IL CYBERBULLISMO

Il bullismo è un mostro che va combattuto. Questa è la definizione che, secondo me, racchiude tutte le caratteristiche tipiche di questo fenomeno. Durante la fase adolescenziale in particolare, ma in tutti gli ambienti e le categorie sociali, è indistintamente presente questo atteggiamento. Vengono definiti bulli coloro che infastidiscono, insultano e a volte picchiano un altro ragazzo prendendolo di mira.  Durante le lezioni scolastiche, sin dalle elementari, ci hanno spiegato che i bulli, in realtà, sono i più deboli perché necessitano di un gruppo per agire. Oggi i mezzi di offesa sono parecchi in quanto si è aggiunto il mondo del web, infatti il bullismo che si manifesta tramite i mezzi di comunicazione digitali viene chiamato cyberbullismo. Non è necessario che si verifichino comportamenti fisici violenti, in quanto i messaggi o le frasi, scritte o verbali che siano, possono fare molto più male.

Spesso gli adolescenti preferiscono agire tramite uno schermo, in modo anonimo. Facendo così, essi, si sentono “tranquilli” perché le vittime non sanno chi scrive dall’altra parte della tastiera. Oggi con l’aiuto della polizia postale è possibile conoscere l’identità del diretto interessato, spesso però essendo minorenni, le conseguenze devono essere pagate dalla famiglia. Riuscire a levare dalla mente della vittima gli insulti e le minacce è molto difficile. A volte capita che questo stress, in contemporanea con la paura di essere nuovamente vittima di cyberbullismo, sfocia nel peggiore dei modi: il suicidio.

A mio parere i genitori dovrebbero supervisionare i social di un ragazzo fino ad un’età media per vedere come egli si muove nel mondo di internet. Spesso a causa di questa mancata supervisione accade ciò che nessuno vorrebbe subire, arrivano insulti, parolacce, minacce e nei peggiori dei casi modifiche negative di foto. L’educazione indubbiamente deve quindi partire dalla famiglia ma la scuola, attraverso assemblee, riunioni, affrontando in classe tematiche di attualità come questa, può prevenire o “raddrizzare” un alunno che è su questa cattiva strada.

La mia scuola, per cercare di ridurre il fenomeno del bullismo, ha creato una collaborazione con uno psicologo, il dottor Cannavá. Egli tiene varie assemblee durante l’anno in cui parla di come affrontare ed uscire da queste offese, inoltre si tiene disponibile per eventuali incontri singoli nei quali ognuno può confidarsi e affrontare il problema. Secondo me è un’ottima iniziativa perché il ragazzo si sente tutelato e ascoltato da qualcuno di cui sa di potersi fidare inoltre, attraverso questi incontri i docenti vengono tenuti al corrente della diffusione di questo fenomeno all’interno dell’istituto per poter intervenire di conseguenza.

Da aiutare sono indubbiamente le vittime, coloro che subiscono queste violenze, ma lo sono anche i bulli che spesso si trovano a compiere questi gesti proprio a causa della mancanza del dialogo con la famiglia, di problemi sociali di cui spesso nessuno è a conoscenza. È inoltre molto importante denunciare, bisogna ricordare che la vittima è il diretto interessato e quindi soffre maggiormente, non è facile parlarne con qualcuno, ma a piccoli passi bisogna confidarsi, iniziando dalla famiglia, per risolvere questa problematica. Da parte di amici e compagni è indispensabile agire per difendere l’amico e fare capire al bullo il male che sta provocando.

Io alle scuole elementari e medie sono stata vittima di bullismo, ma, con l’aiuto e la forza dei miei genitori, ne sono uscita a testa alta; avendo subito ciò in prima persona sento il dovere di agire attivamente contro questo fenomeno. Secondo il mio parere, i colpevoli, non sono soltanto i bulli, ma sono anche gli spettatori, le comparse che non agiscono per aiutare la vittima. Stando dalla parte dei più deboli il bullo si rende conto di mettersi contro un gruppo e non un singolo individuo.

Con il termine bullo, viene in mente un ragazzo impostato che vuole avere il controllo di un ambiente; questa descrizione non è del tutto sbagliata, ma bisogna capire che per “bullo” si intendono anche le tante ragazze che escludono altre dal proprio gruppo anche online a causa della loro ricchezza o del proprio fisico.  In conclusione il cyberbullismo non è da prendere con leggerezza, non è meno importante del bullismo dal vivo e può e deve essere combattuto al fine di riuscire a vivere in una società più civile possibile, dove tutti devono essere liberi di esprimere il proprio parere dove tutti devono essere tutelati!

Martina Riera 3AL