Lo straniero

“Poiché, se si proponesse a tutti gli uomini di fare una che varie tradizioni e li si invitasse a scegliersi le più belle, ciascuno, dopo un’opportuna riflessione, preferirebbe quelle del suo paese: tanto a ciascuno sembrano di gran lunga migliori le proprie costumanze.”
La frase non ha datazione odierna: non è infatti parte di un discorso elaborato da qualche politico, intento a ricordare alla civiltà valori fondamentali, quali la tolleranza ed il rispetto. La citazione ha data molto più antica, risalente alla seconda metà del 400a.C, da Erodoto di Alicarnasso, considerato il fondatore della storiografia.
Erodoto, nato ad Alicarnasso nel 484 a.C trascorre una vita dedita alla conoscenza e al viaggio; esiliato dalla sua città natale dopo una rivolta contro il tiranno che possedeva l’egemonia del territorio, decide di viaggiare lungo le coste del Mediterraneo alla scoperta di nuove culture, vagabondando tra la Siria, la Libia, le isole del Mar Egeo, la Persia, l’Egitto e la Mesopotamia. Muore probabilmente ad Atene nel 414 a.C.
Oggigiorno è ricordato per la sua unica opera “Storie”, ossia una narrazione in chiave storica di come due popolazioni, quella greca e quella persiana, si siano contrapposte l’una all’altra, fino ad arrivare alle famose guerre Greco-Persiane; nel suo proemio precisa che è sua intenzione “sottrarre all’oblio le imprese grandi e mirabili degli uomini”; si parla di un arco storico di ottant’anni. L’opera si pone su 5 colonne, ovvero i sovrani persiani durante il periodo storico narrato (Creso, Ciro, Cambise, Dario e Serse); è formata da nove libri, ognuno dei quali dedicato ad una musa, che si diramano in due gruppi: dal primo al quarto e dal quinto al nono. Nei primi quattro la narrazione è incentrata sui Persiani e sulla loro cultura, dal quinto in poi si presenta una contrapposizione con i Greci, che diventano i veri protagonisti della storia, venendo lodate le loro battaglie. Lo storico però, non si limita a raccontare gli avvenimenti in modo lineare, ma fa largamente uso dei λογοι, ovvero excursus che vengono utilizzati a scopo di chiarimento: precisazioni sul clima, sul territorio, sulla flora e soprattutto sulla cultura. In particolare la frase sopracitata è tratta dal capitolo “il relativismo dei νομοι”.
Il testo inizia parlando della follia di Cambise, figlio di Ciro, il quale, dopo aver conquistato l’Egitto, compie una serie di atti sacrileghi contro la cultura locale. In seguito Erodoto scrive di un esperimento fatto da Dario che convoca esponenti della cultura indiana ed esponenti della cultura greca. Chiede agli indiani per quale prezzo brucerebbero i loro cari dopo la morte, pratica tipica greca, e gli ambasciatori urlano che per nulla al mondo avrebbero fatto una cosa tanto irrispettosa. Poi domanda ai Greci per quale prezzo sarebbero disposti a sviscerare i propri cari e poi mangiarli in un banchetto, costumanza tipica indiana, e anche loro manifestano disgusto per tale sacrilegio.
Ora è possibile capire il significato dei νόμοι, che quindi non sono solo un insieme di tradizioni o costumanze, ma rappresentano anche un codice etico e morale, sacro per ogni popolazione, poiché contente una verità assoluta. Erodoto vuole chiarire che per ogni popolazione la propria cultura è dotata di validità inviolabile e sacra, non è giusto dunque disprezzarla perché diversa.
Non a caso lo storiografo per “libertà” concepisce anche il bisogno di praticare le proprie costumanze, consapevole che anche lo straniero, il“βάρβαρος”, aveva tale necessità. Per lui infatti con il termine barbaro si intende lo straniero, colui che non parla il greco e che non si identifica culturalmente con i Greci. Il termine è andato  assumendo una connotazione negativa durante il IV secolo a.C con la crisi delle poleis, che ha causato una paura irrazionale dello straniero. Durante il corso della storia i barbari acquisteranno la reputazione di inferiori intellettualmente e culturalmente, come possiamo già notare in età latina con Cesare.
Per concludere, vorrei dare ragione di riflessione: nei tempi moderni, nel 2021, molti di noi non riescono a superare le differenze culturali, non riescono a rifiutare l’idea che non esiste una superiorità di razza, non riescono ad abbandonare l’idea di razze, forse per ignoranza, forse per educazione. Filosofi e storiografici vissuti millenni fa sono riusciti a capire questo concetto semplice, quanto rivoluzionario, e mentre noi continuiamo ad uccidere e a discriminare altri uomini, appartenenti alla nostra unica razza, a quella umana

Federica Passaro III C