Ninfee Nere, di Michel Bussi. Recensione

Se proviamo a pensare alla maggior parte delle storie che appartengono al genere giallo / horror che è, ad oggi, tra i più seguiti al mondo, potremmo dire di conoscerne già il finale, poiché ormai risultano tutte al quanto ripetitive, ideate e realizzate usando uno schema fisso, che molti lettori possono già intuire prima di concludere la storia. “Ninfee Nere”, però, non è un semplice giallo come tutti gli altri.
Ninfee Nere è un romanzo, definito poliziesco, del 2011 dello scrittore francese Michel Bussi.
Nato a Louviers, nell'Alta Normandia dove ha ambientato molti dei suoi libri, tra cui anche Ninfee Nere, è il secondo giallista francese in quanto a copie vendute.
Nel 2011 la sua opera Ninfee nere si è aggiudicata, oltre al Premio Michel Lebrun, il Grand Prix Gustave Flaubert, il Prix polar méditerranéen, il Prix des lecteurs du festival Polar de Cognac e il Prix Goutte de Sang d’encre de Vienne.
L’episodio per cui lo definiremmo un giallo è l’omicidio dell’oftalmologo Jérôme Morval, trovato morto sulle rive dell’Epte, il fiume che attraversa la famosa Giverny, città madre di Claude Monet. L’indagine è affidata ad una coppia di ispettori, da poter considerare come la dimostrazione del concetto “gli opposti si attraggono”, con Laurenç Sérénac, ispettore giovane e capace di trovare lo scherzo e l’ironia in ogni situazione che affronta, e Sylvio Bénavides, tutto il contrario del suo superiore, estremamente preciso e serio in ciò che fa, le cui supposizioni e idee per la risoluzione del caso conducono anche al di fuori della stessa Giverny.
Ma ciò che colpisce e affascina di Ninfee Nere non è tanto la storia, quanto il modo in cui l’autore la pone, rendendola allo stesso tempo un giallo e una storia che non si può ben identificare in un unico genere, che nonostante ciò trascina con sé il lettore fino all’ultima pagina. Tuttavia questa curiosità non nasce dal voler giungere alla risoluzione del caso, ma dal voler conoscere il finale di tutti gli intrighi che si susseguono nella storia.
L’assoluta precisione nella descrizione dei vari luoghi in cui la storia si ambienta (il mulino delle Chennevières, la casa di Monet, l’isola delle Ortiche, la scuola e le strade del paese, il commissariato di Vernon…), dei personaggi e delle loro vicende, permette al lettore di riuscire ad immedesimarsi nella storia.
L’originalità sta anche nel modo in cui Bussi struttura l’intero libro. Ogni capitolo descrive delle vicende ambientate in un dato contesto, specificato nel titolo. Invece i paragrafi descrivono le vicende vissute dai vari personaggi contemporaneamente, in quello stesso contesto.

Questo permette così di creare una mescolanza di sentimenti e sensazioni provate dalle diverse figure della scena. L’autore inizia e conclude la storia con la narrazione di una vecchia, la cosiddetta “strega” che abita nel mulino, che dalla sua torre riesce a vedere tutto ciò che accade nel paese senza mai essere vista e che nel libro racconta tre storie: la storia di Fanette, un’undicenne allegra e amante della pittura, che crede e sogna un futuro degno dell’immaginazione di una bambina; la storia di Stephanie Dupain, la maestra della scuola del paese, giovane, intelligente e colta, appassionata alla pittura, desiderosa di una vita frenetica che le dia sempre nuove emozioni; la sua storia, di una vecchia stanca della monotonia che la vita gli offre da ottant’anni.
Non sono una persona che ama molto leggere, ma “Ninfee Nere” mi ha fatto divertire e rilassare, coinvolgendomi nella storia e risvegliando in me tante emozioni e una grande voglia di leggere libri di questo genere, da me apprezzato e spesso privilegiato nei film o nelle serie televisive.
Curiosità, passione e in alcuni momenti anche confusione hanno dominato la mia lettura, alternandosi reciprocamente. Il modo in cui l’autore è riuscito a farmi immergere e vedere con i suoi occhi quella che è la realtà di questo piccola pietra preziosa, Giverny, mi ha suscitato desiderio di visitarla, per poter immaginare di rivivere le esperienze dei personaggi.
Ritengo che questa possa essere anche una lettura formativa, poiché permette al contempo di apprendere nozioni sul grande Claude Monet, figura fondamentale per Giverny.
Per concludere, posso affermare con certezza che “Ninfee Nere” non è il tipico libro che ci si aspetterebbe di leggere, ma ciò che ne viene fuori, è di sicuro una piacevole sorpresa.

Testo e foto di

Alice Vecchio
Liceo scientifico “Galileo Galilei” di Catania, classe 3^C