L’ascesa dei Totalitarismi

Il XX secolo in Europa è stato caratterizzato dall’avvento di regimi politici totalitari, favoriti da movimenti nazionalistici come conseguenza di una profonda crisi che interessò l’economia dopo la fine della prima guerra mondiale. Il Novecento è il secolo in cui le masse assumono un ruolo importante nella storia: infatti lo sviluppo del settore industriale comportò un sempre maggior impiego della forza lavoro, con conseguente concentrazione sul territorio di un gran numero di persone che favorì l’affermarsi di alcuni sistemi politici.

I caratteri principali dei regimi totalitari sono: 1) la presenza di un’ideologia ufficiale forte; 2) un partito unico di massa con un capo carismatico che si rivolgeva a diverse classi sociali, ma soprattutto legato alle classi medie; 3) il controllo sui mezzi di comunicazione (giornali, radio, cinema) da parte del partito al fine di censurare ogni forma di espressione contraria all’ideologia dominante; 4) il terrorismo poliziesco per reprimere l’opposizione; 5) il comando su tutti i corpi armati; 6) il controllo totale dell’economia. La caratteristica principale che ritroviamo in tutti questi regimi fu inoltre la spregiudicatezza per la conquista del potere, favorita da uno spiccato carisma dei suoi leader politici che riuscirono ad esercitare sulle folle per accrescere il loro consenso, e la violenza della loro azione politica.

I tre principali regimi totalitari del Novecento in Europa sono stati il fascismo/franchismo, il nazismo e il comunismo stalinista.

Il regime fascista inizia quando nel 1925, con l’omicidio dell’onorevole Matteotti, Benito Mussolini diventa leader incontrastato del potere politico in Italia ottenendo da Re Vittorio Emanuele III l’incarico di formare il governo nazionale. Per garantirsi la stabilità politica il Duce emanò, nel 1926, le leggi “fascistissime”, eliminando la libertà di opinione, i diritti sindacali e dichiarando illegale ogni altro partito che non fosse il PNF (Partito Nazionale Fascista). Per controllare i “dissidenti” Mussolini istituì il Tribunale speciale e l’OVRA, una polizia fatta di spie che avevano il compito di scovare gli antifascisti. Dopo aver acquisito il potere politico il Duce si dedicò alla manipolazione delle coscienze. Fu così che, accanto al PNF, nacquero l’Istituto Fascista di Cultura e il Ministero per la stampa e la propaganda con il fine di operare una “fascistizzazione” della società attraverso il controllo degli intellettuali, della scuola e persino del tempo libero. In quest’ultimo caso strumenti utili per il regime furono la radio e il cinematografo.

Il franchismo ebbe inizio con la guerra civile (1936-39) che portò al potere le forze della destra nazionalista (appoggiate dall’Italia fascista e dalla Germania nazista) sotto la leadership del generale Francisco Franco. Fu instaurata una dittatura di tipo fascista che doveva durare sino alla metà degli anni Settanta e che ebbe i suoi pilastri nell’esercito, nella Chiesa e nella grande proprietà terriera. La Spagna non partecipò alla Seconda guerra mondiale ma conobbe comunque gli orrori di una guerra interna.

Il regime nazista in Germania ha un’origine simile a quella del fascismo in Italia, e il suo leader, Adolf Hitler, seppe sfruttare pienamente i mezzi di informazione all’epoca a sua disposizione per la propaganda. Fu ripreso e diffuso l’antisemitismo per favorire le nuove teorie nazionaliste, diffondendo la concezione che la razza tedesca fosse la migliore e, dunque, la dominatrice. Queste teorie portarono presto alla deportazione di migliaia di persone e ai peggiori orrori che l’uomo possa immaginare di compiere. Lo sterminio degli ebrei fu quindi realizzato in tre successivi passaggi: dal 1939 la ghettizzazione in Polonia, dal 1941 l’uccisione sistematica degli ebrei nei territori occupati con il trasferimento soprattutto ai campi di concentramento dove avvenne lo sterminio.

Analizzando il caso russo, il regime stalinista nacque dopo la rivoluzione comunista quando, alla morte di Lenin, salì al potere Joseph Stalin il quale eliminò tutti i suoi rivali fra i quali Trotzkij, che il despota dell’URSS considerava un intralcio al regime in costruzione. Gli oppositori al totalitarismo staliniano furono mandati nei gulag, corrispettivo dei campi di concentramento tedeschi. La “grande purga” era il nome dato da Stalin al processo che portò all’eliminazione fisica dei vecchi rivoluzionari dal partito e dall’esercito. Tra il 1936 e il 1938 furono eliminati migliaia di funzionari e nell’Armata rossa, in due anni, furono giustiziati moltissimi generali, alti ufficiali e commissari dell’esercito.

La differenza più eclatante tra i totalitarismi è la loro durata e la loro fine: il comunismo che ha caratterizzato lo stalinismo, infatti, ha resistito fino al 1989, con la caduta del muro di Berlino. Nazismo e fascismo, più limitati nel tempo, sono crollati alla fine della II guerra mondiale.

Le ragioni principali che favorirono l’affermarsi dei regimi totalitari furono l’obbedienza e il consenso delle masse ottenuti grazie alla propaganda e alla violenza che in poco tempo spazzarono via le libertà faticosamente conquistate dai popoli dell’Europa. La maggior parte degli individui che aderì alle ideologie naziste e comuniste non si sentì così responsabile del male arrecato, sostenendo di aver eseguito solo degli ordini. In realtà tutti furono responsabili dei crimini commessi e l’obbedienza è sempre stata la prima delle virtù nelle scuole totalitarie.

I totalitarismi sono prodotti storici che possono riproporsi, in altri luoghi e tempi, con altri protagonisti. Per questo motivo è utile oggi studiare le esperienze totalitarie del Novecento, mostrando che non si tratta di eventi oramai passati, ma ideologie ancora presenti nella società seppure in forma minoritaria, pronte a riesplodere nei momenti di crisi e sofferenza sociale.

Andrea Peluso 5E