Non vasi da riempire, ma fiaccole da accendere

di Benedetta Pittaluga,  1D

“La domanda giusta da porsi non è cosa farò da grande ma cosa farò di grande?” così lo scrittore e giornalista Alessandro D’Avenia nella sua lectio «I giovani, protagonisti del cambiamento». Infatti, nonostante la loro giovane età, i ragazzi sono in grado di fare qualcosa di grande per l’ambiente nel quale vivono.

In questo articolo, vengono trattate le modalità con le quali i ragazzi sperimentano la loro cittadinanza attiva nella piccola società di un gruppo A.C.R. (Azione Cattolica Ragazzi). Intervistando un’educatrice, è stato possibile conoscere da vicino gli obbiettivi che vengono posti ai giovani per farli diventare, in futuro, degli adulti consapevoli dell’importanza del loro ruolo all’interno della società.

“Per insegnare ai ragazzi come partecipare attivamente nella società bisogna prima far loro conoscere il mondo in cui vivono”, così l’educatrice motiva le scelte degli argomenti trattati durante le riunioni; precisa che gli argomenti discussi sono attuali e, spesso, portano ad una riflessione su se stessi. Tra i tanti, ha citato l’inquinamento, la discriminazione e il bullismo. ”L’obbiettivo di queste associazioni, prima di tutto, è quello di fornire ai ragazzi un luogo sicuro, dove sentirsi protetti, e non fuori posto, come, purtroppo, spesso accade”. In questi gruppi, infatti, è importante  sensibilizzare i ragazzi sotto questo aspetto e far in modo che si creino delle relazioni sane e stabili tra coetanei: per far si che questo accada, vengono organizzate attività di squadra dove i ragazzi possono comprendere un altro importante valore della vita, la collaborazione.

I ragazzi, facendo parte attivamente di queste piccole società, imparano ad aiutare il prossimo e a praticare attività che possano contribuire al loro benessere e a quello altrui. Infatti  si occupano  di attività volte alla salvaguardia dell’ambiente o, semplicemente, di aiutare altri gruppi A.C.R..

L’educatrice racconta dei “campi estivi”, ovvero un breve periodo di  villeggiatura che i ragazzi passano insieme: ”Durante i campi, i ragazzi si avvicinano molto di più rispetto a quanto accade durante le attività in sede, grazie anche alla convivenza e quindi alla collaborazione; le attività praticate sono le stesse, ma vengono affrontate diversamente, in maniera più approfondita, perché tra i ragazzi si crea una confidenza maggiore e, perciò, sono disposti ad affrontare gli argomenti con una riflessione più profonda”

Per concludere,  dice: “Questi gruppi sono sicuramente dei luoghi dove imparare ad essere cittadini attivi, dove la collaborazione, l’altruismo e la partecipazione sono alla base. Essendo piccoli insiemi di persone, preparano i ragazzi a far parte attivamente della società”.

Attraverso questa intervista ad un’educatrice di un’associazione A.C.R., è stato possibile scoprire il vero scopo che hanno questi gruppi: l’obbiettivo non è solo quello di socializzare, ma anche insegnare ai ragazzi a far parte di una società attraverso semplici attività, che possono far riflettere e accendere un fuoco dentro i ragazzi, perché come dice Plutarco: ”I giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”.

 

un gruppo di giovani lavora insieme