“LA PIETRA LECCESE”
Tipica Roccia della Penisola Salentina
Pietra dolce, porosa, compatta ed uniforme, che per la sua facilità di lavorazione i maestri di scultura
Salentina, animano dandole forme e figure decorative che caratterizzano un’arte conosciuta ed
apprezzata per l’immenso valore socioculturale che essa rappresenta.
La pietra leccese si estrae dal sottosuolo in enormi cave, profonde fino a cinquanta metri e diffuse su
tutto il territorio salentino, soprattutto nei comuni di Corigliano d’Otranto, Melpignano, Cursi, e
Maglie.
Di colore dal bianco al giallo paglierino, la roccia si presenta compatta e di grana fine, a differenza del
carparo, altro litotipo affine rinvenibile nella stessa zona. Utilizzata sia in campo architettonico che
scultoreo, la pietra leccese deve la sua particolare lavorabilità alla presenza di argilla, che permette un
modellamento al tornio e manuale.
Geologicamente, è da collocare tra i calcari teneri d’era miocenica di facies marina.
Similitudini si riscontrano nella pietra di Siracusa, la pietra di Malta, la pietra cantone in Sardegna.
Roccia esogena (sedimentaria), il cui processo di ricomposizione detto diagenesi è di natura mista (chimicofisico); non lucidabile.
La definizione petrografica, la classifica come calcarenite marmosa. La valutazione fisica è di una roccia porosa non geliva.
Questa roccia ha una composizione piuttosto omogenea, è costituita per il 92 – 95% da carbonato di
calcio ( CaCO3) sottoforma di granuli di calcare (costituito da microfossili e frammenti di macrofossili
di fauna marina, risalenti a circa sei mili
oni di anni fa) e di cemento calcitico misti anche a quarzo, fosfati, e sostanze argillose. La diversa miscela
di tutti questi componenti dà origine a nove diverse qualità di roccia:
LECCISO, PIRUMAFU, CUCUZZARA, DURA, BIANCA, DOLCE, SAPONARA, GAGGINARA, NERA.
Utilizzo dei vari tipi di roccia
PIRUMAFU
Grazie alla sua porosità interna, è stata ed è tuttora, il rivestimento termico per forni a legna. La sua
caratteristica è di assorbire aromi dai fumi che si sprigionano dalla combustione della legna. Alla
caduta della temperatura, sono rilasciati impregnando il pane con il tipico profumo.
CUCUZZARA
Presenta molti residui marini, creando difformità pertanto poco utilizzata.
DURA
E’ la vera roccia per lastricato. Compatta, presenta la porosità minima. Sotto forma di lastre, nei tempi
passati, erano vendute più care perché difficile da lavorare.
BIANCA
lo strato più interessante per le caratteristiche di resistenza alla compressione.
Costituiva il paramento murario per eccellenza. I capi mastri, la selezionavano, per destinarla ai muri
maestri. Il Salento è ricco di ville e monumenti strutturati da questa stratigrafia, decorati dal tempo
con variazioni cromatiche giallo arancio.
DOLCE
lo strato preferito dagli scalpellini e dai segatori; i primi per la facilità con cui si realizzavano i vari ornamenti, i secondi per la buona resa di litoidi segati nell’arco della giornata.
SAPONARA
Una stratigrafia sottile, che raccoglie poca attenzione.
GAGGINARA
Compatta colore chiaro, è la stratigrafia ad oggi merceologicamente più interessante.
NERA
colore grigio nero, compatta, è la stratigrafia dove spesso termina il banco di sfruttamento. E’
la pietra più dura. Merceologicamente non ha una buona posizione.
Filippo Rollo – portavoce indirizzo chimico