Io sarò una scrittrice – Racconto

Avete mai pensato che una ragazza dislessica possa diventare una scrittrice? Io sì. Mi chiamo Rebecca, sono una donna di 47 anni che abita a Milano, non ho figli e non sono sposata.
Da grande volevo fare la scrittrice, nonostante la mia dislessia.
In prima media la professoressa ci fece fare un tema, una delle tracce era proprio il lavoro dei nostri sogni. Io scrissi il mio desiderio e la prof mi disse che era impossibile che una ragazza come me facesse questo genere di lavoro.
Nonostante questo continuai a seguire i miei sogni e alla fine della terza media decisi di iscrivermi a un liceo classico. Andò malissimo e fui subito bocciata già dalla prima, ma non mi arresi, continuai a lottare e alla fine ce la feci; lo so che magari potrebbe sembrare che sto rendendo grande una cosa che forse alcuni sono riusciti a fare senza difficoltà, ma per me questo significa moltissimo: dopo tutto era un passo in più verso la mia carriera.
All’età di 19 anni mi trasferii da Pistoia a Pisa, per fare l’università. La sera prima della partenza, mentre preparavo la valigia, ripensai a tutti i bei momenti passati in questa città: quando per la prima volta entrai in camera mia e rimasi molto delusa perché era piccola e spoglia; quando andai a prendere i miei due gattini Woody e Buzz, che avevano due mesi; oppure quando venne ad abitare con me il mio fidanzato Luca (perché sì, all’epoca avevo un fidanzato) …scoppiai in lacrime.
Non potevo credere di stare abbandonando tutto questo, ma ero sicura che mi sarei trovata bene. Andai a letto, ma non riuscii a dormire e poi, quando finalmente riuscii ad addormentarmi, verso circa le una di notte, sentii suonare il campanello e quando andai ad aprire trovai davanti me Luca con un mazzo di rose in mano. Passammo la nottata sdraiati sul divano guardando film horror o romantici: penso sia stata la notte più bella della mia vita. Mi svegliai all’alba, ero sul divano, Luca era andato via e la casa era un macello, c’erano patatine ovunque, il tappeto era sporco di coca cola e le rose che Luca mi aveva regalato erano per terra, insieme al vaso in cui le avevo messe. Per fortuna la sera avevo portato i gatti dai miei genitori che avevano promesso che si sarebbero presi cura di loro.
Verso le sei, dopo aver messo tutto in ordine, sentii il clacson della macchina di mio padre che mi avrebbe portato alla stazione e da lì avrei preso il treno per arrivare a Pisa.
Fu un viaggio lungo: in treno lessi il giornale, ma mi addormentai, era molto noioso; mi svegliai quando il treno frenò e come uno zombie scesi giù e sentii squillare il cellulare: era Luca che mi aveva dato il buongiorno con un cuoricino. Chiamai il taxi per portarmi all’università, sapevo che avrei avuto una stanza doppia e che quindi avrei avuto anche una coinquilina, al momento speravo solo che fosse una persona educata e simpatica.
Il taxi parcheggiò e mi ritrovai davanti ad una struttura imponente, sui toni del bianco e del blu.
Quando entrai ci misi un po’ a trovare la mia stanza, era la numero 8. Ecco che finalmente mi trovai davanti un gigantesco otto sulla porta della camera.
Entrai, le luci erano spente e uno dei due letti disfatto, evidentemente la mia coinquilina era già arrivata… Sistemai le mie cose e uscii dalla stanza per andare a incontrare la preside, come facevano tutti i nuovi arrivati. La preside mi fece un discorso lunghissimo e parlò principalmente delle regole e del comportamento che dovevo tenere in questa scuola. Appena uscita dall’ufficio mi scontrai con una ragazza con dei lunghissimi capelli biondi e degli splendidi occhi azzurri: non mi disse niente e mi schivò, solo in seguito scoprii che lei era la tipica ragazza popolare e che io con quel gesto involontario l’avevo appena sfidata.
Ritornai in camera e mi trovai davanti a una ragazza con la pelle scura e i capelli rasta. Mi sembrava molto simpatica. Dopo un silenzio che pareva non finire mai in cui ci guardavamo fisse negli occhi, lei mi chiese se ero la sua coinquilina, io dissi dì si e le raccontai la mia storia.
Mi sembrava molto interessata e alla fine mi disse che avevo avuto un grande coraggio a venire qui nonostante la mia dislessia. Io non dissi niente, ma sorrisi. Era ormai sera e insieme ci avviammo verso la mensa. Ci eravamo appena messe a tavola quando lei mi chiese il mio nome e io il suo. Scoprii che si chiamava Cloe e che all’età di cinque anni con i suoi genitori si era trasferita in Italia dall’Africa.
Rimasi molto impressionata da questa storia e anche lei si deve essere commossa a raccontarla, infatti si mise a piangere. La cena passò velocemente tra chiacchiere e risate. Era tardi e tornammo in camera nostra, non vedevo l’ora di mettermi sotto le coperte e chiudere gli occhi.
Appena presi il telefono in mano iniziò a squillare: era mia mamma che mi chiamava, le dissi che andava tutto bene e che non vedevo l’ora che le lezioni iniziassero. Subito dopo mi misi nel letto e mi addormentai.
Il giorno dopo iniziarono le lezioni e trovai molto simpatica la prof di italiano e quella di matematica e non mi piacque per niente quella di arte.
I giorni passarono e un giorno la professoressa ci annunciò che dovevamo fare un concorso di scrittura, era la mia opportunità per dimostrare che ero brava a scrivere e che mi davo da fare. Passai giorni e notti al computer per scrivere questo racconto. Scrissi di una ragazza dislessica che voleva fare la scrittrice, proprio come me.
Arrivò il giorno della premiazione, ero emozionata e se avessi vinto avevo già preparato il discorso che avrei fatto, non si sa mai…
I giudici parlarono annunciarono il terzo posto e il secondo, a quel punto avevo perso le speranze, fino a quando sentii dire il mio nome. Esatto: avevo vinto, avevo raggiunto il mio obbiettivo, avevo dimostrato al mondo che anche una ragazza dislessica poteva scrivere bene e poi, guardatemi ora, sono adulta e sto scrivendo questa pagina per il mio blog, che ho aperto subito dopo la premiazione del concorso.
Vi chiedete che fine abbiano fatto Luca e Cloe? Beh, Luca l’ho lasciato quando sono tornata a casa, perché avevo scoperto che mi aveva tradito con un’altra e Cloe ora vive con me, in una casa tutta nostra con tre gatti. E sono felice della mia vita!
Lisa / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze