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“La ragazza con l’orecchino di perla”. Recensione libro

Nel romanzo “La ragazza con l’orecchino di perla” la scrittrice Tracy Chevalier  la protagonista è  una ragazza sedicenne di umili origini che, a causa di un incidente che invalida il padre, per aiutare economicamente la famiglia prende servizio come domestica presso la famiglia del pittore Vermeer. 

Da quel momento la vita di Griet cambia radicalmente. Non certo per il lavoro  dai Vermeer, abituata com’era a svolgere le faccende domestiche nella sua casa, ma per l’ambiente in cui andrà a vivere. Non si tratta solo di un luogo fisico, la casa ed in particolare l’atelier del pittore, ma per tutto ciò che si generava intorno alla pittura, all’estro di un artista, ad un mondo tanto lontano da quello delle origini di Griet  ma al contempo tanto seducente. A proposito di seduzione, già nel primo incontro tra la ragazza, e il pittore, nella modesta abitazione della famiglia di Griet, alla presenza di Catharina, moglie di Vermeer, Griet colse l’insofferenza della donna per l’attenzione che l’artista le prestava. Ma prim’ancora che marito e moglie entrassero nella casa di Griet, e senza che sapesse nulla di chi fossero le persone che stavano per entrare, le loro voci le fecero venire in mente delle immagini di cose preziose come perle, tappeti e libri: la seduzione per un mondo diverso, lontano dal suo.

Nella casa della famiglia Vermeer Griet oltre ad occuparsi delle faccende domestiche e della spesa al mercato aveva un compito speciale: ogni giorno doveva pulire l’atelier del pittore, senza spostare nessun oggetto dell’ambientazione inerente al quadro su cui Vermeer lavorava. La ragazza svolgeva il suo compito con accuratezza e in Vermeer di giorno in giorno cresceva l’interesse per la ragazza. Il rapporto tra i due era sempre distaccato, sia perché Catharina  aveva percepito quest’attenzione da parte del marito per la ragazza e mostrava insofferenza ed avversione per lei, sia per il carattere schivo di lui. Ma se vi era un distacco intimo sicuramente vi era un’intimità di pensieri, di sguardi, di, seppur tacite, intese. Griet si trovò anche a dimenarsi tra il sincero corteggiamento di un giovane macellaio conosciuto al mercato, che poi sposerà, e le sgradevoli avances di Van Ruijven, ricco acquirente dei quadri di Vermeer. Proprio per evitare di farla posare in un quadro insieme al mecenate, Vermeer  iniziò ad utilizzare Griet come modella di un suo quadro. Il pittore intanto aveva già istruito la ragazza nella preparazione dei colori e pertanto Griet aveva anche acquisito conoscenze delle tecniche pittoriche di Vermeer  e soprattutto era riuscita a carpirne le modalità creative. La cartina di tornasole di questo nutrimento artistico di Griet si ebbe nel quadro che la rappresentò con uno sguardo suggestivo e con  le labbra aperte, atteggiamento estremamente  sconveniente per l’epoca; ma mancante di qualcosa. Questo qualcosa Griet lo individuò prima di Vermeer: raffigurarla con un orecchino della moglie. Ma sarà la causa dell’allontanamento  di Griet, quando Chatarina lo verrà  a scoprire.

Alla morte del pittore, nel testamento l’ultimo affronto per Catharina: le perle a Griet.

Il libro è ambientato in Olanda, nello sfondo delle divisioni nate all’interno della Chiesa col protestantesimo, e si ispira alla vita di Johannes Vermeer. L’autrice ci dà anche uno spaccato della società dell’epoca, in cui le donne potevano lavorare solo come serve. 

Il romanzo scorre agevolmente, imperniato sui pensieri della ragazza, attenta a inquadrare le persone e a descriverle minuziosamente sia nell’aspetto fisico che nel carattere. Il fluire leggero del racconto induce il lettore a divorarne la lettura. Come definirlo? Un romanzo d’amore, un libro d’arte o un libro d’amore per l’arte? Io credo che sia soprattutto un libro d’amore per l’arte, un libro che avvicina all’arte. Emblematica la scena in cui Vermeer  fa capire alla ragazza che ogni colore è l’insieme di altri colori. Da quel momento la ragazza nel guardare le nuvole non vede più il colore bianco ma l’azzurro, il viola e il giallo. E allora l’arte ci insegna anche a vedere ogni cosa in un’ottica e in una luce diversa che apre la nostra mente.

Il libro mi è molto piaciuto. Ho conosciuto Vermeer solo a scuola, ma non sono andata su internet a cercarne notizie. Dalla lettura di questo libro e come se avessi compreso tutta la sua arte.

Maria Federica Costanzo, III C