Squid Game è solo violenza?

Oggi, quando si sta per acquistare qualcosa, o si vuol guardare un film o una serie tv, o sentire una canzone, come prima cosa si presta orecchio alle critiche e ai commenti della gente.

Tutti siamo dipendenti dall’opinione degli altri, specialmente la nostra generazione che non può passare un giorno, un’ora, un minuto o un secondo senza usare un telefono o un device digitale.

Una delle novità di quest’anno che ci sta coinvolgendo è la nuova serie TV sudcoreana, Squid Game, di cui  tutti abbiamo sentito parlare se non l’abbiamo già vista.

A sentire i commenti dei più, Squid Game può sembrare solo una serie basata sulla violenza. Effettivamente, molte sono le scene di uccisioni,  rapimenti, di sangue che scorre ma il messaggio fondamentale non è questo, bisogna andare oltre le apparenze.

Squid game è  l’immagine speculare della nostra società.

Noi, comuni cittadini, siamo solo dei  burattini nelle mani dei potenti. Nella serie c’è chi deve soffrire per sopravvivere in mezzo a mille difficoltà e chi, invece, ha tutto a disposizione, ben oltre le reali necessità.

I protagonisti si ritrovano a  competere  in giochi che facevano da bambini. Ciò mi induce a pensare che l’innocenza dell’infanzia rimarrà sempre relegata a  quel periodo della nostra vita e non potrà mai essere mantenuta nell’età adulta.

La nostra vita è come un gioco per bambini: sin dalla nascita dobbiamo superare degli ostacoli per poter raggiungere il livello più alto del gioco così come quando dobbiamo realizzare qualcosa d’importante, una carriera, una famiglia, una relazione sia d’amore che d’amicizia.

La nostra società non è mai come sembra, magari crediamo di poterci muovere liberamente come un re nel nostro gioco personale di scacchi, mentre inconsapevolmente siamo solo i soldati in un gioco più grande di noi.

 

Darine Ben Hajji, 5^ Dno