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Didattica a distanza: cosa ci riserva la scuola del futuro?

A causa dell’emergenza sanitaria con la quale l’Italia e il resto del mondo hanno dovuto combattere negli ultimi mesi, le vite dei cittadini sono completamente cambiate, in primis nell’ambito scolastico, che è rimasto particolarmente sconvolto da tale situazione.

L’impossibilità di svolgere le lezioni in presenza ha costretto alunni e professori a proseguire e terminare l’anno scolastico sulle piattaforme online di cui disponevano, provocando conseguenze, talvolta positive, talvolta negative.


Un rapporto notevolmente modificato da questa situazione è quello tra professori e alunni. Nelle aule di scuola quest’ultimo è sicuramente avvantaggiato grazie alla presenza fisica di studenti e insegnanti, mentre con la didattica a distanza (DAD) si sono “rotte le barriere” che normalmente separano i ragazzi dagli insegnanti a causa dell’esigenza di creare nuove tipologie di comunicazione, come quella telefonica, della quale è capitato anche che abusassero insegnanti o alunni.


Lo stesso rapporto tra compagni di classe è stato messo a dura prova. Abituati a trascorrere tante ore del giorno insieme nelle aule di scuola, sono rimasti spiazzati dalla situazione che ha impedito relazioni e confronti quotidiani. In questa condizione, gli studenti hanno avuto modo di consolidare le amicizie create tra le mura di scuola con costanti videochiamate e conversazioni in chat.


Infine la didattica, che ha dovuto essere adattata alla situazione, con la condivisione di file multimediali, la registrazione delle lezioni online e le verifiche, orali e scritte, attuate nel modo che ciascun professore riteneva migliore. Non tutti i professori però sono stati in grado di adattare la didattica alla particolare situazione che si è determinata, come confermano studenti di molte scuole, non riuscendo a sfruttare le tante potenzialità delle risorse multimediali e informatiche di cui disponevano. La didattica, in questo modo, è stata molto svantaggiata nel caso di insegnanti “poco pratici” con la tecnologia, invece favorita da professori intraprendenti e moderni, ahimè spesso la minoranza. Tuttavia, ciascuno studente ha vissuto e percepito in modo differente l’”avventura” della DAD, chi molto positivamente, chi negativamente.

La domanda che sta preoccupando maggiormente alunni e professori è come cambierà la scuola a seguito dell’esperienza della didattica a distanza. Sono state ormai pubblicate le linee guida che regoleranno il ritorno a scuola il prossimo 14 settembre, sicuramente in presenza, a meno che non ci sia una nuova emergenza, con il rispetto della distanza interpersonale di un metro e l’utilizzo di mascherine. Probabilmente ci sarà la necessità di integrare le ore in presenza con quelle a distanza, ma ogni istituto potrà gestire la didattica come crede in base agli spazi di cui dispone e al numero di studenti che la scuola “deve contenere”. Alla domanda se la didattica a distanza è la didattica del futuro e se affiancherà quella tradizionale la risposta che ha dato Francesco Paolicelli, OpenData Manager, è “forse”. Forse purché venga adattata ad essa la didattica. Inoltre, ha aggiunto che “tre sono gli assi fondamentali dello sviluppo delle soft skills del terzo millennio, […] e sono proprio il problem solving, il pensiero critico e la creatività” come capacità che nuovi metodi di insegnamento debbono stimolare e allenare.


Ad oggi è ancora sconosciuto il nostro futuro e il tanto atteso, o meglio temuto, primo giorno di scuola. A professori e alunni non resta che aspettare da parte delle autorità e delle singole scuole notizie più certe, in aggiunta al continuo monitoraggio della pandemia.

Michela Facchiano e Isabella Gatti