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Recensione del thriller “Io sono l’abisso” di Donato Carrisi

Recentemente ho letto un libro di genere thriller intitolato “Io sono l’abisso” di Donato Carrisi, esso parla della storia di un uomo che, superate le esperienze negative della sua infanzia, riversa tutto il suo odio verso il genere femminile dalla chioma bionda poiché ha subito violenze e abbandono da parte della madre e dei suoi amanti.

La vita dell’uomo si intreccia casualmente con la storia di una ragazzina di 13 anni, la quale dopo aver tentato il suicidio viene salvata dall’uomo stesso; grazie all’incontro con la ragazza l’uomo, che di professione faceva il netturbino, capisce che nonostante l’abbandono da parte della madre egli non è solo al mondo e che qualcuno è capace di amarlo. 

Parallelamente alla vicenda dell’uomo che pulisce e della ragazza con il ciuffo viola (come li definisce l’autore), Carrisi narra la vita di una donna che come hobby ha quello di aiutare le donne che subiscono violenza domestica. Nel finale si scopre che le due storie sono collegate dal fatto che l’uomo fosse un serial killer e che la donna “cacciatrice di mosche” fosse la sua vecchia assistente sociale che lo aveva aiutato a sistemarsi da piccolo ed era inoltre amica di una poliziotta che indagava sul caso di donne bionde scomparse nel nulla.

Il libro si conclude con il tanto voluto incontro tra l’uomo e la ragazza che però finisce in tragedia con l’uccisione di lui da parte della polizia.

Personalmente ho trovato il romanzo molto interessante e coinvolgente visto che Carrisi ha una scrittura scorrevole, la quale cattura il lettore e lo tiene incollato fino all’ultima pagina e la mia passione per la criminologia in generale; ma penso che non consiglierei una lettura del genere ad una persona con un diverso punto di vista poiché non sempre il genere può piacere e potrebbe avere un impatto spiacevole.

Lavinia Mariani 3AL