La bellezza dei miti greci

La mitologia greca mi affascina da quando sono piccola e poterla studiare durante il mio percorso di studi mi ha fatto appassionare ancora di più. Dedico questo articolo all’approfondimento del noto mito di Prometeo.

PROMETEO
Il mito di Prometeo fu trattato con grande rilievo da Esiodo (che ne fu forse il creatore), Eschilo e Platone. Il significato del nome Prometeo è “colui che riflette prima”. Ogni civiltà fiorita sulla Terra ha sviluppato fin dalle sue più lontane origini un vasto repertorio di miti (dal greco mythos = racconto), narrazioni solo in apparenza fantastiche, portatrici di messaggi e di una loro interiore verità. L’esigenza di rispondere alle grandi domande sull’origine dell’universo e dell’uomo, sull’alternarsi delle stagioni, sui fenomeni naturali, sulla vita, la morte e il dolore, sul destino che attende l’umanità e tutto ciò che la circonda, ha indotto da sempre l’uomo a fornire spiegazioni che, in assenza di adeguati strumenti scientifici e prima che si formassero elaborati sistemi filosofici, si traducevano in narrazioni fortemente simboliche, confluite poi nel complesso sistema dei miti. Questi dunque riflettono la cultura dei popoli cui appartengono e le modalità attraverso le quali essi hanno tentato di fornire un’interpretazione della realtà.

PROMETEO IN ESCHILO
● In Esiodo (Teogonia) Prometeo è un Titano, figlio di Giapeto e dell’oceanina Climene, che in contrasto con Zeus favorisce gli uomini, dapprima con l’attribuire loro la parte migliore delle vittime sacrificate, poi dando loro il fuoco di cui Zeus per vendetta li aveva privati. Zeus punisce Prometeo facendolo incatenare a una colonna e inviando l’aquila a divorargli il fegato che sempre ricresce; gli uomini sono puniti con la creazione della donna, Pandora, che Epimeteo, il fratello stolto di Prometeo, accetta in sposa (Esiodo accetta per Prometeo l’etimologia da προμανϑάνω “saper prevedere” e in contrasto crea Epimeteo da ἐπιμανϑάνω “rendersi conto dopo”).

Esiodo è il primo autore greco a raccontarci la storia di Prometeo, il dio filantropo alleato dell’uomo: l’inganno che egli ordisce contro Zeus segna l’inizio della separazione fra dei e uomini. A Prometeo, nella vicenda narrata da Esiodo, vengono legati tre elementi costitutivi di civiltà:
1) il sacrificio. Quanto accade a Mecone (nel Peloponneso) spiega l’origine e la storia dei sacrifici alla divinità alla quale non sono riservate le carni degli animali, bensì le bianche ossa ed il grasso delle vittime (“È da allora che agli immortali la stirpe degli uomini sulla terra / brucia ossa bianche sugli altari odorosi”, vv. 556 s.);
2) il fuoco. Viene sottratto da Zeus agli uomini come punizione per l’offesa subita e da Prometeo, ancora una volta con un inganno, viene portato agli uomini;
3) la famiglia. Pandora è “stirpe nefasta”, “sciagura grande” per i mortali (v. 592), ineluttabile punizione per il sacrilego furto ma, in una visione che rimane di fatto ambigua, è anche lo strumento perché la stirpe non si esaurisca e i beni della propria famiglia non vengano divisi fra oscuri cognati (v. 607 “ma, lui morto, i suoi beni dividono / remoti cognati”).
Un motivo che ritorna nei versi è l’intelligenza di Zeus (“Zeus accorto”, v. 520; “che sa eterni consigli”, vv. 545, 550; “che sa immortali pensieri”, v. 561) cui nessuno può contrapporsi, nemmeno il “versatile e astuto” (v. 511) Prometeo.

PROMETEO IN PLATONE
● Platone nel Protagora mette in bocca al sofista una versione poco diffusa del mito, che fa Prometeo creatore degli uomini; insieme a Epimeteo Prometeo viene poi incaricato da Zeus di distribuire agli esseri viventi le varie qualità e, poiché Epimeteo sbaglia favorendo gli animali, Prometeo rimedia donando agli uomini il fuoco e la saggezza. In tutto lo sviluppo letterario del mito appare evidente la tendenza ad arricchirlo di motivi filosofici, facendo di Prometeo l’incarnazione dello spirito d’iniziativa dell’uomo e della sua tendenza a sfidare le forze divine; in ciò si riflette probabilmente l’orgogliosa coscienza di ceti artigiani politicamente emergenti.

Il Mito di Prometeo è un’antica teoria sulla nascita delle “città” ripresa da Platone nel suo discorso “Protagora“, dedicato al sofista omonimo. Il mito di prometeo narra che i fratelli Prometeo ed Epimeteo furono incaricati dagli dei per distribuire le varie doti a tutti gli esseri che popolavano la terra, uomini e animali. Accadde però che Epimeteo persuase il fratello, volendo distribuirle da sé e lasciando a lui il compito di controllare a opera completata. Ma, non essendo un gran sapiente, Epimeteo diede tutte le qualità agli animali, lasciando nudo e scalzo l’uomo. Prometeo, per sopperire agli errori di Epimeteo nella distribuzione agli esseri viventi delle facoltà utili alla sopravvivenza, ruba il fuoco di Efesto e la perizia tecnica di Atena. In tal modo l’uomo ottenne la sapienza (la perizia tecnica) ma non l’abilità politica. Quest’ultima gli venne conferita da Ermes – su ordine di Zeus chiaramente – il quale donò agli uomini rispetto e giustizia che costituiscono i fondamenti dell’ordine della città e i vincoli dell’amicizia. Tutti devono partecipare di questi doni.

La presentazione dell’intero dialogo riporta la discussione tra il sofista Protagora e Socrate. Il personaggio Protagora si esibisce in un lungo discorso per rispondere a una domanda di Socrate che va a toccare i fondamenti della democrazia: perché gli ateniesi sulle questioni di carattere tecnico prendono in considerazione solo il parere degli esperti, mentre sulle questioni di interesse comune lasciano che chiunque possa prendere la parola in Assemblea? Credono che questa capacità sia insegnabile a tutti? Il sofista di Abdera, discutendo sul tema della virtù, illustra la propria tesi col mito di Epimeteo e Prometeo: Zeus, per render loro possibile vivere in società, ha distribuito aidos e dike a tutti gli uomini, che hanno bisogno della cultura e dell’organizzazione politica perché, a differenza degli altri animali privi di parola, non hanno doti naturali, come artigli, zanne e corna, immediatamente funzionali ai loro bisogni. Tutti partecipano di queste due virtù “politiche”, che non vanno viste come connaturate all’uomo. Per questo è possibile insegnare aidos e dike agli uomini, mentre non si può “insegnare” a un toro ad avere corna e zoccoli. Doni così necessari alla sopravvivenza sociale dell’uomo da venir distribuito senza distinzioni a ogni individuo.
Protagora sostiene dunque, attraverso il mito, che il diritto di parlare in assemblea è fondato su una capacità che appartiene all’uomo e che consente a ciascuno di contribuire con il suo giudizio al bene comune.

● Eschilo dedicò a Prometeo un’intera trilogia, della quale rimane il Prometeo legato. La tragedia si svolge nella remota Scizia dove Prometeo, reo del furto del fuoco, è stato incatenato ad una rupe per ordine di Zeus. Prometeo profetizza al coro delle oceanine la rovina di Zeus, ma è rimproverato per la sua ubris ed esortato alla moderazione anche dal titano Oceano; egli è però ormai risoluto a sfidare Zeus e a subire il suo destino. Giunge Io, anch’essa vittima di Zeus: il, dio, invaghito di lei, l’ha esposta alla gelosia di Era che l’ha trasformata in giovenca e costretta a errare sotto l’assillo di un tafano. Prometeo le predice nuovi dolori, ma le annuncia anche che un giorno Zeus sarà spodestato da un figlio generato dal dio stesso: solo Prometeo sa quali saranno le nozze rovinose per il Dio, ma ostinatamente tace anche di fronte alla richiesta di Hermes. Improvvisamente la terra si scuote e si abbatte su prometeo il castigo di Zeus

Il Prometeo legato fa parte di una trilogia che comprende altre due tragedie il Prometeo Liberato (ottiene la liberazione grazie alla rivelazione del significato della sua profezia ed inoltre raggiunta una soluzione per il conflitto seguiva la consacrazione in cui Zeus donò agli uomini aidos e dike) e il Prometeo portatore del fuoco (secondo alcuni la prima tragedia della trilogia) ma ad ogni modo il Prometeo incatenato ebbe più fortuna nella storia della cultura europea. Se in passato gli antichi riconobbero opera di , la filologia moderna ha smentito la sua attribuzione al tragediografo ateniese non solo per ragioni stilistiche, lessicali e metriche. In diverse chiavi di lettura è stato interpretato l’atteggiamento di Zeus nei
confronti del comportamento di Prometeo. Erroneamente interpretato come dio vendicatore in realtà la tragedia ripropone il tema della giustizia di Zeus indiscussamente dominante su tutto e tutti. Proprio per questo nel testo emerge il tema della hybris.

Teresa Middei 4C cl