L’infanzia negata.

Ogni anno il 20 novembre si celebra la “Giornata Mondiale dell’Infanzia”, un’occasione importante per sostenere, promuovere e celebrare i diritti dei bambini. Essa ha avuto un iter abbastanza lungo. Infatti nel 1954, il 20 novembre appunto, venne istituita la “Giornata universale del bambino”, nello stesso giorno del 1959 l’ONU approvò la “Dichiarazione dei Diritti del Bambino” e infine, trent’anni dopo, nel 1989, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la “Convenzione sui diritti del fanciullo”, firmata da oltre 200 paesi nel mondo, ratificata dall’Italia nel 1991.

Ma questi diritti sono oggi realmente rispettati? I numeri del rapporto globale di Save the Children dicono purtroppo di no. Nella parte povera del mondo, ogni giorno, oltre 16.000 bambini muoiono prima dei 5 anni anche per malattie facilmente curabili, circa il 18% dei neonati muoiono durante il parto non essendoci strutture idonee e un’adeguata assistenza medica.

Ancora oggi a troppi bambini viene strappata la possibilità di sognare e vengono sottratte loro la spensieratezza e l’ingenuità. In molti Paesi dell’Asia e dell’Africa ad esempio esiste purtroppo il fenomeno delle spose-bambine a cui viene negata l’infanzia, in quanto devono diventare mogli e madri troppo presto. Senza contare la pratica orribile delle mutilazioni genitali e lo sfruttamento sessuale di bambine e ragazze adolescenti. Inoltre è sempre più diffuso l’atroce fenomeno dei bambini-soldato.  Mettere un’arma fra le mani di un bambino al posto di un giocattolo è un crimine!

Trovo inaccettabile che nel 2021 i bambini continuino a conoscere il male spesso causato dagli adulti, continuino ad essere privati del diritto di vivere al sicuro, di andare a scuola, di giocare.

Ma anche le società multinazionali sono “ladre di bambini”, i quali vengono abbindolati da prospettive future migliori e si ritrovano, invece, sfruttati. In questo senso l’esempio per antonomasia è quello del pallone di cuoio. Non tutti sanno che, quando esultano e strepitano sulle tribune, stanno “incentivando” lo sfruttamento minorile. Quei normalissimi palloni di cuoio con cui si sono arricchiti manager e calciatori semplicemente distruggendoli a calci, nascondono dietro tanta, troppa sofferenza. Se tutti noi riuscissimo ad associare alla figura del pallone le piccole mani delicate dei bambini, poveri e senza tutele, che li cuciono, favoriremmo la loro infanzia e meno le diversità.

Questo è uno dei tanti motivi per cui non riesco a vedere il calcio come uno sport di divertimento. Gli uomini dovrebbero pensarci due volte prima di regalare, a Natale, un pallone ai loro figli. E, soprattutto, quando lo incartano con tanta cura devono pensare che stanno mettendo fra le loro mani il frutto di illegalità rimaste impunite. Per tale ragione, quando avrò dei figli, preferirò regalargli un bel libro in modo tale da formare la loro mentalità su ideali sani.

Concludo sottolineando che passato e presente si fondono, creando legami indissolubili. Il lavoro dei fanciulli nelle miniere siciliane del XIX secolo continua ancora oggi, anche se in forme diverse nei Paesi della parte povera del mondo. La descrizione delle condizioni disumane di lavoro, la lotta per la vita di Verga in “Rosso Malpelo” sono tematiche attuali più che mai. Nei minori sfruttati del Ventunesimo secolo vive ancora una piccola parte del ragazzino con i capelli rossi che crede che la realtà sia regolata dalla legge della lotta per la vita, in cui prevale il più forte e il più debole viene schiacciato.

Sebastiano Spinali 5AT