tempi del COVID-19

di Giulia Dellacasa

Il distanziamento sociale dovuto all’epidemia di COVID-19 ha evidenziato la natura dell’uomo quale animale sociale. Gli uomini sono animali sociali perché tendono ad aggregarsi, a stringere legami con altri uomini e a vivere in società. Oggi più che mai è evidente non solo che l’uomo è un animale sociale, ma che le persone necessitano di solidarietà e di collaborazione. Tutti dipendono gli uni dagli altri, tutti hanno bisogno delle altre persone, tutti sono uniti da un filo invisibile, un filo che potrebbe essere formato dalla concezione di umanità e dal desiderio comune di dignità, di libertà e di vita. L’economia, il lavoro e la sicurezza sono elementi fondamentali della vita di ogni uomo e che dipendono dagli altri.

Di questi elementi il più importante è la sicurezza, ed è sufficiente pensare che tutti dovrebbero seguire le norme di sicurezza e prendere delle  precauzioni per evitare non solo di essere contagiati, ma anche di contagiare. Tutti hanno la responsabilità della propria salute e di quella delle persone con cui entrano in contatto. La consapevolezza di dipendere gli uni dagli altri dovrebbe essere ormai comune a tutti coloro che vivono la pandemia di COVID-19. 

Piuttosto che spaventare, questa consapevolezza dovrebbe unire gli uomini, convincerli a collaborare per resistere alle difficoltà, ad essere solidali gli uni con gli altri, ad aiutarsi a vicenda per creare insieme una nuova quotidianità. Ognuno di noi può collaborare alla sanità comune: si devono prendere le giuste precauzioni, seguire le norme di sicurezza, evitare i pericoli di contagio. In questo modo si rispetta anche l’impegno e la fatica del personale medico e infermieristico che da mesi combatte la pandemia, impegnandosi ogni giorno per salvare la vita di tante persone. 

Da questa incredibile esperienza emerge anche una grande necessità dell’uomo: la condivisione della bellezza delle persone. 

L’umano è tale perché cerca e desidera la bellezza nel mondo che lo circonda. La bellezza è intrinseca non solo nella natura e nel corpo umano, ma anche nelle persone che si vedono ogni giorno. 

Gli uomini trovano la bellezza in un gesto gentile, in un sorriso sincero, in una calorosa stretta di mano, in un lungo abbraccio, in uno sguardo curioso, in una voce spezzata dall’emozione, in una carezza sul viso e in una persona che posa la mano sulla spalla di un amico in difficoltà.

Ciò che spinge gli uomini a cercarsi a vicenda è il desiderio – e, per alcuni, il bisogno – di condividere la bellezza degli uomini, sia quella che percepiscono sia quella che generano. La condivisione della bellezza, soprattutto quella delle persone, è ciò di cui si nutre la vita umana. 

Oggi, immerse nell’emergenza coronavirus, costrette – seppur per il loro bene – alla distanza dalle persone e da tutto ciò che costituiva la loro quotidianità, le persone devono affrontare la separazione dalla bellezza, soprattutto quella delle persone, che si nutre prevalentemente di amore e di amicizia. 

Significativa è un’affermazione presente nel romanzo “La peste” di Albert Camus:

“Persone legate dall’intelligenza, dal cuore e dalla carne furono così ridotte a cercare i segni dell’antica comunione nelle maiuscole di un dispaccio di dieci parole.”

La condivisione della bellezza delle persone necessita della possibilità di manifestarsi in tutte le sue forme, e ciò non è possibile attraverso sms, telefonate o videochiamate. L’uomo è fatto di carne, di sguardi, di voce, di contatto, dunque la sua bellezza non può esprimersi liberamente attraverso lo schermo di uno smartphone. Per esprimere la bellezza, l’uomo deve fare del suo stesso corpo uno strumento. La bellezza umana non è solo nel pensiero e nei sentimenti degli uomini, ma anche nei loro sguardi, nei loro respiri e nei loro gesti. 

Le norme di sicurezza e le precauzioni da prendere per evitare il contagio costituiscono una grande limitazione alla possibilità di condividere la bellezza delle persone. Tuttavia è sbagliato pensare che, trovandosi in questa emergenza sanitaria, non si possa cercare ciò che è bello. È sufficiente pensare alla bellezza di infermieri e medici, che si impegnano tanto per garantire ai malati la speranza di guarire e di sopravvivere anche nelle condizioni di salute più critiche; alla bellezza di chi rispetta le norme di sicurezza, dunque di chi rispetta e aiuta il lavoro di medici e infermieri; alla bellezza di un incontro atteso da mesi; alla bellezza di immaginare di abbracciare un amico. 

Questa emergenza sanitaria ci dà la possibilità di trovare bellezza in gesti, in cose e in persone a cui da tempo non rivolgevamo la nostra attenzione e, soprattutto, di diventare consapevoli della necessità di collaborare, di essere solidali e di apprezzare la bellezza che ci circonda e che spesso sottovalutiamo. Abbiamo finalmente la possibilità di capire che cosa ci rende umani.