Siamo così liberi?

Il mondo in cui stiamo vivendo ormai dall’inizio del 2020 è un mondo per certi versi “nuovo”, caratterizzato da una profonda crisi economico-sanitaria mondiale, causata da una condizione pandemica in cui l’uomo moderno non si era mai trovato prima. Il COVID-19, che ormai ha contagiato quasi tutte le regioni del mondo, è una vera e propria sfida per tutti gli scienziati, dato che è un’evoluzione di un virus già noto, ma quali misure sono state prese per contrastarne la diffusione?

La prima misura che è stata presa all’inizio di tutto viene citata nel DPCM del 9 marzo 2020 “Io resto a casa” è stata quella di limitare gli spostamenti e di fare rimanere tutti a casa. Questa misura all’inizio può sembrare ingiusta e sbagliata, perché obbliga i cittadini a reinventarsi un nuovo stile di vita sedentario, solo e soprattutto viola uno dei principi garantiti dalla Carta costituzionale italiana, quello della libertà di movimento. Se ci pensate, restare a casa significa isolare le persone contagiate e non permettere loro di contagiare altre persone sane, frenando così la diffusione del virus.

Un importante passo avanti che è stato fatto, in conseguenza a questa misura, è quello della didattica a distanza, questo “strumento” del terzo millennio che ha permesso lo svolgimento delle lezioni durante tutto questo periodo. Essa è uno strumento a mio avviso troppo avanzato, sebbene veramente utile, per quello che è il concetto di scuola contemporaneo. In questo periodo l’ho trovata fonte di discriminazioni che riguardano l’accesso che ha il singolo a mezzi come internet e computer, perché ci sono molte famiglie che hanno un solo computer oppure che non dispongono di una connessione internet perché non se la possono permettere o perché abitano in zone remote in cui non c’è la copertura e che quindi non possono seguire le lezioni o consegnare i compiti on-line, a cui quindi non è garantito il diritto scolastico come previsto dalla costituzione. Trovo che sotto questo punto di vista non siamo così “avanti” come pensavamo di essere e credo che la didattica online diventerà un mezzo di comunicazione giornaliero nel prossimo futuro, ma oggi rimane un mezzo d’emergenza.

La seconda misura è stata un decreto che promuove un’applicazione, Immuni, la quale permetterà il tracciamento di tutte le persone covid-positive. L’aspetto tecnologico è davvero notevole e funzionale: tracciare lo spostamento dei positivi significa sapere in anticipo chi lo contrae e quindi curarlo in anticipo o addirittura evitare di incontrare persone che sono state a contatto con pazienti positivi o che hanno già contratto il virus e quindi non contrarlo affatto. La prima domanda da porsi è se noi vogliamo mettere a disposizione dello Stato i nostri dati privati: la prima risposta impulsiva è sì voglio contribuire a fermare la diffusione del virus. Poi magari non ci si pensa subito ma lo Stato accederebbe a tutti i miei spostamenti e diventerebbe così una sorta di “grande fratello”. Ora verrà da dire beh se non hai niente da nascondere che problema c’è se i tuoi spostamenti vengono tracciati? Il problema non sta nel tracciare gli spostamenti ma sta nella libertà personale, oltre che nella privacy, che ogni individuo ha nello spostarsi anonimamente. Ecco, permettere allo Stato di tracciare i propri spostamenti è come girare per le strade nudi con 5-6 persone al seguito che ci stanno riprendendo e ci riprendono quando siamo a casa, quando andiamo dalla nonna o quando semplicemente usciamo di casa per buttare la spazzatura. La mia domanda è siamo disposti a girare nudi per le strade? L’unica certezza è che il codice sorgente sarà open-source e quindi sarà verificabile da tutti in modo da scoprire eventuali falle nella sicurezza ed evitare quello che è successo in Olanda. L’app olandese per il tracciamento degli infettati, Covid19Alert! il 20 aprile ha subito un “data breach”, ovvero un rilascio non intenzionale di informazioni sicure e private come nomi e password. Infatti, i dati sensibili dell’app di tracciamento erano accessibili dagli utenti di un’altra app sviluppata dagli stessi programmatori, permettendo così agli utenti di questa seconda app di impossessarsi di dati sensibili.

Di Lucà Massimiliano 4AL