Un incontro inaspettato – Racconto

Il mio nome è Linda, ho ottantasette anni e i miei due figli a cui ho dato tutto il mio affetto mi hanno lasciata in una casa di riposo. Non che stia male, qui vivo una vita tranquilla, ho tutto quello che mi serve, ma mi manca la libertà. Poter decidere un giorno di partire, fare un viaggio, scoprire luoghi nuovi. Molte mie amiche della casa di riposo non si ricordano neanche il proprio nome, ma io ho la mente di una ragazzina, anche se alla mia età di cose me ne sono entrate in testa, ma rimangono tutte li, come fossero dei film, che quando mi pare posso rivedere.
La mia vita è monotona, od almeno lo è stata, fino al momento in cui è nata la mia ultima nipotina, decisero di chiamarla come me, in memoria di me, come se fossi stata già morta, e forse per loro lo ero già. Ma dal giorno in cui è nata Linda tutto è cambiato, non proprio subito; ho dovuto aspettare che avesse sette anni per incontrarla la prima volta, quando di sua volontà ha chiesto di conoscermi. Ma cosa volete che siano sette anni per una come me…
La prima volta che i nostri occhi si sono incontrati ci siamo capite subito, ho riconosciuto in lei un’emozione che non provavo da tanto tempo: la curiosità.
Abbiamo parlato e ho subito avuto la conferma di quella che era stata la mia prima impressione, da quel giorno Linda si è fatta portare almeno una volta al mese alla casa di riposo, rallegrandomi notevolmente le vita.
Oggi dal nostro primo incontro sono passati quattro anni, ora Linda frequenta la prima media, lei e la sua famiglia si sono già trasferiti tre volte dopo che lei è nata; non le lasciano neanche il tempo di ambientarsi, se io avessi anche un minimo di autorità nella mia famiglia farei in modo che queste cose non capitassero più, ma purtroppo non ne ho.
Oggi Linda è venuta a farmi visita, è sempre più grande e bella, oppure io sono sempre più vecchia, probabilmente entrambi, ha dei bellissimi capelli neri, ricci e ribelli, una vera gioia per le mani, il suo shampoo alla vaniglia li rende morbidissimi; è alta come un lampione e dai suoi occhi esce una luce nuova, mai vista.
Mi ha raccontato della scuola (come al solito), e del suo canarino Bubby che cinguetta continuamente, senza darsi pace.
Era tutto come al solito, fino al momento in cui mi ha finalmente svelato qualche dettaglio in più sulla sua nuova amica, Camilla., una ragazza normale, apparentemente, ma conoscendola meglio non lo è affatto, Linda mi aveva raccontato di tutte le avventure che avevano vissuto assieme, di tutti i guai risolti in modi strani, così, la sera andai a dormire con una sensazione strana, e sapendo che forse assomigliavo più di quanto immaginassi a mia nipote.
La notte sognai un’amica che avevo all’eta di Linda, un giorno ci successe una cosa veramente strana: stavamo facendo una passeggiata nel bosco vicino a casa sua, la nostra attività preferita, avevamo programmato di arrivare per il tramonto nel punto più alto della collina, da lì si vedeva tutto il paese.
Il problema era che il sentiero in un punto si interrompeva, non avevamo mai superato quel punto, quel pomeriggio lo avremmo fatto, ci saremmo avventurate nel bosco.
Ovviamente eravamo munite di cibo, che avremmo mangiato arrivate in cima, acqua, bussola e torcia, avevamo comprato una cartina, pensando di usarla assieme alla bussola per orientarci nel punto in cui il sentiero si interrompeva.
Ma successe qualcosa di inaspettato, sentimmo dei rumori in lontananza che si facevano sempre più vicini, per la paura ci nascondemmo dietro una grande roccia e sbirciammo fuori, fu così che lo vidi… era piccolo in confronto a quanto mi aspettavo, probabilmente era un cucciolo che aveva perso la mamma, era spaventato almeno quanto noi… era un orso!
Veniva proprio verso di noi, pensai che eravamo veramente sfortunate e che la nostra vita sarebbe finita quel giorno, guardai i suoi denti appuntiti e chiusi gli occhi, aspettandomi di essere azzannata.
Sentii tirare da dietro la schiena, dove c’era lo zaino e fu solo allora che mi feci coraggio e riaprii gli occhi, mi accorsi che probabilmente aveva solo fame, e non di.. ragazzine. Gli demmo tutto il nostro cibo, e ci accorgemmo che era ferito ad una zampa, cercammo di fargli una specie di bendaggio. Ormai era calata la notte, non saremmo più arrivate in cima, così ci accampammo come potevamo, assieme all’orso. Chiusi gli occhi guardando l’orsetto che riposava in tutta tranquillità e la mattina dopo quando mi risvegliai lui non c’era più, era sparito senza neanche salutarci: l’unica certezza che tutto quello che era successo la sera prima non fosse stato solo un sogno era che tutte e due ce lo ricordavamo benissimo e che, nonostante tutto il cibo che avevamo fosse finito, dalle nostre pance uscivano rumorini contuinui per la fame.
Quando raccontai tutto ciò a Linda, lei rimase talmente impressionata che il giorno dopo convocò i miei figli con le loro famiglie e volle che raccontassi tutto ciò che avevo raccontato a lei: rimasero tutti impressionati e sorpresi, e da quel giorno una volta al mese nella casa di riposo si riunisce la mia famiglia al completo per ascoltare la storia di una delle mie tante avventure di gioventù.
Per anni avevo sognato esattamente la stessa cosa e ora, finalmente si era avverata, e tutto grazie ad un piccolo orsetto incontrato per caso nel bosco.
Bianca / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze