la musica ieri e oggi

Viviamo nell’Era digitale, nell’era delle telecomunicazioni più spinte, nell’epoca dei droni che si stanno diffondendo ovunque oltre al semplice concetto ludico. Nell’era delle interconnessioni tra sistemi, dei Big Data, dell’Internet delle cose, eppure in molti segnalano evoluzioni nei nostri comportamenti che evidenziano delle involuzioni piuttosto che evoluzioni.

Si perché se ci fermiamo a riflettere sulle cose che ci accadono quotidianamente, che usiamo o facciamo ormai senza troppa cognizione, ci accorgiamo che spesso utilizziamo “scorciatoie” utili ma che a lungo andare ci aiutano a “dimenticarci” di come si fanno quelle specifiche cose.

Pensiamo alla musica. Mio padre mi racconta che quando era adolescente lui, un regalo da fare agli amici era un disco del cantante o del gruppo del momento. Continua col dirmi che quel disco veniva letteralmente consumato sulla puntina del giradischi (qui in molti si domanderanno di cosa si tratta…). Quel disco veniva ascoltato, ballato, imitato nella gestualità del rocker di turno fino all’inverosimile.

Quel disco, come usa dire ancora mio padre, rimaneva impresso inevitabilmente nell’anima. La musica aveva un valore di un certo tipo. Non si poteva pensare di avere le discografie complete a portata di mano, anzi no, di click come oggi.

I dischi costavano eppure molto, occupavano spazio, richiedevano cura, erano oggetti preziosi. Mi dice che chi ne aveva di quelli del momento, li portava alle feste in modo da poterli ascoltare con i piatti dei genitori degli amici e poi riportarli a casa. C’era condivisione. Musica significava oltre ai soliti significati di ballo, ascolto, emulazione, soprattutto condivisione. Il disco, la musica era un momento di aggregazione spesso ed anche motivi di discussioni infinite tra i supporter di quel gruppo e quelli dell’altro antagonista.

Insomma la musica aveva un ruolo sociale di un certo impatto e poteva influenzare non poco la cultura o la crescita del singolo.

Certo qualcuno potrà obiettare che quest’ultima cosa può avvenire anche oggi, senz’altro, ed anzi riconoscere che oggi si può più facilmente accedere alla musica rispetto ad allora.

Oggi con un semplice click ti vedi ed ascolti chi vuoi, ti scarichi tutte le discografie di artisti longevi in pochissimi secondi.

E questo cosa vuol dire? Che oggi si ha una facilità di accesso delle informazioni come mai nella nostra storia.

Ottimo risultato direi, peccato che ci sono anche i risvolti della faccenda. Si perché se torniamo per un attimo al fatto che i dischi una volta erano consumati, che i miei nonni arrivavano all’esaurimento con sempre lo stesso disco per tutti i giorni filati, oggi risulta molto facile accedere al mondo della musica (di ascolto intendo) ma al contempo si è inevitabilmente abbassata l’attenzione.

Vedo sempre più spesso nascere e morire le “meteore” nel mondo della musica (e non solo) solamente perché alcune canzoni diventano virali e per quel tempo compresso vengono messe nelle radio piuttosto che scaricate o ascoltate on line con gli attuali strumenti più variegati a portata di smartphone.

Capita anche a me di fischiettare o cantare (anche se sono stonato) quel pezzo dell’artista in voga oggi…e poi buttarlo nel dimenticatoio poco dopo…

Tutto passa, certo, ma leggevo di recente appunto che l’accessibilità oggi che si ha per gli articoli cinematografici (pensiamo agli abbonamenti sky, piuttosto che netflix, piuttosto che amazon, etc.) con economici abbonamenti ha di contro un abbassamento della qualità nella visione da parte del pubblico.

Stesso discorso si riflette nell’ascolto della musica. E questo si capisce: se posso avere a disposizione tutta la musica che voglio, molto probabilmente mi capiterà di rado di imbattermi in un continuo ascolto come forse era normale negli anni di giovinezza dei miei genitori. Ed il fatto che il loro disco, ai loro tempi, fosse considerato un oggetto prezioso (oltre che costoso), lo rendeva unico, irripetibile, quasi da idolatrare e il continuo ascolto in casa (perché a meno di pochi casi, avere tanti dischi allora significava spendere somme ingenti di denaro) permetteva che la stessa musica penetrasse a fondo nella mente, nel corpo e nell’anima dell’ascoltatore. Oggi la cosa è diversa, mi capita spesso di ascoltare il pezzo e poco dopo cambiarlo, col famoso click citato prima: come dice mio padre, oggi un click determina la vita o la morte di un artista e non solo.

Forse dovremmo tutti fare delle riflessioni profonde, partendo perché no dalla musica che da sempre ha scaldato cuori, permesso comunioni di passioni, acceso speranze e mosso le masse, per poi trasferirle sul nostro modo di vivere oggi. Vivere con tutto a disposizione e troppo spesso niente o poco in termini di passioni e soprattutto con poca QUALITÀ.

Edoardo Filippetti 4E