Giovani. Siamo la generazione della crisi?

Siamo un mondo che non si poteva fermare neanche per il battito d’ali di una farfalla

Possiamo davvero essere considerati la generazione della crisi?

“I giovani si possono considerare la generazione che ha sempre vissuto la crisi e si possono definire abituati a gestire le varie situazioni e che li portano a crescere”. A dirlo, Tommaso Cotellessa, studente appena maturato al liceo de l’Aquila, ospite dell’incontro on-line della Summer School Dire, diregiovani.it del 2 luglio.

“La crisi può essere considerata come un’opportunità per capire i propri privilegi, – ha aggiunto Mercedes Vitali studentessa dell’università di Milano- tutti dovrebbero avere strumenti e materiali indispensabili per potere lavorare e studiare anche da casa, in queste situazioni di emergenza. Ma, spesso, non si considera che ci sono famiglie impossibilitate ad avere la tecnologia necessaria”. 
“La didattica a distanza è stata inevitabile, – ha continuato Mercedes- ma può avere una doppia faccia, creando un divario tra chi non sa usare gli strumenti digitali e chi sa, invece, usarli”.
Durante il lockdown- concordano Tommaso e Mercedes- possiamo dire
di aver ritrovato i veri valori a cui non pensavano durante le nostre giornate. Abbiamo cominciato a fare cose che non avremmo mai pensato di fare prima e abbiamo davvero riscoperto noi stessi. Tommaso racconta che durante il periodo di chiusura in casa, ha riscoperto il valore della famiglia: “Il fatto di essere uno di cinque figli, spesso, porta a riempirsi di cose da fare per non stare in casa, ma questo periodo ha ci ha ritrovati uniti, anche nel giocare a giochi di società, cosa che non mi sarei mai immaginato di fare prima”.

Questo periodo di blocco totale è stato un periodo di resistenza, ovvero resistere nel rimanere a casa per riuscire a tutelare la vita delle altre persone, è giusto privarsi della propria vita per salvare i più deboli. Dopo questo periodo possiamo davvero dire che la libertà è uno dei valori fondamentali. E allora perché i giovani spesso vengono demonizzati? “Spesso, la società- ha aggiunto Domenico De Maio, direttore dell’Agenzia nazionale giovani- tende ad auto conservarsi e si cerca di difendere sempre di più il proprio spazio e, quindi, si ha una vera e propria difficoltà nel cedere il posto”. 

Noi giovani probabilmente veniamo considerati i più deboli, i più vulnerabili e manipolabili, la maggior parte delle volte si tende a dire che i ragazzi siano persone chiuse, timidi e che non partecipano alla vita di tutti i giorni, ma forse perché siamo quelli che subiscono di più le decisioni prese dagli adulti e capita che non veniamo ascoltati perché considerati ancora immaturi per decidere ed essere responsabili. 

Come ha sostenuto De Maio, le nuove generazioni sono quelle che spesso subiscono le decisioni degli adulti e, a livello nazionale, non si ha una strategia per i giovani, ed è un problema che dura da tanto.  Manca un programma per i giovani, un problema  che è motivo di disagio per noi, con conseguenze devastanti: dispersione scolastica, disoccupazione elevata. 

“Si dovrebbe lavorare meglio sulle loro competenze, – ha detto De Maio- la maggior parte di loro sono propensi a mettersi in gioco e a cercare di migliorare una situazione. I giovani non possono essere considerati i destinatari dei problemi, perché come si è visto anche in passato, le idee e programmi più innovativi arrivano proprio da loro, sono fonte di potenziale del Paese”.

Elena Sofia Santucci, Itc. “G.Salvemini”, Casalecchio Di Reno, Bologna