Ottavo nodo: La vita interiore – Un filo di lana

La vita interiore è stare seduti e camminare – a volte anche stare sdraiati o correre, spesso è stare in ginocchio.

La vita interiore è stringere e lasciare andare – più spesso è lasciar andare.

La vita interiore è ascoltare e non ascoltare, è vedere e non vedere – almeno una volta al giorno è fingere di non vedere.

La vita interiore è la quinta di Beethoven e la caffettiera che gorgoglia al mattino – e il profumo del caffè.  E’ formicaio e Colosseo, è Ulisse, bendato, legato e… affamato del canto delle Sirene.

La vita interiore è studiare e non studiare – mutarsi e non mutarsi all’occorrenza, quando la bellezza è altrove.

La vita interiore è uno, nessuno, centomila – quasi sempre centomila.

La vita interiore è silenzio e caos – l’eco delle aule vuote, in alcuni momenti, è insopportabile.

La vita interiore è volere e non volere l’incontro reale con gli altri – qual è il contrario della paura? – benedette e maledette le mani che vogliono toccare l’altro

La vita interiore è fuoco e ghiaccio, è lana e seta.

La vita interiore è leggere e non leggere – anche un messaggio o un post, l’espressione di un viso dietro la mascherina, un cartello stradale, un regolamento, una poesia, un libretto di istruzioni, un bugiardino.

La vita interiore è un selfie e una ruga – anche molti selfie e poche rughe. La vita interiore è usare e non usare filtri per le foto.

La vita interiore è una parolaccia e una preghiera – molto spesso non detta, la preghiera.

La vita interiore è l’abbraccio sotterraneo delle radici degli alberi di un bosco – desiderio di respirare.

La vita interiore è la sedia di Van Gogh e la sedia di Gauguin, la sincronicità di Jung e il caso di Monod, la vita assente di Lévinas e il desiderio e la nostalgia di un paese dove non siamo mai stati.

La vita interiore è la siepe di Leopardi e la linea blu dell’orizzonte che divide mare e cielo – o, forse, unisce fisica e metafisica.

La vita interiore è il rosso delle restrizioni e il rosso del mar Mediterraneo, la vita interiore è il giallo del mio limone – siamo ancora in afelio.

La vita interiore è il bianco e il nero – il buio della notte e l’aurora.

La vita interiore è la luna di Ciàula e le stelle dal mio balcone – angoscia e speranza di infinito: la scommessa di Pascal e il tragico annuncio dell’uomo nietzschiano con la lanterna in mano. “Chi ci ha dato la spugna per cancellare l’intero orizzonte? Non andiamo forse errando in un infinito nulla?”.

La vita interiore è cercare un senso e accettare che, a volte, il senso non c’è – accettare o accogliere?

La vita interiore è una lacrima e un sorriso – anche il riso che abbonda…perché non sempre abbonda sulla bocca degli stolti, ma, a volte, diventa maschera per i sofferenti.

La vita interiore è un urlo e un soffio di vento leggero – una coccinella sulla sabbia.

La vita interiore è guerra e pace, è passato, presente e futuro, memoria e progetto. Filo rosso che ci tiene legati gli uni agli altri anche ora, anche nelle distanze che ci separano. E’ morti e rinascite – liquido amniotico e olio.

Forse, vita piena, vera.

Vita vera e vita apparente.

Quid est Veritas?

di Patrizia Ciccarella