La giusta importanza: “amici” e Amici

Esiste un periodo nella vita di tutti noi, noto come “adolescenza”, durante il quale qualunque persona è portata a porsi domande alle quali non aveva mai pensato prima: domande su noi stessi, sugli altri, e su ciò che ci circonda.

Le risposte a queste domande, o comunque i tentativi di trovare delle risposte, possono aiutarci a conoscerci, a scavare nel profondo per comprendere il nostro vero “io”; questa strada può essere intrapresa in più maniere diverse: individualmente, o con l’aiuto di altre persone, gli “amici” e gli Amici.

Gli “amici” sono quelle persone di cui ci circondiamo sin dai primi anni di vita, quelle persone che vanno e vengono, che lasciano impronte positive e negative nel nostro percorso, ma che in un modo o nell’altro ci aiutano a crescere; gli “amici” sono da sempre presenti nella vita di ognuno di noi, non possiamo farne a meno.

Gli Amici, invece, li scegliamo noi, ci scelgono loro; e in un’amicizia vera e sana sappiamo che possiamo essere noi stessi al 100%, senza filtri o maschere, e soprattutto sappiamo che in questa tipologia di amicizia, ci si protegge dagli “amici”, che contrariamente a quelli veri, a quelli realmente definibili tali, sono nella nostra vita per “bisogno”, per paura di rimanere soli, senza abbastanza persone intorno, per paura di non essere accettati da nessun altro all’infuori di quei due, tre veri Amici.

Questo bisogno, questa paura, questa continua ricerca del giudizio altrui, ci porta appunto a circondarci di persone superficiali, che, al contrario di noi, sono più interessate a giudicare, a dare il loro apprezzamento, a “prevalere” su di noi, e a mettere da parte il nostro essere, in modo da farci “sottostare” al loro carattere, anche loro, per la costante ansia di rimanere isolati.

Quindi, questa caratteristica: la paura, ci accomuna, unisce persone che temono il giudizio altrui ma che lo cercano per provare inutilmente a “migliorarsi”, e persone che, prevalendo sull’altro si sentono bene, dal momento che possiedono un’insicurezza forse maggiore di quella altrui. La combinazione di queste due tipologie di persone, è deleteria per entrambi. “Deleteria” perché proprio per il bisogno di essere accettati, di essere considerati “perfetti”, la troppa vicinanza con persone che tendono a nascondere il nostro essere originale, ci porta ad un certo punto della così detta “amicizia”, ad imitarli, a comportarci allo stesso identico modo con individui ancora più deboli di noi, per poi instaurare un rapporto di superiorità nei confronti dell’altro, e dell’altro ancora, e così via, perché si, è su questo che si basano questi rapporti, sul “prevalere sul più debole”, il quale, se non diventa anche lui sempre più simile a chi cerca di “comandare”, va denigrato, trattato male, ignorato o considerato inferiore.

A questo punto sorge dunque una domanda spontanea: Perché cercare di imitare chi si comporta male nei confronti degli altri e chi fa cose che noi non faremmo, che generalmente neanche approviamo, soltanto per essere accettati da questo genere di persone? E purtroppo, la risposta la ritroviamo proprio nella domanda: “per essere accettati”, “per essere accettati”, “per essere accettati”, rimbomba nella nostra testa questa frase, come rimbomba nella mente dei più “deboli”, che si cacciano nei guai, intraprendono brutte strade, brutte abitudini, conoscenze peggiori, sempre e solo per “dimostrare” qualcosa al più “forte”, per dimostrare di valere quanto lui, di essere quasi superiore…sempre, per essere accettati.

Non si parla soltanto di cattive abitudini come l’iniziare a fumare, a bere, ma si parla di trascurare le vere cose importanti della vita, come anche i veri Amici, fino poi a rischiare di perderli. Si parla inoltre, e soprattutto, di perdere consapevolmente il controllo di noi stessi, di non riuscire più a trovare quel nostro “io” originale che tanto ci rendeva unici, buoni, e speciali.

È così che iniziano a crearsi i “gruppi”, ma attenzione, non i bei gruppi di Amici, bensì quelli tossici, basati sul meccanismo di superiorità di cui parlavo prima: quei gruppi che tendono dal nulla ad isolare chiunque non venga ritenuto abbastanza “all’altezza”, chiunque abbia un pensiero diverso o un atteggiamento diverso, chiunque non rispetti quei “canoni” che la società impone, che siano caratteriali, di estetica, tra l’altro quest’ultimo uno dei motivi per i quali gli adolescenti soffrono maggiormente, dovuto dal confronto tossico con gli altri, che non ti danno consigli su come migliorarti, al contrario ti scaraventano addosso tutto ciò che secondo loro è sbagliato, è brutto, è “da migliorare”. Ogni componente del gruppo è soggetto ad una grande ansia, un grande stress, e soprattutto un continuo sbagliato metodo di mettersi in discussione, di non apprezzare quello che realmente è, dal momento che gli è stato messo in testa che “quello che hanno gli altri, che riguardi gli oggetti materiali, il fisico, il carattere, è sempre meglio di quello che ho e che sono io”.

Allora io, una semplice studentessa di quarto anno, decido di porvi una domanda: Ne vale la pena?

Francesca Sposito, IV F Galileo Galilei Catania