Dire, fare, pregare

L’invito della comunità di Sant’Egidio

Di Lucia Riggio, 1B


Nata in Italia, e presente in 73 paesi di 5 continenti, la comunità di Sant’Egidio opera per le persone più deboli e sostiene l’accordo tra le nazioni, trovando sostegno dalla preghiera. Attiva inizialmente nel sostegno ai poveri e all’infanzia, da tempo l’organizzazione ha allargato i suoi orizzonti, svolgendo anche attività di mediazione internazionale in situazioni in cui la pace è in pericolo.

Ne parliamo con un’attivista, Ilaria Busca, ex allieva del liceo D’Oria.

È una comunità nata a Roma nel 1968 da un gruppo di studenti liceali”, racconta Ilaria, 30 anni. La volontaria è un’ex alunna del nostro liceo, laureata in giurisprudenza e impiegata alla Corte dei Conti, uno degli organi di controllo dello stato italiano.

Di ispirazione cristiana, la comunità, oltre che alle opere, si dedica alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo. “Siamo presenti in oltre settanta paesi e in ognuno di questi svogliamo differenti attività”, continua Ilaria .

 

La nascita e lo sviluppo internazionale

Sant’Egidio è nata da un’idea di Andrea Riccardi, in seguito ministro della cooperazione internazionale sotto il governo Monti, con la collaborazione di alcuni compagni di liceo sull’onda del Concilio Vaticano II, che ha sancito l’apertura della Chiesa ai laici.

Nel giro di pochi anni il raggio d’azione si è allargato da Roma, fino a raggiungere la diffusione in Africa, Asia e nelle Americhe.

Oggi la comunità conta 60mila iscritti in quattro continenti. “Fuori dall’Italia – dice l’attivista genovese – siamo impegnati nella lotta all’Aids in Africa e nell’apertura di corridoi umanitari. Oggi siamo anche in Afghanistan, in seguito alla caduta di Kabul”.

 

Nella nostra città

A Genova il movimento è attivo per contrastare la povertà e si fa carico di altre iniziative. Oltre al sostegno scolastico ai bambini – spiega – Sant’Egidio si occupa di amicizia con gli anziani e con i disabili e procura pasti ai senza fissa dimora.

Un nostro progetto caratteristico – puntualizza – è il “Rigiocattolo”, la vendita di giocattoli usati e riutilizzati, organizzata a dicembre in Piazza De Ferrari, nel cuore della città. I fondi del Rigiocattolo sono dedicati alla cura del Aids in Africa.

Oltre al Rigiocattolo – continua – un evento significativo a Genova, è il pranzo di Natale, al quale partecipano i poveri, che hanno un pasto caldo e una giornata di festa in comune”.

 

I valori e le motivazioni

L’attività si regge sulla forza e sulla costanza del volontariato, spinto da valori e motivazioni che oggi sono sempre più rare da trovare. “Ho iniziato a 16 anni – racconta Ilaria – perché sentivo il bisogno di rendermi utile. Sono andata una

La comunità ad una manifestazione

volta alla Scuola della pace, ho incontrato la mia prima bambina, che mi ha chiesto di tornare. Spinta da questo incontro, ho iniziato ad andare tutte le settimane e siamo amiche ancora oggi”.

Le scuole della pace sono dei centri, completamente gratuiti, che sostengono i bambini nell’inserimento scolastico, coinvolgendo le famiglie e supportandole.

La comunità genovese si trova regolarmente per pregare nella basilica dell’Annunziata. Da questi incontri nascono le iniziative sul territorio, come la distribuzione dei pasti ai senzatetto, l’assistenza alle famiglie in difficoltà, l’animazione di gruppi di disabili.

Per ogni tipo di servizio va bene l’aiuto di tutti; – e conclude – non c’è un limite d’età per aiutare le persone, spesso anche i ragazzi delle superiori vengono a fare volontariato alla scuola della pace”. Più che un’affermazione, è un invito a tutti noi.

Contatti della comunità