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Affossato il DDL Zan: ha vinto l’odio, ma l’amore continua a contare

In quanti hanno paura di un bacio? In tanti, evidentemente, perché oggi, 27 ottobre 2021, il Senato ha definitivamente affossato il ddl Zan: un disegno di legge, ideato dal deputato del Pd, Alessandro Zan, che si propone di prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. Con 154 voti favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti, all’atto finale di questa lunga battaglia, ha vinto la cosiddetta “tagliola”, una procedura parlamentare prevista dall’articolo 96 del regolamento del Senato. Ha vinto, tramite voto segreto, la richiesta, avanzata da Lega e Fratelli d’Italia, di non passare all’esame gli articoli del disegno di legge. La discussione viene rimandata di un minimo di 6 mesi. La legge torna in commissione. Andrebbe riscritta e nuovamente calendarizzata. È tutto da rifare.

Insieme alla destra, però, hanno vinto i violenti, i picchiatori e gli odiatori. Ancora una volta, oggi, hanno vinto coloro che temevano di dover pagare un prezzo più alto per i propri crimini.


È stata persa, tra gli applausi dei nostri senatori, soprattutto l’opportunità di diventare un paese civile, un paese che tutela le vittime dai violenti e non i violenti dalle sanzioni. È stata persa la possibilità di avere una classe politica avanguardista, capace di creare progetti a lungo termine e di avere uno sguardo concreto verso il futuro. È stata persa, tra le altre cose, la capacità di ascolto, in quanto il sentimento popolare si muove in una direzione radicalmente opposta a quella che emerge dal voto in sede di Senato. Stando ad un sondaggio condotto da BiDiMedia, la maggior parte degli italiani, infatti, è a favore del provvedimento Zan: il 60% degli under 35, il 54% dei 35-45enni ed il 51% degli over 55.

La buona notizia è che, nonostante tutto, l’amore continua a contare. È già lunghissima la lista di eventi organizzati per i prossimi giorni lungo tutta la nostra penisola. Il fine è quello di scendere in piazza e far sentire la voce di chi, controcorrente, non smetterà mai di lottare.

Cecilia Molino