Black Lives Matter: la lotta continua

È accaduto lo scorso 6 gennaio, a Los Angeles (California), una ragazza afroamericana camminava da sola per strada, quando è stata aggredita da un gruppo di seguaci dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che manifestavano nelle vicinanze.

Berlinda Nibo (questo, il nome della ragazza) si trovava vicino ad un corteo di manifestanti pro- Trump, contro la certificazione della vittoria di Joe Biden e, all’improvviso, è stata accerchiata da un gruppo di persone che le hanno chiesto con insistenza per chi avesse votato, prendendosi gioco di lei e urlando: “white lives matter”. 

La 25enne ha chiesto agli aggressori di allontanarsi, ricordandoli di indossare mascherina, ma è stata bloccata, insultata per il colore della sua pelle e colpita. Le hanno tolto il cellulare dalle mani, e come se non fosse abbastanza, le hanno spruzzato lo spray al peperoncino sul viso. 

Ad intervenire in aiuto di Berlinda, sono state due donne convincendo l’uomo che la tratteneva, come si può vedere dalle foto diventate virali, a lasciarla andare. Uno dei manifestanti, con indosso una maglia dalla “F*ck Biden”, le ha strappato la parrucca dalla testa per sventolarla in aria e urlando frasi minatorie nei suoi confronti. 

Berlinda ha dichiarato che in quel momento credeva di morire, e che se non si fosse fatta forza per rimanere in piedi, l’avrebbero presa a calci fino ad ucciderla. Ha, inoltre, dichiarato che pur essendoci una stazione di polizia nelle vicinanze dell’aggressione, nessuno delle forze dell’ordine erano presenti per intervenire e soccorrerla.

L’episodio è stato  uno dei tanti eventi razzisti registrati nell’ultimo anno in America. Combattere ogni forma di razzismo è compito morale di ognuno di noi. Quante persone devono soffrire e rischiare la propria vita prima che questi pregiudizi medioevali vengano, finalmente, sdoganati?

Carola Stornello, V E.